I Profughi di Parga volano in Grecia a 200 anni dall’indipendenza

«Chiamiamo greci coloro che hanno in comune con noi la cultura, piuttosto che coloro che hanno lo stesso sangue», scrisse il maestro di retorica ateniese Isocrate nel IV secolo a. C. Oggi è un buon giorno per ricordarlo, in particolare a Brescia.
Il 25 marzo 1821, quando a Sant’Elena Napoleone viveva i suoi ultimi tramonti oceanici, e da alcuni mesi in Europa prendevano forma i primi moti rivoluzionari per l’autodeterminazione dei popoli dopo la Restaurazione del Congresso di Vienna, a Patrasso il metropolita Germanos benediceva gli insorti nei primi combattimenti per porre fine all’occupazione da parte degli Ottomani, che era iniziata nel 1453 alla caduta di Costantinopoli.
In quegli anni, in Italia, nel Regno delle Due Sicilie veniva chiesta al sovrano Ferdinando I una costituzione; nel regno di Sardegna un moto guidato da Santorre di Santa Rosa portava il reggente Carlo Alberto a promettere la concessione di una costituzione. Lo stesso Santa Rosa decise di lì a pochi anni di combattere contro i turchi, come già Lord Byron, per la creazione di un governo libero e moderno in Grecia madre della cultura europea, fino al sacrificio supremo: morì nella disfatta di Navarino, nel Peloponneso, nel maggio 1825. Il sentimento europeo era ampiamente amico della causa greca. La guerra di Indipendenza greca si concluse nel 1826 con un concordato mediato dall’Impero russo e britannico.
Nel 1828 le fazioni politiche greche elessero il primo presidente della Grecia: Giovanni Antonio Capodistria, un veneziano! Nativo dell’isola di Corfù, nel Mar Ionio (parte dello Stato da Mar della Repubblica Serenissima) e soprattutto educato ai principi della libertà della cultura e della scienza all’Ateneo di Padova. La formazione e le idee lo vollero diplomatico dell’Impero russo, una sorta di ministro degli esteri dello zar Alessandro I. Fu ovviamente tra l’élite greca nella Russia zarista e principale ispiratore delle idee dello zar in favore dei greci. La sua elezione a primo presidente della Grecia superò la frammentazione politica con la proposta di una figura di alta caratura istituzionale, della quale erano state apprezzate le riconosciute virtù diplomatiche (una storia sempre attuale!). L’anniversario.
Perché tutto questo ripasso di storia? Perché oggi si ricorda in Grecia e in gran parte del mondo il giorno dell’insorgenza nazionale, e perché Brescia ha deciso di essere parte di questa festa in virtù delle profonde relazioni spirituali e culturali con quella cultura che, non può negarsi, ebbe tanta parte nell’animare il sentimento di libertà nella nostra città, medaglia d’oro del Risorgimento italiano.

La città di Brescia, attraverso la nostra Fondazione Brescia Musei, ha concordato l’esposizione del capolavoro della Pinacoteca Tosio Martinengo «I Profughi di Parga», dipinto nel 1831 da Francesco Hayez, nella mostra organizzata dal Parlamento Ellenico nelle sue prestigiose sale di Piazza Syntagma ad Atene, evento culturale principale nelle celebrazioni dell’anniversario e del movimento del filellenismo europeo, che ogni anno viene festeggiato dal Parlamento Ellenico il 19 di aprile (data di morte del Lord Byron).
«I Profughi di Parga» sarà così il capolavoro cardine della mostra: attraverso il prestito di un’opera così importante delle nostre Collezioni civiche celebreremo anche la storia, la cultura e la solidarietà europea, consolidando le relazioni strette tra le nazioni e le civiltà greca e italiana, entrambe alla base di una comune cultura europea. Brescia nel mondo. Un grande appuntamento che rinforza la proiezione internazionale di Fondazione Brescia Musei e del Comune di Brescia, e che fa viaggiare e conoscere nel mondo il nostro patrimonio e la storia della nostra comunità: la commissione della grande tela si deve infatti a Paolo Tosio, che lasciò Hayez libero di scegliere il tema di suo gradimento. Ne nacque una delle opere più celebri del romanticismo italiano, nella quale viene rappresentata in assoluto la tragedia dei popoli oppressi.
Nel 1817 la città greca di Parga era infatti stata ceduta dal governo britannico agli Ottomani e nella scena rappresentata da Hayez gli abitanti della città fuggono all’arrivo degli invasori, dando alle fiamme le spoglie degli avi prima di salire sulle navi inglesi. All’indomani della dura repressione dei primi moti risorgimentali del 1830-1831, in Europa, la tela fu presentata a Brera e letta come un’aperta condanna della violenza, del delitto, dell’oppressione. Mazzini e Hayez.
A dieci anni dal suo compimento, Giuseppe Mazzini celebrava in un suo scritto Hayez come «genio democratico» e «pittore della nazione», proprio in virtù di questa insuperata rappresentazione di un «popolo-martire, di cui il nome collettivo è il solo superstite, di cui gli individui, tutti eroi di patriottismo, rimangono anonimi». Oggi è un grande giorno per ricordare la libertà a Brescia. Come scrisse Percy Shelley: «Siamo tutti greci».
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