Il camuno Alessandro Gazzoli rilegge lo scrittore Giorgio Manganelli

È da poco in libreria «Auto da fé. Rileggere Giorgio Manganelli» (edizioni Mimesis, 308 pagg., 26 euro; e-book 17,99 euro), nel centenario della nascita dello scrittore. Ne parliamo con l’autore, Alessandro Gazzoli, camuno di Edolo, laureato e addottorato all’Università di Trento, dove oggi fa parte del comitato scientifico del Seminario Internazionale sul Romanzo (SIR).
Gazzoli, perché ha scelto di studiare un autore come Giorgio Manganelli?
Fin da studente, mi aveva colpito questo scrittore confinato in fondo al manuale, dove si citavano solo due saggi, «La letteratura come menzogna» e «Hilarotragoedia», parodia di un trattato seicentesco, che esorta ognuno ad accettare il proprio destino di Adediretto, ovvero di creatura destinata all’oltretomba; dalla tesi di laurea su «Centuria» (un libro del 1979 in cui Manganelli si cimenta a scrivere cento romanzi-fiume... di una pagina sola) all’uscita di «Auto da fé» sono passati, tra interruzioni e disamoramenti, quindici anni.
Perché questo titolo, «Auto da fé. Rileggere Giorgio Manganelli»?
Manganelli è uno scrittore che ama prendersi gioco della letteratura e dello scrivere - per lui sempre gesto disonesto, asociale, dissacrante; ma egli stesso è innanzitutto un letterato, un lettore colto e finissimo, amante della prosa del gesuita secentesco Daniello Bartoli, della narrazione divagante e senza trama di Sterne, delle «modest proposals» grottesche di Swift. Scrivere di lui era scommettere sul valore che può avere la letteratura e, al tempo stesso, non lasciarsi irretire dalla posa per cui ogni suo libro non è niente più che un esercizio retorico, un gioco metaletterario. Potevo quindi fare un atto di fede verso questo autore così libresco, così legato all’idea che per uno scrittore avere qualcosa da dire è sempre un inizio disastroso? Mi son detto di sì - e poi «Auto da fé» di Canetti, col memorabile professor Kien, è uno dei miei romanzi preferiti.

Nel titolo si parla infatti di «ri-leggere» Manganelli...
Manganelli vive una carriera postuma sorprendente, per uno scrittore che rimane marginale: dalla sua morte, nel 1990, sono uscite più di quaranta opere a sua firma e gli sono state dedicate almeno venti monografie. A volte, il ristretto gruppo di lettori e studiosi di Giorgio Manganelli si è arroccato sull’immagine di un autore per pochi, da ammirare a prescindere. Dunque, mi pareva il momento per ridiscutere l’idea che Manganelli stesso voleva dare di sé e che si era imposta negli studi critici degli ultimi vent’anni.
Quali strade ha scelto?
Il libro si divide in tre parti. Nella prima ho raccontato la formazione di Manganelli, a partire dallo scontro tra la sua grande cultura e i suoi tormenti esistenziali, con un confronto tra i suoi diari inediti e i libri di riferimento degli anni giovanili, come «Il mestiere di vivere» di Cesare Pavese e lo «Zibaldone» di Giacomo Leopardi. Nella seconda parte ho cercato di mettere in luce il rapporto tra Giorgio Manganelli e i suoi autori inglesi più amati, come Yeats, De Quincey, Samuel Johnson e soprattutto Edgar Allan Poe, del quale ha tradotto tutti i racconti per Einaudi nel 1983. Infine, nella terza parte, ho toccato un aspetto che mi stava particolarmente a cuore: questo scrittore apparentemente ombroso e appartato ha commentato, per decenni, l’attualità italiana ed estera sulle pagine di quotidiani e riviste, come il Corriere della Sera, Il Messaggero, L’Espresso, perfino Playboy, con uno sguardo ironico, disincantato, mai banale, molto simile a quello di Ennio Flaiano (da lui molto amato): mi pareva giusto che il libro si chiudesse con un parallelo tra questi due scrittori di retroguardia.
Che cosa lascia Manganelli al lettore di oggi?
Alcune sue opere sono legate a poetiche e dibattiti ormai datati, ma il Manganelli dei cento micro-romanzi di «Centuria», o dei bellissimi articoli di giornale (raccolti in «Improvvisi per macchina da scrivere» e «Mammifero italiano») regala perle che vale la pena di andarsi a cercare.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
