Il 25 aprile 1936 nasceva a Ome Ernesto Bono

Lo spazio che accoglie le vignette «in punta di matita» firmate da Luca Ghidinelli aggiunge un tocco nostrano e si fa guida alla scoperta (o riscoperta) di figure di oggi e di ieri di figli della Leonessa ai quali in occasione di ricorrenze più o meno note il vignettista bresciano dedica una sua tavola. E attraverso essa - che si guardi alla storia o al mondo dello sport, agli spettacoli o alla politica - i lettori possono con un sorriso rinnovare ricordi e conoscenze tutti squisitamente di marca bresciana.
Il 25 aprile 1936 ad Ome nasceva Ernesto Bono, ex ciclista che fu annoverato tra i grandi passisti negli anni '50 e '60.
La carriera di Ernesto inizia con le giovanili a metà anni cinquanta, dove nella Classic Valvola Bonomi, guidata da Adelmo Ballerini, inizia subito a sfornare ottimi traguardi. Nel 1956 è tricolore su strada, mentre l'anno successivo ha vinto il titolo nazionale della prova a squadre. Nel 1958 si è laureato Campione Italiano dell'inseguimento individuale Uvi, dopo esserlo stato in quello riservato ai tesserati CSI.
Nel 1959 Gino Bartali lo vuole nella San Pellegrino. Nella squadra bergamasca Ernesto disputa un ottimo Giro d'Italia nel quale chiuderà al nono posto generale. Nel 1960, sempre con la San Pellegrino e sempre nel Giro, otterrà il 2° posto nella Campobasso-Pescara, nel 1961 sarà 3° nella Cosenza-Taranto, mentre nel 1963 si piazzerà secondo nella tappa Bari-Campobasso.
Tra le numerose vittorie annoveriamo una tappa alla Vuelta di Spagna ed il trofeo Cougnet, articolato su otto gare. Il fisico forte e temprato, unito ad una forte determinazione fecero sì che Bono potesse essere annoverato tra gli specialisti della cronometro mondiale. Nel 1963 vinse una tappa del Tour de Suisse, in cui concluse al quinto posto assoluto nella generale.
Ernesto fu un lottatore ed un campione anche fuori dal circuito ciclistico. Per molti anni ha combattuto contro una malattia affrontata con grande dignità e coraggio. Una malattia che lo aveva minato nel fisico, ma non nello spirito e fino all'ultimo, finché ha potuto, è salito in sella alla sua bicicletta, anche solo per il breve tragitto di un chilometro e mezzo che lo divideva dall'abitazione al bar in cui il pomeriggio andava a bere un caffè.
Una vita nel ciclismo e quasi come se il destino volesse tributargli un onore postumo, il 23 maggio 2018, otto giorni prima della sua morte, il Giro d'Italia è passato per Ome. Ernesto, allo stremo delle forze, sorretto dai figli, ha voluto assistere a quell'ultimo spettacolo, prima di riposare per sempre, con il conforto della moglie Irene e dei figli Ivano, Stefano e Francesca ed il ricordo di un uomo che divenne campione ed al tempo stesso di un campione che seppe rimanere Uomo.
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