Cultura

Filippo Ceccarelli: «Nei vari social ho scovato pregi e difetti di noi Italiani»

Ceccarelli e il suo viaggio virtuale in un mondo nuovo dal sapore antico «tra commedia e farsa»
L'autore Filippo Ceccarelli alla presentazione del libro - © www.giornaledibrescia.it
L'autore Filippo Ceccarelli alla presentazione del libro - © www.giornaledibrescia.it
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«Lì dentro», nell’universo senza confini dei social, ha trovato ciò che lo aveva sempre incuriosito e attratto dell’Italia e degli Italiani. La loro espressività, la spudoratezza creativa, la sorprendente umanità. 

Filippo Ceccarelli, giornalista e scrittore, ha lavorato per alcune delle principali testate italiane occupandosi soprattutto di politica ed è opinionista a «Propaganda Live», il talk show targato La7. In «Lì dentro. Gli italiani nei social», presentato ieri a Librixia, racconta, attraverso lo specchio dei social, l’Italia e gli Italiani, le libertà e i rischi di dipendenza da "sbronza social".
La quarta giornata della rassegna, organizzata da Confartigianato e ANCoS Aps con il Comune di Brescia, è stata come di consueto densa di incontri, con gli stand dei librai frequentati dagli appassionati e non solo. 

Il libro 

Il libro di Ceccarelli vuole essere «il più possibile oggettivo e una scommessa. Consistente nel fatto che uno strumento antico come il libro possa raccontare una realtà che nasce come "altro", i social, e produce materiale evanescente», è l’esordio del giornalista. Una scommessa con la quale Filippo Ceccarelli si infila «in un crocicchio complicato. Chi legge odia i social e chi frequenta i social non sempre ama i libri». L’autore li riteneva «responsabili ad esempio della parcellizzazione della vita politica». Confessa che Facebook «non l’ha ancora capito. Quello che mi piace di più è Instagram. Tik Tok è bellissimo, ma è troppo da ragazzini». Nonostante la sua diffidenza, nel libro fa uno sforzo: «Osare l’inosabile, rintracciare nei social qualcosa che fosse attinente alla vita che facciamo. Senza giudicare».

In questa esplorazione, Ceccarelli ha chiesto aiuto alle persone più importanti della sua esistenza. Come il padre, che lo portava alla stazione Termini «a guardare le facce. Era un uomo curioso, archeo-social». E il figlio, che gli ha mostrato le meraviglie di Instagram. A quel punto è cominciato il lavoro sugli Italiani, su come siamo. «I social sono uno specchio della nostra natura. Ho guardato "lì dentro" e ho trovato tante cose che hanno a che fare con l’antico, come la commedia italiana classica, la farsa».

Nel telefonino

Dentro il telefonino sobbalza l’ambiguità della storia in modalità tecnologica, che spiega parecchio quanto di selvaggio s’incontra normalmente sullo schermo a cristalli liquidi. «A un certo punto ho iniziato a parlare con i tormentoni trovati nella Rete», svela il giornalista. Le cantilene degli ambulanti, i tipi buffi delle spiagge, le sciantose, le svampitone, le imprecazioni imprevedibili, le confessioni spudorate, le arti e i mestieri del Paese profondo, le differenze regionali, municipali, di quartiere e di campanile, tutto questo e molto di più ha scovato Ceccarelli nel web. Pure se, in una sorta di riscatto della Rete, ha trovato anche lacerti «di vestigia antiche nella visionarietà social». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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