Cultura

«Gilgamesh», lo spettacolo sul poema più antico che è d'una modernità spiazzante

Vincenzo Pirrotta racconta lo spettacolo in scena al teatro Sociale fino a domenica 26 febbraio
LO CASCIO, VOCE DI GILGAMESH
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«Il poema più antico che si conosca è di una modernità spiazzante» osserva Vincenzo Pirrotta a proposito di «Gilgamesh», lo spettacolo in scena al Teatro Sociale da mercoledì 22 a domenica 26 febbraio per la stagione del Ctb, ogni sera alle 20.30 e domenica alle 15.30. 

«Contiene parole che riguardano tutti noi oggi: interrogativi, utopie, illusioni che appartengono all’uomo da quando esiste» dice Pirrotta, attore e regista, che racconta ancora: «Gilgamesh è il "re dei re", che tutto vide senza riuscire a raggiungere nella sua ricerca quello a cui tutti aspiriamo. Il suo viaggio comincia dopo il fatto drammatico della morte dell’amico fraterno, vegliato per sette giorni e sette notti. Dopo che l’ha visto "ridiventare argilla", obiettivo della sua vita diventa la ricerca dell’eternità. Abbandona la città, compie immani imprese, incontra l’unico uomo reso immortale dagli dei dopo il diluvio e a lui pone le sue domande sul vivere e sul morire».

La scrittura cuneiforme su tavolette di un tempo compreso tra l’VIII e il VII secolo avanti Cristo ci consegna l’epopea di un’amicizia che va oltre la morte, dell’elaborazione di un lutto attraverso l’indagine sui misteri dell’aldilà e sul senso dell’esistenza su questa terra. «Giovanni Calcagno, ideatore del progetto e regista, è amico fraterno mio e di Luigi Lo Cascio - spiega Pirrotta, compartecipe di altri lavori anche nel cinema e in tv, in particolare nel recente film "Spaccaossa"-: insieme raccontiamo parti del poema dandoci il cambio, ma sempre restando in scena, ognuno con la sua peculiarità artistica e prendendo ruoli diversi. Luigi è lo studioso, un archeologo impegnato a decifrare i caratteri antichi; Giovanni ha una parte più spirituale, mentre io sono una delle tante guide agli scavi, che ben conoscono la vicenda e la raccontano come se l’avessero vissuta. Altre forme narrative concorrono a rendere il senso del poema: le immagini in video di Alessandra Pescetta evocano gli elementi basilari acqua e terra, fuoco e aria; le musiche originali di Andrea Rocca sono elementi drammaturgici connessi alle parole».

In versi liberi Giovanni Calcagno fa risuonare le gesta cantate in secoli lontani tra il Golfo Persico e il Caucaso. Per lo spettacolo «Gilgamesh, l’epopea di colui che tutto vide» la voce di Yukiko Matsukura è accompagnata dalla lira di Eleni Sideris, con Mark Adler contrabbasso e violoncello, Thomas Elsher percussioni e Andrea Rocca chitarra. Il disegno delle luci è di Vincenzo Bonaffini. 

 

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