Cultura

Glamour e divertente, il brio di «Pretty Woman» conquista il Morato

Il musical fa centro e la coppia Baldaccini-Santu regala un nuovo smalto alla celebre love story
  • Il musical Pretty Woman al Gran Teatro Morato
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    Il musical Pretty Woman al Gran Teatro Morato
AA

Fin dall’apertura di sipario si capisce: non saranno solo Vivian ed Edward i protagonisti. Il glamour ha tantissimo spazio in «Pretty Woman». Versione musical, non film. E se la pellicola cinematografica è troppo consumata, lo spettacolo dal vivo diventa occasione per rivedere il classico blockbuster con un nuovo piglio. O almeno è stato così per le quasi 2000 persone che hanno riempito il Gran Teatro Morato di via San Zeno ieri sera, trascorrendo due orette proprio piacevoli.

Il musical che prende spunto dalla sceneggiatura scritta a fine anni ’80 da Garry Marshall e Jonathan F. Lawton, con le musiche di Bryan Adams e Jim Vallance, ha visto nei panni dei due protagonisti Beatrice Baldaccini e Thomas Santu e sin dalle prime battute ha tradito l’altissima qualità, sia di performer che di regia. «Welcome to Hollywood», cantano nella prima scena. E se la Hollywood di Edward è scintillante e patinata, quella di Vivian è pericolosa e polverosa, come i marciapiedi su cui lavora. Non serve raccontare la trama, spettatori e spettatrici probabilmente la conoscono già. Meglio sottolineare tutte le peculiarità di questo musical. 

Lo show

Beatrice Baldaccini è potente, precisa, bravissima. Thomas Santu è misteriosamente cupo e dà vita a un Edward Lewis rigidissimo eppure stratificato ed emotivo (che a un certo punto non trattiene una risata estemporanea).

Le scene più attese? Lo shopping in Rodeo Drive; la cena al Voltaire con il primo ballo; la Traviata. Ognuna è scandita da cambi d’abito (e parrucca) deliziosi (su tutti: il vestito rosso per l'opera), studiati dal punto di vista delle epoche e del vintage fashion. Ognuna divertentissima, a modo suo. Perché anche se il musical è di fatto la riproduzione fedele del film, la caratterizzazione di ogni personaggio si discosta dallo script, senza scimmiottare Julia Roberts e Richard Gere e personalizzando ogni dettaglio.

Per quanto leggermente a luci rosse (letteralmente), il musical ha messaggi per tutti. Messaggi di speranza, di empatia, di rispetto. Messaggi romantici e messaggi di autostima, di autodeterminazione. Il tutto grazie a un cast incredibile dal primo all’ultimo performer, da Giulio il concerge con le sue pirouette e spaccate fino al direttore dell’hotel (forse entrambi ballerini classici?), dalle commesse arpie a Kit, l’amica di Vivian.

In piedi a cantare con il cowboy bresciano

Ultima nota di colore e orgoglio: sul palco, svettante tra le comparse d’enseble, c’era anche un bresciano. Ilario Castagnola era il cowboy con chitarra (ma anche il modello di Rodeo Drive in completo azzurro) ed è stato proprio lui a fare cantare al pubblico e al cast la canzone che tutti e tutte aspettavano trepidanti e che, anche se il musical è per il resto è tradotto in italiano, non poteva che essere in lingua originale. Proprio lei, quella che fa «Pretty woman, walking down the street…».

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