Cultura

La mostra realizzata con gli oggetti che i naufraghi hanno perso in mare

Nada El Khattab
Autore del progetto artistico è il bresciano-marocchino Karim El Maktafi, fotografo e ritrattista 31enne di Desenzano
Fotografia appartenuta ai naufraghi del 3 ottobre 2013 - © Karim El Maktafi/Zona
Fotografia appartenuta ai naufraghi del 3 ottobre 2013 - © Karim El Maktafi/Zona
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Una croce arrugginita, un pezzo di carta scritto a mano, una foto stropicciata che ritrae una famiglia, un cuore inciso su un anello. Sono alcuni tra gli oggetti che i naufraghi hanno perso in mare, il 3 ottobre del 2013, insieme alla vita. Esposti al Memoriale della Shoah di Milano (piazza Safra, www.memorialeshoah.it), costituiscono il cuore della mostra allestita in ricordo di quelle 368 persone che, cercando di raggiungere l’Europa dall’Eritrea, sono rimaste vittima della prima grande strage di migranti del Mediterraneo. «La Memoria degli Oggetti» è il nome dell’esposizione che comprende una raccolta di oggetti, testimonianze e fotografie inedite.

Autore del progetto artistico è il bresciano-marocchino Karim El Maktafi, fotografo e ritrattista 31enne di Desenzano. «Il mio intento era quello di fotografare questi oggetti nella maniera più semplice possibile, cercando di rispettarli e preservali per il futuro - spiega -. La salsedine li ha rovinati e il tempo li ha resi fragili: potrebbe accadere che un domani non ci siano più. Per questo motivo ho deciso di tenerne memoria viva attraverso la fotografia».

Il progetto

Il progetto, realizzato ad hoc in occasione del decimo anniversario, si è sviluppato in diverse fasi. Dapprima lo «still-life» degli oggetti, ripresi cioè nella loro nuda essenza, poi il viaggio, prima a Lampedusa per fotografare i soccorritori e i paesaggi, in seguito in Svezia per raccogliere testimonianze di persone sopravvissute al naufragio. Tra questi Adal Neguse, rifugiato eritreo e fratello di Abrahm, morto durante la tragedia dell'11 ottobre. Diversi sono i disegni a matita di Adal che documentano le atrocità subite da parte del governo eritreo.

Uno scorcio della mostra «La Memoria degli Oggetti» - © Karim El Maktafi/Zona
Uno scorcio della mostra «La Memoria degli Oggetti» - © Karim El Maktafi/Zona

«Attraverso la fotografia ho sempre cercato di raccontare storie di giovani di seconda generazione, miei connazionali. Il tema immigrazione mi sta a cuore, tuttavia non sono mai riuscito a farlo combaciare con la mia professione - racconta l’artista bresciano -. Ci sono tantissime figure che lavorano in questo ambito e io non mi sono mai sentito pronto per dare il mio contributo. Poi è arrivata la chiamata, la mostra, la svolta».

Fino al 31 ottobre

Così Karim ha potuto unire due passioni, la fotografia e l’accoglienza dei migranti, e due terre, quelle che lo legano culturalmente: l’Africa e l’Europa. «Probabilmente è per questo che mi hanno scelto come fotografo di questa mostra. E spero, in realtà - confida con sincerità -, anche per i miei lavori precedenti e il mio talento». L’esposizione, allestita sino al 31 ottobre, si prefigge anzitutto di abbattere l’indifferenza e ricordare che non tutti hanno avuto - e hanno - la fortuna di custodire con sé oggetti della quotidianità come quelli esposti, divenuti tristemente muti cenotafi in quel grande cimitero d’acqua che è il Mediterraneo del nostro tempo.

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