Cultura

Filippo Fasser: «Quel violoncello piccolo creato per Brunello»

Il noto liutaio bresciano racconta le sue recenti creazioni, una delle quali usata per un cd bachiano
La collaborazione: Filippo Fasser (a sinistra) e Mario Brunello - Foto © www.giornaledibrescia.it
La collaborazione: Filippo Fasser (a sinistra) e Mario Brunello - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

«Nelle mie mani passano quattro secoli di storia e trent’anni di esperienza». Così risponde il liutaio bresciano Filippo Fasser quando gli chiedi perché i suoi strumenti siano così apprezzati in tutto il mondo. Li suonano esecutori sparsi nei cinque continenti (dalla Finlandia al Brasile, passando per Giappone, Russia, Australia: Luca Ranieri, Elisa Citterio, Giovanni Sollima, Pavel Vernikov, Sol Gabetta, Antonio Meneses, Asier Polo, Pauline Sachse, Ingars Girnis, per dirne alcuni). Un passaparola fra stelle del concertismo. «Non so se chiamare coincidenza o fortuna questa loro promozione - spiega Fasser -, però da sempre la liuteria è un mercato globalizzato. Lo stesso Gasparo da Salò notava con sorpresa come la maggior parte dei suoi strumenti finisse in Francia; pure Andrea Amati e Antonio Stradivari lavoravano presso le maggiori corti europee. È una nostra caratteristica tipica, si tratti di moda, vino o manifattura di eccellenza. Ho studiato alla scuola internazionale di liuteria di Cremona e ho perfezionato la mia formazione frequentando botteghe di colleghi (Laura Vigato a Brescia, Federico Fantova a Milano, Jean-Frédéric Schmitt a Lione)».

Mario Brunello sta incidendo un quarto cd bachiano usando lo strumento particolare che Lei gli ha costruito...

«In realtà Brunello possiede quattro miei diversi violoncelli, ognuno per specifici repertori e necessità. Da tempo cercava un "violoncello piccolo" (una specie di "violino tenore" accordato un’ottava sotto). Quel nome compare nelle Cantate risalenti al primo periodo di Lipsia, un violoncello utilizzato per accompagnare le arie solistiche virtuosisticamente più ardite. Noi moderni abbiamo in mente che esistano solo misure standard. Invece, in passato le taglie strumentali erano molteplici: in Francia, nel Settecento, gli archi erano "tagliati" fino a dodici misure diverse, dal più piccolo al più grosso. Le ragioni delle dimensioni non stanno nel capriccio di un artigiano, ma in specifiche esigenze del compositore, che desidera percorrere alcune tonalità, ottenere determinati timbri, acquisire effetti sonori esclusivi, tessiture, sfumature, spessori, estri, profondità».

Quali altri lavori ha in corso?

«Con i miei strumenti cerco le altre facce della luna, colori intimi, voci irripetibili, volti segreti, poteri di seduzione. Ora sto concludendo un violoncello commissionatomi da Eva Zahn, del Teatro Comunale di Bologna. La testa l’ha realizzata Livio Scarpella, magnifico scultore, che lavora principalmente con bronzi, ceramiche e pietre: sue opere si trovano nella Cattedrale di Noto, a Montecitorio, al Parlamento Europeo di Strasburgo. Già nel 2018 avevamo collaborato per un modello "Gasparo": con il suo tocco l’anima dello strumento brilla di una luce speciale».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia