Cultura

Il 23 marzo 1862 nasceva Angelo Canossi, poeta della brescianità

Nel 1884 iniziò a collaborare col quotidiano «La Sentinella Bresciana». La spiccata vena ironica lo portò in seguito a fondare «Il Guasco»
Angelo Canossi ritratto da Luca Ghidinelli
Angelo Canossi ritratto da Luca Ghidinelli
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Lo spazio che accoglie le vignette «in punta di matita» firmate da Luca Ghidinelli aggiunge un tocco nostrano e si fa guida alla scoperta (o riscoperta) di figure di oggi e di ieri di figli della Leonessa ai quali in occasione di ricorrenze più o meno note il vignettista bresciano dedica una sua tavola. E attraverso essa - che si guardi alla storia o al mondo dello sport, agli spettacoli o alla politica - i lettori possono con un sorriso rinnovare ricordi e conoscenze tutti squisitamente di marca bresciana.

Oggi si celebra il 160° anniversario della nascita di Angelo Maria Canossi, il poeta della brescianità.
Sin da giovane Angelo ha avuto un buon approccio alla cultura, al punto che, con sacrificio, i genitori oltre alle primarie ed al ginnasio, lo iscrissero al Liceo di Desenzano sul Garda.

Nel 1882, ventenne, si trasferì a Parigi dove frequentò l'Università della Sorbona e per un paio d'anni viaggiò per mezza Europa scrivendo reportage sui posti visitati. Nel 1884 rientrò sul suolo natio ed iniziò a collaborare nella redazione del quotidiano «La Sentinella Bresciana». La spiccata vena ironica e satirica lo portò in seguito a fondare «Il Guasco», quindicinale umoristico e poi, col tempo, quotidiano di informazione.

A partire dal 1914, complice una salute sempre più cagionevole, iniziò a trasferirsi sempre più frequentemente a Bovegno, dove l'aria era pulita e dove trovava pace, serenità ed ispirazione tra le ridenti vallate. Infatti, fu nel paesino della Valtrompia il luogo di ispirazione per quelli che saranno i suoi scritti più famosi: le poesie in dialetto bresciano. 

Angelo è un fiume in piena e la bellezza dei suoi scritti giunge fino a Milano, dove viene invitato a partecipare al 1° Congresso della Poesia Dialettale. La sua opera riscosse un enorme successo, ma il suo nome rimase ancorato alla realtà bresciana a causa della difficoltà di accedere al nostro dialetto. Un apporto molto importante alla vita culturale di Brescia lo diede quando ricevette dall'Ateneo cittadino l'incarico di allestire un vocabolario del Dialetto Bresciano, opera che però non riuscì a portare a termine.

Nel 1936 prese la decisione di trasferirsi definitivamente a Bovegno. Qui trascorse gli ultimi anni della sua vita, tra la Cà del Mai (la casa del Maglio) e la Cà de le Bàchere (la casa dei Ciclamini), luogo che darà il nome ad una sua famosa poesia, per l'occasione citata in pochi versi nell'illustrazione di Luca Ghidinelli. Angelo Canossi spirerà a Brescia il 9 ottobre 1943 e le spoglie mortali verranno tumulate presso il cimitero di Bovegno in una cappella a lui dedicata.

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