Cultura

I Tiromancino in concerto al Gran Teatro Morato

La band attesa a Brescia sabato 5 marzo. Federico Zampaglione: «Vorrei che il pubblico si sentisse invitato a casa mia»
Federico Zampaglione -  © www.giornaledibrescia.it
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«È come se si ripartisse adesso dopo un "reset". Proprio per questo "Ho cambiato tante case" non è un tour normale: ho voluto dargli una struttura particolare, dotarlo di una sorta di sceneggiatura, con un filo rosso che lega le canzoni dell’ultimo disco, le hit della mia carriera e tanti aneddoti della mia storia fino a oggi. Vorrei che il pubblico si sentisse invitato a casa mia, ospite gradito e coinvolto».

È un fiume in piena, Federico Zampaglione, che ha riavviato il motore live dei Tiromancino, tra le poche band italiane di lignaggio a scommettere su una tournée invernale: sabato 5 marzo il gruppo romano approderà al Gran Teatro Morato di Brescia (alle 21.30; biglietti da 35 euro in prevendita su Ticketmaster, Ticketone e Fasticket; info su www.granteatromorato.it). Rispetto agli esordi nel 1989 (quando si parlava di Tiromancyno, con la ypsilon) resiste l’impianto collettivo, ma la band ruota più che mai attorno alla personalità vulcanica del poliedrico Federico, cantante, autore e leader assoluto, ora coadiuvato da Ciccio Stoia, Antonio Marcucci, Marco Pisanelli (entrati in squadra tra il 2012 e il 2015), mentre è recente l’ingresso di Mauro Rosati.

Federico: siete tra i pochissimi artisti che investono in un tour nonostante l’incertezza prosegua. Coraggiosi o incoscienti? Di parola: avevamo preso un impegno con noi stessi e con il pubblico, e lo manteniamo. Forse anche coraggiosi: ma se non ci si butta, poi è inutile sostenere che bisogna ripartire con fiducia.

Il titolo del tour (e del disco del 2021 da cui deriva) pare un inno alla capacità di adattamento. E tra le canzoni spiccano «L’odore del mare» (scritta con Carmen Consoli) e «Questa terra bellissima» (frutto di una collaborazione familiare), che certificano un’attitudine positiva. Sono conseguenza di uno stato d’animo maturato nel lockdown o esprimono un sentimento radicato? Vanno aldilà del momento: ho sempre avuto un approccio positivo, che si è rafforzato in epoca pandemica. Non amo i piagnistei da social, per cui ho occupato questo periodo strano impegnandomi ancora di più nelle cose che amo, dalla musica al cinema.

I Tiromancino sono stati indicati come «l’anello di congiunzione tra underground e pop», lei come colui che ha reso mainstream l’indie-pop. Il percorso di contaminazione è definitivamente compiuto? Direi di sì. Ora sono le proposte underground che fanno numeri da mainstream e viceversa. C’è però un problema... Quale? Che questo sistema stritola i giovani, spesso sfruttati fino all’osso per una sola stagione e poi abbandonati al loro destino. È un fenomeno che mi fa inc..zare, una barbarie inaudita che riguarda soprattutto la musica, perché nel cinema i ragazzi vengono cresciuti con più attenzione.

A proposito di giovani: nei suoi live c’è spazio anche per loro … In ogni città, selezioniamo una voce femminile che duetta con me in «L’odore del mare»: un piccolo segno di fiducia verso chi vuole avvicinarsi a questo mondo.

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