La psicoterapia nel primo romanzo della bresciana Silvia Sabbadini

«È come se nella sua latta di vernice bianco candido fosse caduta inavvertitamente qualche goccia di, diciamo, azzurro? Ora lei si sta disperando perché qualsiasi risultato, dopo questo incidente, non darà più il bianco di prima. Il colore che ne risulta, per forza di cose, è qualcosa di diverso e per lei non è accettabile convivere con la consapevolezza che questa macchia abbia irrimediabilmente compromesso l’originale». L’immagine della latta di vernice è della psicoterapeuta GT. È così che la protagonista del libro d’esordio della bresciana Silvia Sabbadini, «Gran Turismo», appena pubblicato da Capponi Editore, la chiama nella sua testa quando il mercoledì va da lei per il suo «corso di recupero pomeridiano».
La psicoterapia come percorso
Trenta sedute e più – due poltrone, un tavolino basso di vetro e un contenitore porta fazzoletti – raccontate dal punto di vista di una giovane donna prigioniera di un matrimonio che vuole fare andare bene ad ogni costo, anche se ormai si è rotto. GT è anche la sigla di un certo tipo di vetture ampie e confortevoli, adatte ad intraprendere lunghi viaggi. E un percorso di psicoterapia questo è: un viaggio «su una strada a lunga percorrenza», «una strada panoramica, con affaccio a strapiombo»; la fatica, una volta a settimana, di «far salire il proprio corpo in auto, condurlo lì, in terapia, e lasciarlo cadere in poltrona».
«Siamo sommersi da libri motivazionali, saggi redatti da stimati professionisti, sedicenti guru e life coach – spiega l’autrice che sabato 19 ottobre, alle 17.30, presenterà il libro alla libreria Ubik Il Giullare in via Achille Papa, 37 –. Ma credo serva anche l’altro punto di vista, quello del paziente, con tutte le sue sfumature di disagio e le sue ansie. In "Gran Turismo" volevo raccontare le difficoltà e le emozioni di una donna che si accosta, anche con un certo scetticismo iniziale, a questo mondo. Anni fa ho avuto bisogno di entrare in terapia, ma non sapevo bene cosa aspettarmi, credo che questa sensazione di incertezza sia comune a molti». Banchi di nebbia fitta accompagnano il viaggio della protagonista di «Gran Turismo», ma alla fine torna il sole, torna la voglia di compilare la lista delle cose belle della vita, di accettare che, nella latta di vernice, il bianco non sia più candido come una volta.
Il timore di mettersi a nudo
«Intraprendere un percorso di psicoterapia può spaventare – racconta Silvia –: ci si sente sopraffatti non solo dal malessere che spinge a voler chiedere aiuto, ma anche dall’idea di mettersi a nudo di fronte a un estraneo. È come consegnare le chiavi di casa a uno sconosciuto. Si ha paura del giudizio e, se non si ottengono risultati apprezzabili entro un certo periodo di tempo, spesso subentra la sfiducia. Invece si deve perseverare anche quando sembra che non ci siano evoluzioni, anzi, è importante proseguire soprattutto quando si ha la sensazione che non stia cambiando nulla. Poi, è fondamentale trovare il giusto professionista con il quale intraprendere questo viaggio, è un lavoro a quattro mani. E, in ultimo, ho capito che non esistono argomenti tabù: in seduta è possibile parlare di tutto, liberamente. Volevo lanciare un messaggio positivo: il benessere psicologico è importante tanto quanto quello fisico, dobbiamo esserne consapevoli».
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