Cultura

Il nuovo numero di «Biesse» è dedicato a via Milano, «strada dalle mille storie»

Il periodico bimestrale di Fondazione Negri è in edicola in abbinamento con il GdB a 8 euro più il prezzo del quotidiano
L'omnibus a cavalli in via Milano sulla copertina di Biesse - Foto Fondazione Negri
L'omnibus a cavalli in via Milano sulla copertina di Biesse - Foto Fondazione Negri
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È dedicata a via Milano, definita «la strada dalle mille storie», la nuova copertina di «Biesse - Rivista di storia bresciana», periodico bimestrale di Fondazione Negri, il cui numero 16 (maggio-giugno 2023) è in edicola in abbinamento con il Giornale di Brescia, a 8 euro più il prezzo del quotidiano. L’area ad ovest del centro storico è quella che a fine Ottocento divenne il simbolo della rivoluzione industriale cittadina e dei primi quartieri operai per immigrati dalla Bassa e dalle valli. Ne scrive direttamente il direttore responsabile di «Biesse», Marcello Zane, il quale firma anche, con Mauro Negri, l’editoriale, in cui viene evidenziato il filone prevalente del numero 16: quello del «confronto fra i luoghi delle battaglie del passato e quelli della modernità dell’acciaio, di edifici della storia di ieri che oggi hanno cambiato funzione, ma non le proprie riconoscibili forme».

Si parla dunque «di pistole della tradizione novecentesca bresciana, di strade nuove e vecchi castelli, di pasticcerie e altro ancora». La parte dei testi è, come sempre, affiancata (e, anzi, per certi versi preceduta) da un imponente, curioso, straordinario apparato di immagini tratte proprio dall’archivio della Fondazione Negri. E la già citata copertina riproduce un’immagine del tratto iniziale di via Milano con l’omnibus a cavalli, poi sostituito nel 1909 da quello elettrico, e i due caselli daziari (con i cancelli al centro) che sarebbero stati smontati e riposizionati all’ingresso del cimitero Vantiniano nel 1927.

Nelle pagine interne, poi, il primo confronto tra ieri e oggi è dedicato all’angolo fra piazza della Loggia e largo Formentone, con uno scatto che fissa la situazione prima delle demolizioni; situazione messa a paragone con quella attuale. È anche l’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura ed è pertanto giusto che la rivista di storia locale possa gettare lo sguardo anche aldilà del confine provinciale. A questo proposito, sono di eccezionale efficacia le fotografie che arricchiscono l’articolo di Mauro Negri «La Gregorini di Lovere: acciai sull’acqua», con una sequenza risalente ai primi del Novecento che passa dal mix tra panorama naturale del Sebino e insediamento industriale agli interni con gli operai capaci di usare un’enorme pressa idraulica da 1.100 tonnellate.

Il lago d’Iseo torna anche con il Castello Oldofredi che domina Peschiera Maraglio, mentre il dinamismo della provincia viene espresso sia rievocando la realizzazione della strada per la Valvestino sia aprendo una finestra sull’albergo Catullo di Sirmione. L’incrocio tra funzioni ed architettura si manifesta questa volta attraverso l’austriaco Mercato dei grani in piazzale Arnaldo, definito «un’infrastruttura per alimentare la città», e tramite la «modernissima» Casa del Balilla, là dove oggi c’è il cinema Nuovo Eden. Ci si spinge anche verso la committenza privata, con la villa in via Montesuello che venne commissionata ad Egidio Dabbeni dall’ing. Luigi Odoardo Gussalli, personaggio «noto per la sua modernità oltre che per la sua passione per la meccanica ed il volo spaziale».

Franco Ragni dedica un excursus alle tante «case» dell’Asm, che solo negli anni Sessanta diede efficiente compimento in via Lamarmora ad un cammino fatto di progressiva acquisizione di nuovi servizi e dispersione di sedi territoriali. Tutte da leggere, sotto il titolo «Un palazzo per l’orfanatrofio», anche le vicende di palazzo Morando a Lograto, sintesi di munificenza e beneficenza. Rassega e Mostasù. Non mancano i focus su personaggi popolari, come l’Angelo Ferrazzoli meglio conosciuto con il soprannome di «Rassega», o su elementi di tradizione, come il Mostasù dèle Cosére in un angolo di corso Mameli.

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