Cultura

La poesia di Emily Dickinson incontra l’ingegno di due bresciani

Francesco Fredi
Franco Lonati, professore associato di Letteratura inglese e americana all’Università Cattolica di Brescia, e l’illustratrice Maria Lojacono hanno lavorato insieme per l’uscita della nuova antologia «Ho trovato le parole per ogni pensiero»
L’illustratrice bresciana Maria Lojacono ha dato un nuovo volto alla poetessa - © www.giornaledibrescia.it
L’illustratrice bresciana Maria Lojacono ha dato un nuovo volto alla poetessa - © www.giornaledibrescia.it
AA

Ci sono parole e disegni brescianamente concepiti e calibrati a dare nuovo slancio all’originario rimare in inglese di Emily Dickinson (Amherst, 1830-1886) della quale Morcelliana porta oggi (8 novembre) in libreria «Ho trovato le parole per ogni pensiero» (176 pagine, 20 euro), nuova antologia curata e tradotta da Franco Lonati, professore associato di Letteratura inglese e americana all’Università Cattolica di Brescia, e illustrata dall’altrettanto bresciana Maria Lojacono.

Raccoglie una sessantina di componimenti della poetessa statunitense nel libro che sarà commentato - presenti curatore-traduttore e illustratrice bresciani - il 3 dicembre alle 18 alla Libreria della Cattolica (via Trieste 17/d) dalla giornalista e critica teatrale Paola Carmignani; e poi a gennaio all’Aab/Associazione Artisti Bresciani per la parte iconografica della 30enne disegnatrice.

«È la prima volta che traduco la Dickinson - ci racconta il prof. Lonati - anche se questo è il mio terzo libro che si avvale di illustrazioni di Maria Lojacono, dopo quelli su Arthur Conan Doyle e Oscar Wilde nel quadro di annuali edizioni pre-natalizie di Morcelliana su testi meno noti di autori famosi».

Emily Dickinson, tra le voci alte della poesia - © www.giornaledibrescia.it
Emily Dickinson, tra le voci alte della poesia - © www.giornaledibrescia.it

Professore, com’è strutturata l’antologia?

È una raccolta, il cui titolo viene da un suo verso, che ho scremato fra le 1.800 liriche della sua produzione scoperte dopo la morte, nonostante avesse disposto che venissero distrutte: ci sono le più note, ma anche chicche semisconosciute. L’accompagna una mia prefazione critica e biografica sull’autrice ed è scandita in sezioni che citano i temi cari alla Dickinson: natura e bellezza; morte e immortalità; amore e dolore; fede e religione; poesia e sensibilità.

Com’è stato accostare i testi di una delle più celebrate autrici di poesia della letteratura, famosa anche per liriche brevi, quasi degli... haiku made in Usa, e per l’efficacia di certi folgoranti versi e allegorie che oggi potrebbero fungere da... sublimi “claim” (si pensi a «L’acqua, la insegna la sete») da copywriter?

La sua poetica è ancora attuale, a volte enigmatica, ma con linguaggio molto fresco, senza arcaismi criptici. Semplice, ma profonda, con immagini che effettivamente s’imprimono nella memoria. Alcune poesie sono brevissime, anche di soli quattro versi; in altre più complesse emerge anche la sua personalità non ortodossa, con una complessità di costruzione e lessicale che le derivava anche da un’istruzione extrascolastica e dall’aver fatto una vita quasi claustrale in casa, non venendo così condizionata da canoni poetici precedenti.

E dunque, come è stato confrontarsi col linguaggio di metà Ottocento di un personaggio così singolare e atipico?

In realtà quello della Dickinson è un linguaggio modernamente vivo, salvo alcune convenzioni d’epoca. Ma devo dire che con l’Inglese succede sempre: è una lingua che è cambiata molto meno di quanto i secoli facciano immaginare; quella dell’800 è più o meno quella che usiamo oggi, a differenza dell’Italiano che muta parecchio, tanto che una traduzione Anni ’50/’60 suona oggi arcaica.

Come ha lavorato sulla traduzione?

La mia metodologia di traduzione è volutamente attenta, letterale: cerco di non sovrascrivere, non forzare né vocaboli né senso anche quando in Italiano potrei trovare qualcosa di più aulico. Tradurre è un servizio, non un’esibizione o riscrittura. Anche perché l’Italiano, pur più ricco dell’Inglese nell’esprimere differenti concetti, talora non ne ha di corrispondenti al preciso senso che l’Inglese indica. Certo, alcune parole sono più apertamente interpretabili: per esempio in ’Wild Nights – Wild Nights!’ che la poetessa dedicò al legame pieno di passione per la cognata, in un’atmosfera di trasporto amoroso, quel ’wild’ potrebbe valere per ’selvagge’ o altro; io ho scelto ’sfrenate’. È solo un esempio, ma traducendo occorre rispecchiare il concetto pensato dall’autore anziché crearne uno nostro.

Un'altra illustrazione firmata dalla bresciana - © www.giornaledibrescia.it
Un'altra illustrazione firmata dalla bresciana - © www.giornaledibrescia.it

Le dunque “sfrenate” notti della Dickinson rivisitate da Lonati in meditata traduzione, in fondo rispettano l’enunciazione nel titolo dell’antologia: essere cioè «le parole (giuste) trovate per ogni pensiero». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@Buongiorno Brescia

La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.