Il nuovo album di Matteo Faustini: «Lo psicologo? È mio papà»

Scrivere non è solo una forma di espressione. Per alcuni è un’esigenza, come respirare. E che sia così per il cantautore bresciano Matteo Faustini appare subito evidente.
Una persona (un’anima, come direbbe lui, che fa «distinzione tra contenuto e contenitore») pulita, in grado di trasmettere in pochi istanti il suo mondo interiore – enorme, se ci si sofferma a guardarlo e ascoltarlo attentamente. Ora quel suo mondo è racchiuso in «Condivivere», il nuovo album in uscita dopodomani, che contiene ben 15 brani, frutto di due anni e mezzo di lavoro.
Un percorso - non solo artistico, ma soprattutto personale - messo a disposizione di tutti, perché «ci sono delle anime che mi dedicano tempo, che per me è il regalo più prezioso» e verso le quali sente un grande senso di responsabilità.
«Con le persone che mi seguono è uno scambio continuo, anime che hanno scelto di venire ad ascoltare quello che ho scritto e quindi sento che devo loro qualcosa». È per questo che il 17 dicembre sarà a Iseo con una cinquantina di persone, le prime che si sono registrate, per condividere una giornata che si concluderà con un mini live acustico voce e chitarra. «Brescia mi ha teso la mano». In fondo Brescia è la sua casa e anche se da bambino ha vissuto più la campagna, oggi è la sua realtà, il suo punto di partenza.
«Prima di andare a Sanremo, tante anime qui mi hanno aiutato tanto, hanno creduto in me prima che lo facesse il pubblico» ci racconta: «Per fare una metafora: è come se ci fosse una casa fatta a piani, in cui io sono al piano terra e non ci sono scale né ascensori. C’è solo una botola e l’unico modo per salire è avere qualcuno che ti porga la mano. Ecco, Brescia mi ha teso la mano prima che lo facessero altri».
Il viaggio introspettivo di Matteo analizza vari aspetti della società odierna e affronta tematiche attuali, come le discriminazioni, le paure verso il futuro, il bisogno di perdonare, per trovare pace prima di tutto con se stessi. C’è una profondità nei suoi testi, nella visione della vita, non comune per un giovane della sua età. «Io penso spesso alla morte, ma con gioia, l’ho accettata, fa parte del gioco. Quindi, quando ho paura di fare qualcosa penso alla morte e stempero». È anche per questo che vede un album un po’ come un figlio, perché «è qualcosa che sopravvivrà a me». Una vera e propria terapia attraverso parole e musica.
E qui si ritorna al valore quasi catartico della scrittura, con i 15 brani intervallati da sei ipotetiche sedute dallo psicologo. «Questo disco è un percorso di due anni e mezzo in cui ho voluto affrontare i miei ostacoli più grandi. Alla fine si scopre che lo psicologo è mio papà, perché le mie parole in fondo sono frutto di come mi ha cresciuto».
Dopodomani, venerdì, Matteo Faustini sarà ospite di Maddalena Damini a «Magazine», in onda alle 11 su Radio Bresciasette e Teletutto e in replica tv alle 17.30.
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