Cultura

«Finché non saremo libere», la mostra delle artiste dissidenti arriva a Brescia

Aprirà al pubblico sabato 11 novembre al Museo di Santa Giulia: al centro la condizione della donna nel mondo, con un affondo sull’Iran
Una delle opere esposte
Una delle opere esposte
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Aprirà al pubblico sabato 11 novembre la mostra collettiva «Finché non saremo libere», quarto passo di Fondazione Brescia Musei nell’impegno riguardante le esposizioni dedicate agli artisti dissidenti (dopo Victoria Lomasko, Badiucao e Zehra Dogan), nell’ambito del Festival della Pace. Una collettività di voci femminili racconteranno fino al 28 gennaio 2024 la condizione della donna nel mondo, con un affondo sull’Iran, in una esaustiva esposizione negli spazi dell’ultimo piano del Museo di Santa Giulia.

Fondazione Brescia Musei in questo caso ha lavorato con Associazione Genesi. Letizia Moratti la fondò nel 2020 con l’intento di divulgare i diritti umani e le questioni ambientali attraverso l’arte contemporanea, dopo essersi innamorata di un’opera (qui in mostra) dell’artista Morteza Ahmadvand durante una Biennale di Venezia. Rappresenta i simboli delle tre religioni monoteiste che diventano sfere, pianeta che accoglie tutti senza distinzione di identità. Si tratta dell’unica opera in mostra realizzata da un artista uomo: tutti i lavori sono infatti opera di artiste internazionali che hanno portato riflessioni su diritti, memoria e multiculturalità. 

L'esposizione

Due sezioni compongono principalmente «Finché non saremo libere». La prima propone uno sguardo internazionale, ma sempre femminile, su diversi temi. La seconda sezione è invece dedicata al trittico di tre artiste prettamente iraniane, tre esponenti dell’arte contemporanea di questo Paese.

Farideh Lashai (scomparsa nel 2013); Sonia Balassanian; e Zoya Shokooi, che ha concluso una residenza a Brescia e che qui propone opere performative.
Ilaria Bernardi, curatrice, spiega come Associazione Genesi vuole educare ai diritti umani tramite l’arte contemporanea. «Fino a oggi la mostra è stata itinerante. Brescia è un segno di cambiamento: grazie a Fondazione Brescia Musei per la prima volta le opere della collezione si aprono ad altri lavori per trattare temi specifici, e non diritti umani in generale. In particolare la questione femminile». L’audioguida per seguire la mostra è disponibile per adulti, ma anche per bambini e bambine.

Alcune opere, segnala il direttore di Brescia Musei Stefano Karadjov, sembrano incomplete. Si tratta di quelle di Zoya Shokooi: «È un’artista performativa e i suoi lavori, che esegue da esule, vogliono fare comprendere la sua condizione al Paese che la sta ospitando. Realizza momenti di forte empatia ai quali partecipano attivamente spettatori e spettatrici e anche in questo frangente sono previsti alcuni incontri e attimi performativi». Le informazioni — anche relative a biglietti e orari d’ingresso alla mostra — si trovano sul sito di Fondazione Brescia Musei.

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