Giorgio Fontana: «Il romanzo non è stato sconfitto e l’immaginazione è impagabile»

La letteratura italiana contemporanea entra nel Liceo classico. Lunedì 8 maggio alle 17.30, nell’aula magna dell’Arnaldo, in corso Magenta 56 a Brescia, lo scrittore Giorgio Fontana sarà protagonista di un incontro rivolto non solo agli studenti, ma aperto a tutti i cittadini.
L’obiettivo – spiega Laura Bellini, docente dell’istituto, che dialogherà con Fontana insieme allo scrittore bresciano Carlo Simoni – è quello di «mostrare che non c’è frattura fra lo studio della cultura classica greco-latina e quella di tutte le altre epoche, ma che anzi conoscere e comprendere una espressione artistica permette di cogliere meglio le specificità dell’altra».
Sarà anche l’occasione per avvicinare i giovani a uno dei più interessanti autori italiani. Nato nel 1981, Fontana ha vinto il Premio Campiello 2014 con il romanzo «Morte di un uomo felice» e i premi Mondello e Bagutta con «Prima di noi» (2020), la storia di una famiglia che attraversa quattro generazioni dal 1917 al 2012. Il libro più recente è «Il Mago di Riga», sul geniale scacchista Michael Tal’: tutte opere edite da Sellerio.
Con Fontana abbiamo parlato delle sue scelte di scrittura.
«Prima di noi» è un romanzo impegnativo, lungo più di 800 pagine. In tempi di comunicazione «veloce», perché fare ancora questa fatica?
Credo che la forma romanzo, nella sua complessità e vastità, non sia stata sconfitta dalle forme di comunicazione e fruizione più rapide e sintetiche. C’è poi una ragione strettamente artistica: la storia aveva bisogno di quello spazio. Il libro ora è dei lettori e ognuno ne trarrà ciò che gli sembra opportuno; di certo mi rendo conto che è stata una scelta un po’ controcorrente.
Si documenta sempre a fondo per scrivere...
È una cosa che mi sta molto a cuore. Faccio moltissima ricerca perché se mi prendo la libertà di raccontare luoghi, eventi, società che non ho conosciuto in prima persona – ed è la libertà basilare dello scrittore – sento anche la responsabilità di raccontarli in maniera corretta. Le singole vicende sono inventate, ma devono essere credibili.
Come seleziona gli elementi della Storia da inserire nella narrazione?
Cerco di guardarli da un punto di vista un po’ sghembo. La Seconda guerra mondiale, ad esempio, l’ho vista nel romanzo attraverso gli occhi di una vedova e dei suoi tre figli, rispettivamente un soldato in Africa, un imboscato e un ragazzo che si barcamena tra la Resistenza e altro. Punti di vista di gente comune.
Perché è importante coltivare l’attenzione per la lingua?
È una questione su cui insisto: coltivare una scrittura chiara e trasparente. Un linguaggio vago, che procede per termini imprecisi, non ha mordente e soprattutto tende a indulgere a luoghi comuni. Questo non vale solo per l’attività letteraria, ma per la comunicazione in generale: il giornalismo, i compiti in classe, il modo con cui interagiamo con gli altri. Cercare di avvicinare il più possibile il nostro lessico alla realtà ci permette di capirla meglio e anche di scoprire cose che i termini generici nascondono.
È anche sceneggiatore di fumetti: riesce in qualche modo a inserirvi i temi della sua narrativa?
Scrivo sceneggiature per «Topolino» e credo che ogni tanto qualcosa scivoli dentro quelle storie: tendo a volte, anche se di sfuggita, ad affrontare temi «seri». Mi sono molto divertito a scrivere una serie di storie educative, dedicate a varie discipline; ma la cosa importante è non smarrire mai l’umorismo, elemento fondamentale. Qualcosa passa anche dall’altra parte: pensare per immagini aiuta ad avere una forma di scrittura più riccamente visiva.
Nel suo ultimo libro, uno dei nodi è il rapporto tra gioco e realtà. Che relazione c’è tra il gioco e la scrittura?
Scrivere è una dolce fatica... ma le parti più faticose sono compensate da quelle di invenzione e gioco, dal lavoro impagabile dell’immaginazione. La gioia che provo quando vedo una connessione che mi era sfuggita o un’idea che capisco essere buona: questo cancella la fatica, la frustrazione, il senso di inadeguatezza.
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