Cultura

Il paesaggio siamo noi: benvenuti a Padania Classics

Satira, critica ambientale, arte dell'assurdo: Padania Classics e Visit Padania tra i vertici dell'artista bresciano Filippo Minelli.
AA
La sensazione è la stessa che si prova al termine di un grande film. Se vi è capitato, conoscerete quei minuti in cui sembra di essere ancora davanti,o addirittura dentro allo schermo. Dopo una galleria di immagini di Padania Classics si può arrivare a provare la stessa cosa: la sequenza di paesaggi surreali, mostri incompiuti, deliri urbanistici e architettonici si appiccica allo sguardo fino a fare apparire la realtà stessa che ci circonda un pezzo di quella gallery.
 
E’ la subdola perfidia di Filippo Minelli, l’artista bresciano titolare di un progetto che per ora vive sul web, ma che nei prossimi mesi potrebbe trovare diramazioni più concrete, tra pubblicazioni e performance ancora in nuce. 
 
Minelli è subdolo perché dal 2013 ha preso una parte del paesaggio che ci circonda sintetizzandolo in un concentrato di assurdità, dandogli allo stesso tempo una valenza poetica discreta e coerente. Lo ha fatto su tre livelli, con Padania Classics e con il più recente Visit Padania. Per quanto riguarda i "classici", da un lato c'è il tumblr (una sorta di blog per immagini) in cui le fotografie di rotonde, svincoli, centri commerciali, capannoni o cascine sono riportate in maniera asettica. Dall'altro c'è la pagina facebook di Padania Classics, in cui Minelli si diverte ad affiancare la sua personale collezione con didascalie paradossali. «Mancano 5 minuti alle 12. Buon pasto aziendale a tutti!» si legge in una delle prime, in cui viene ritratto un desolante e desolato sushi wok. In questa versione PC diventa una realtà parallela che offre servizi aziendali, con una fissazione per il lavoro, per la Macroregione («Datemi una regione e ve la farò Macro», si legge ancora), per le palme piantumate in scorci di statali improbabili, per le manifestazioni in cui distruggere i fax («Invitate gli amici a partecipare a questo momento di ribellione per lanciare un chiaro segnale al burocrate»), per i calendari senza gusto. Condita dai concorsi (riconosci il luogo della foto) e dai commenti degli attuali 3.844 fan.
 
Poi c’è Visit Padania. Qui il livello si alza, perché Minelli, attualmente in Corea del Sud per una residenza artistica di tre mesi, ha messo in piedi un tour operator virtuale con diversi pacchetti per turisti, pubblicizzati anche in un video. Holy Padania, Sexy Banania, Ancient Pagania, From Brancusi to De Chirico: notti in hotel, luoghi simbolo (pure la distopica Zingonia), trasferimenti in pullman. C’è ogni dettaglio, anche i prezzi. L’idea è sfruttare il traino di Expo 2015 per trovare clienti veri anche se il tutto potrebbe confluire in un primo viaggio-performance dopo l'estate. 
 
Dal punto di vista teorico, il lavoro sulla Padania è riassunto nel sito padaniaclassics.com, definito Osservatorio estetico della macroregione, in cui vengono esplicitate le radici e gli obiettivi dell'indagine. "Padania Classics è un progetto di ricerca visiva che ha l’intento di identificare i ‘classici padani’ nel campo dell’estetica, dell’architettura e dei comportamenti umani attraverso un’attività documentativa, di produzione e diffusione di contenuti", si legge nella presentazione. Decisamente evocativa l'immagine di apertura: un camion betoniera in un cantiere affacciato su una rotonda con traffico costante. Un loop grigio, esteticamente e umanamente, stemperato da merchandising come il Parasole Macroregione.   
 
A volerlo scomporre, c’è tutto in questo progetto di Minelli (su Telemarket lo definivano un writer concettuale) che poco tempo fa ha esposto a Brescia una mostra su pcb e malattie e che viaggia in territori artistici differenti, dai celebrati Silence/Shapes alle Contradictions. In Padania Classics c’è l’arte, vista la qualità delle foto. C’è la satira politica, non indifferente a Brescia, in cui la Padania ha fatto capolino in un concorso di bellezza (Miss Padania) e in una partita di calcio (i Mondiali dei Popoli) pagati anche con soldi pubblici (dalla Loggia), oltre che nelle linee guida dell’amministrazione Molgora, in Broletto («Alla base del presente programma c'è la certezza che la Provincia di Brescia può giocare un ruolo centrale nel processo di rilancio territoriale, economico e industriale della Padania», si leggeva nel documento del 2009). 
 
Ma sarebbe sbagliato e limitante vedere il progetto di Minelli come una freccia scagliata contro la Lega Nord. Roncadelle, ad esempio, è un Comune amministrato dal centrosinistra dal 1973 ed ha raggiunto una concentrazione di centri commerciali da record. In una provincia in cui il suolo urbanizzato è aumentato del 14% solo tra il 1999 e il 2007, rubando spazio a quello agricolo, e in una città che in quarant’anni è cresciuta due volte e mezza (dai  1.628 ettari cementificati del 1973 ai 4.031 del 2012) il problema della costruzione non pianificata, non regolamentata e spesso non rispondente alle reali esigenze economiche e sociali non può essere fatto derivare da una sola parte politica.
 
Padania Classics offre uno specchio per valutare ciò che siamo diventati. In Lombardia, o nelle propaggini venete o piemontesi dell'idea macroregionale, c’è anche altro, c’è anche molto di ciò che possiamo definire bello. Ma noi siamo anche quei paesaggi. In cui si rivela una mancanza di gusto a volte commovente tanto è ingenua. E da cui emerge una violenza predatoria che fa salire la rabbia, tanto è spregiudicata. Servirà ad evitare che in futuro le cose cambino? Improbabile, nelle foto si vedono anche cantieri aperti. Servirà, questo è sicuro, a dare un nome e un marchio alle surreali storture del nostro paesaggio. Prima erano un’indefinita sensazione di familiare disagio, ora sono Padania Classics.
 
 
 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia