«I colori dell’India»: in mostra la Collezione Giacomo Mutti

Tutto il fascino dell’Oriente e di una cultura complessa e articolata, dai mille risvolti religiosi e filosofici, è contenuto nella mostra «I colori dell’India», inaugurata alla Galleria dell’Incisione, in via Bezzecca 4 in città, che propone una selezione di opere provenienti dalla Collezione Giacomo Mutti. Una raccolta tra le più importanti di arte indiana del nostro Paese, frutto dell’appassionato lavoro di ricerca condotto per oltre trent’anni dall’architetto bresciano (1927-2013).
Appassionato e illuminato cultore dell’arte e del pensiero indiano, nel corso di numerosi viaggi aveva radunato, oltre ad opere pittoriche appartenenti alle scuole artistiche tradizionali, anche una grande varietà di oggetti e manufatti, testimonianza dell’arte popolare sviluppatasi nel tessuto della variegata società. La mostra allestita in collaborazione con Filippo Mutti, figlio di Giacomo, propone così - oltre a una selezione di cinquanta miniature, tra le forme d’arte più rappresentative dell’India tradizionale - anche una scelta di gioielli e suppellettili (come una culla in legno, riccamente decorata da pannelli dipinti a lacca del XVIII secolo), che insieme raccontano la preziosità e finezza tecnica e la «bellezza spontanea e inattesa» che caratterizzano un sistema estetico fortemente infuso di concetti intellettuali profondi, pure nelle manifestazioni più semplici.
Le miniature su carta, chiamate così non per le dimensioni del dipinto, molto varie, quanto per la minuziosità tecnica e la ricchezza della rappresentazione densa di dettagli che le caratterizza, sono realizzate con una tecnica di derivazione persiana, diffusasi in India a cominciare dal X secolo a seguito delle invasioni musulmane. La superficie della carta è trattata in modo da essere perfettamente liscia, per permettere la stesura del colore a tempera in campiture ampie e piene, le linee e i contorni delle figure tratteggiati con un pennellino finissimo, in nero o in rosso, e alcuni dettagli come i gioielli, le stoffe, o le bordure realizzati con l’applicazione di sottili fogli d’oro o d’argento. Nel cosiddetto periodo dei Sultanati, fra il X e il XIV secolo, questo tipo di produzione era impiegata per illustrare manoscritti letterari o storici, mantenendosi fedele ai modelli persiani anche quando i soggetti erano indiani.
Nel XVI secolo, con la nascita dell’Impero Mughal, la più importante dinastia musulmana di origine indiana, l’arte della miniatura subì una radicale trasformazione: nei territori periferici e nei piccoli regni governati da principi Rajput si diffuse la moda delle miniature su fogli di carta da album con temi e modi tipicamente indiani, volte ad illustrare episodi e figure del mondo religioso hindi.
In mostra troviamo una selezione rappresentativa di opere risalenti ai secoli XVII, XVIII e XIX che provengono in prevalenza dalle Scuole locali Rajput della pianura caratterizzate da stili specifici (Rajasthan, Bengala, Gujarat e Deccan), dove si illustrano divinità, personaggi e avvenimenti reali, quotidiani o straordinari, principi e imperatori e personalità religiose, scene di caccia o di corte, feste tradizionali, soggetti erotici e storie popolari. Si apprezza una varietà di soggetti che contribuisce a tratteggiare le specificità di un linguaggio espressivo molto particolare, dove predominano la forza del colore e l’elemento simbolico, ma che sa anche assorbire novità esterne come il genere del ritratto e la prospettiva di derivazione occidentale che giunsero in India attraverso i missionari e i viaggiatori provenienti dall’Europa.
Non solo lavori legati esclusivamente all’antica funzione esegetica assegnata alla pittura nella rappresentazione delle divinità, ma anche opere al servizio del potere attraverso i ritratti dei sovrani e la raffigurazione dell’atmosfera della vita di corte, che offre descrizioni dei costumi dell’epoca, dove ogni dettaglio viene reinventato e trasportato su un piano fantasticamente irreale. La mostra, fino a nuove disposizioni post «zona rossa», è visibile online sul sito www.incisione.com.
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