Cultura

Il maestro Orizio al Grande: «Un’umanità riconquistata: fragile, eppure tenace»

Il maestro Pier Carlo Orizio sarà al teatro Grande domani con la Filarmonica per l’anteprima del Festival pianistico internazionale
Pier Carlo Orizio, direttore artistico del Festival Pianistico - © www.giornaledibrescia.it
Pier Carlo Orizio, direttore artistico del Festival Pianistico - © www.giornaledibrescia.it
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«Un pezzetto allegro, che i musicisti proveranno piacere a suonare e i critici saranno deliziati di stroncare».

Così Dmitri Shostakovich presentava la sua Sinfonia n. 9, capolavoro controverso che domani, giovedì, alle 18 al Teatro Grande, sarà al centro di un’indagine musicale in «Anatomia di una sinfonia», anteprima del concerto inaugurale della sessantesima edizione del Festival Pianistico internazionale di Brescia e Bergamo, con la Filarmonica del Festival condotta da Pier Carlo Orizio.

Rachmaninov e Shostakovich

La prima parte sarà dedicata a Sergej Rachmaninov, di cui si ascolteranno l’ispirata Vocalise e il secondo, celeberrimo concerto per pianoforte e orchestra, solista il giovanissimo Josef Mossali (sabato, per l’inaugurazione, la tastiera sarà invece affidata a Mikhail Pletnev). Nella seconda, spazio invece proprio a Shostakovich, con l’esecuzione della Sinfonia n. 9 preceduta da una guida all’ascolto curata dallo stesso Pier Carlo Orizio, che la presenta così: «Non sarà un’analisi, ma un racconto. La Nona di Shostakovich non ha un programma, non ci sono fonti dirette cui attingere per svelarne i segreti, perciò il mio sarà un tentativo di costruire una drammaturgia della sinfonia, di portarne alla luce i significati smontandone la struttura e componendo una storia».

Una riflessione che si rivolge non solo al pubblico, ma anche alla stessa orchestra. Spiega Orizio: «Questa sinfonia non fa parte del nostro repertorio, in Italia brani come questo si eseguono purtroppo pochissimo. Per questo motivo lo sforzo di divulgare quest’opera al pubblico diventerà anche per i musicisti un’occasione di comprensione, l’opportunità di acquisire familiarità con un brano la cui apparente semplicità nasconde non poche insidie».
I critici seguirono il «consiglio» di Shostakovich e definirono la Sinfonia «cinica», prigioniera di una «fredda ironia». Ma soprattutto il brano deluse le attese: cimento conclusivo di un trittico di sinfonie «di guerra» iniziato con la «Leningrado», avrebbe dovuto celebrare la vittoria sovietica nel conflitto con i nazisti, ma si presenta come un lavoro anticlimatico, un divertissement che riecheggia l’umorismo bonario di Haydn.

Felicità intima

«Manca ogni forma di trionfalismo» conferma Orizio: «Il tema della sinfonia non è l’esaltazione dei vincitori; la gioia che si respira nel brano è la festa per la fine della guerra ma soprattutto per il ritorno a casa, è una felicità intima, privata, umana».

«Ho colto quindi - prosegue il direttore - un’affinità con i temi della sonata “Les Adieux” di Beethoven, divisa in tre movimenti: l’addio, l’assenza e il ritorno. Proprio a partire da questa sequenza di concetti racconterò la sinfonia, parabola che dall’elaborazione del lutto conduce non a vacue celebrazioni o ad una facile consolazione, ma ad un’umanità riconquistata, fragile eppure tenace».

I biglietti costano 5 euro, ridotti a 3 per gli under 25, e sono in vendita su Vivaticket e alla biglietteria del Grande.

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