Cultura

Giovanni Belcuore, il «book influencer» bresciano che racconta Milano

«Una storia vera» è il titolo del racconto breve di Giovanni Belcuore pubblicato da Mondadori
Giovanni Belcuore - © www.giornaledibrescia.it
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Giovanni Belcuore ha trentun anni, è originario di Roncadelle e da alcuni mesi vive a Brescia. Dal 2018 è il Recensore ignorante su Instagram e lo scorso aprile ha pubblicato con Mondadori il racconto autobiografico «Una storia vera», all’interno della raccolta «La pelle di Milano».

Com’è nata la passione per i libri e perché hai deciso di condividerla con gli altri affidandoti a Instagram?

Nel 2018 ero un lettore acerbo e al tempo pensai che utilizzare i social fosse la cosa migliore da fare per entrare in un modo che dovevo scoprire a pieno. Instagram mi ha permesso di avvicinarmi a persone con i miei stessi interessi: così ho letto ancora di più, cosa fondamentale se poi si vuole scrivere bene.

E sei diventato bravo, visto che Mondadori ha deciso di pubblicare un tuo racconto... Ma perché hai deciso di scriverlo su Milano?

È stata secondo me una scelta intelligente. Ho trovato per caso un concorso letterario aperto a tutti gli under 35 che prevedeva la stesura di uno scritto sulla città metropolitana. Ho preso l’occasione come un esperimento e ho scelto il luogo che più di tutti conosco a Milano, ovvero il mercatino delle pulci di Assago: a parer mio questo ha contato, perché, a differenza di altri luoghi simbolo, credo nessuno l’abbia scelto.

Il racconto è autobiografico, è molto romanzato, ma è una storia vera a tutti gli effetti. Il protagonista va al mercatino per cercare tranquillità interiore, visto che soffre di ansia, stress e depressione, e un giorno trova un libro di poesia che gli cambierà la vita.

Adesso ti definisci uno scrittore?

Assolutamente no. Una persona può considerarsi scrittore dopo aver pubblicato due o tre romanzi. Io ho pubblicato solo un racconto e non mi definirei mai così.

Che sensazione hai provato quando hai avuto la conferma che il racconto sarebbe stato pubblicato?

Ho fatto un salto sulla sedia. Anche perché la comunicazione è arrivata tramite una normalissima mail che sarebbe anche potuta finire nello spam. In passato avevo ricevuto rifiuti, anche dolorosi: ne ho fatto tesoro perché sono sempre utili, ma ho sempre pensato - forse con un po’ di presunzione - che in realtà gli editori non leggessero mai veramente ciò che mandavo. Questo mi ha portato a pensare che magari scrivere non fosse la mia strada. Quella mail mi ha fatto cambiare idea.

Cosa pensi del mondo editoriale di oggi e della scena bresciana?

Dai dati che vedo, i lettori di libri sono in aumento. E tanti sembrano essere giovani. Allo stesso tempo, tuttavia, credo che gli editori non siano per nulla attenti ai segnali che arrivano dal basso. Da fruitore, a me sembra di leggere sempre le stesse cose: il mondo editoriale è molto chiuso perché le case utilizzano sempre temi «sicuri» e non si sbilanciano.

Brescia dal punto di vista culturale paga il fatto di essere vicina a Milano e tanti appuntamenti si svolgono lì. Dal punto di vista editoriale credo che la nostra città sia un po’ impoverita, probabilmente anche in conseguenza della mancanza di pubblico, che è presente solo durante eventi di qualità come Librixia.

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