Cultura

«La Gioconda? Una cortigiana sul lago d’Iseo»

Non la moglie del mercante fiorentino, ma l’amante di Ludovico il Moro
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Abbozzata intorno al 1499 ma conclusa in seguito, non raffigurerebbe Lisa Gherardini, moglie del mercante di seta fiorentino Francesco del Giocondo, bensì Lucrezia Crivelli, amante del Moro, evolvendo poi nell’idealizzato ritratto di Elena di Troia: queste le conclusioni sulla figura della Gioconda contenute nell’ultima opera di Sandro Albini, «Gioconda, chi era costei? Nuovi indizi: sfondo sebino e scialle giallo», presentato recentemente nella sede della Fondazione Civiltà Bresciana.

Il paesaggio del quadro conservato al Louvre suscitò l’interesse di Albini già nel 2008. Partendo dal presupposto che Leonardo fosse solito scrivere «allo specchio» e quindi che, in determinati casi, avesse anche disegnato e dipinto specularmente, l’autore analizza lo sfondo «voltandolo di 180°». Attraverso disegni e quadri dello stesso Leonardo, lettere e mappe, descrizioni paesaggistiche e catasti, affreschi ottocenteschi, Albini cerca di dimostrare le corrispondenze fra i picchi del dipinto «allo specchio» e quelli del gruppo montuoso della Corna Trentapassi, e fra gli elementi architettonici visibili con quelli esistenti alla fine del XVI secolo a Castelli Calepio. Albini vi riconosce il ponte e il barbacane, un rinforzo all’argine del fiume Oglio all’altezza dell’antica muraglia della Mussiga, ritenendo che Leonardo avesse «necessariamente visitato di persona i luoghi dipinti» tra la fine del 1499 e gli inizi del 1500, «prima del soggiorno a Venezia».

L’autore afferma, inoltre, che il dipinto conosciuto con il nome di Gioconda non sia il ritratto di Lisa Gherardini, e, a questo proposito, porta a sostegno il saggio di Regina Knauer. La studiosa indaga l’etimologia del termine «Gioconda» (dal latino juvare, essere utile) usato anche in senso erotico come «fornitrice di piacere», sostenendo che Leonardo sarebbe stato a conoscenza della sfumatura del nome. Inoltre Ludovico il Moro, signore di Milano, l’avrebbe usato in un documento ufficiale per appellare l’amante Lucrezia Crivelli.

Riprende, poi, le leggi emanate da sovrani e governi sull’abbigliamento delle prostitute per individuarne immediatamente la professione, nelle quali spesso era previsto un indumento giallo. Gialla è la sciarpa che ricade sulla spalla della Gioconda, la quale, nota Knauer, non indossa la gorgiera, prevista per le donne nobili e maritate per coprirne la scollatura.

Le vesti della giovane donna, pertanto, identificherebbero «non una nobildonna fiorentina ma una cortigiana onesta», ovvero l’amante di un influente uomo politico, e, propone la Knauer nel suo saggio, il ritratto sarebbe in realtà frutto della sfida lanciata da Boccaccio nel capitolo dedicato a Elena di Troia del suo «De claris mulieribus», nel quale dichiara che nessuno sarebbe stato in grado di riproporre in dipinto o in scultura una simile bellezza.

Lidia Muffolini

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