Sociale, applausi per l’epica e giocosa «Iliade» con Alessio Boni
Sbiaditi, depotenziati, caduti nell’oblio. Gli dèi dell’Olimpo non sono più quelli di un tempo: il potere si è affievolito, la gloria indebolita e il loro nome quasi sprofondato nel dimenticatoio. È da questa amara e ironica sorte che prende il via «Iliade. Il gioco degli dèi», lo spettacolo con Alessio Boni e Antonella Attili, andato in scena lunedì 17 marzo al Teatro Sociale di Brescia. Una serata di teatro e solidarietà, in collaborazione con A2A, promossa da Fondazione Banco dell’energia che sostiene persone e famiglie in condizioni di vulnerabilità e povertà energetica. Una bella occasione per riavvicinarsi a Omero, anche se quella andata in scena al Sociale non è stata certamente la solita Iliade.
Lo spettacolo
La pièce, firmata dal collaudato quartetto creativo formato da Alessio Boni, Roberto Aldorasi, Francesco Niccolini e Marcello Prayer, ha offerto una narrazione frammentata e giocosa del poema epico, capace di evocare nello spettatore memorie scolastiche e, al tempo stesso, reinterpretazioni in chiave contemporanea.
Il mito si fa teatro nel senso più autentico: gli dèi non si limitano a osservare e manipolare gli eventi, ma entrano in scena in prima persona, vestendo i panni degli eroi della guerra di Troia e giocando la loro partita su un doppio livello narrativo.
Interpretazione e macchina teatrale
Degna di nota l’interpretazione di Alessio Boni, che dà vita a uno Zeus scarmigliato e smemorato, contrapposto a un Achille carico di rabbia e dignità. La scenografia colpisce nel segno: il palco, trasformato nella vasta spiaggia antistante le mura, ospita l’eco delle gesta degli eroi achei e troiani, rappresentati da imponenti pupi, macchine teatrali manovrate dagli attori stessi, composte da armature, scudi, elmi e mascheroni, eco delle maschere usate anticamente nella rappresentazione delle tragedie greche. Il pubblico bresciano ha premiato lo spettacolo con risate e applausi, nella sicura convinzione che, per citare Feuerbach, non è Dio ad aver creato l’uomo, ma l’uomo ad aver creato Dio.
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