Cultura

Fabri Fibra: «La musica ti difende dall’energia negativa in giro»

Sabato 22 ottobre il rapper al Dis_Play con «Caos» e i brani che ripercorrono vent’anni di carriera
Il rapper Fabri Fibra, al secolo Fabrizio Tarducci  // PH. SHA RIBEIRO
Il rapper Fabri Fibra, al secolo Fabrizio Tarducci // PH. SHA RIBEIRO
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Che «Caos» sabato 22 ottobre al Dis_Play! Per iniziativa del Cipiesse, Fabri Fibra e il dj Double S ripercorreranno la ventennale carriera del rapper di Senigallia, 46 anni compiuti lunedì, e un posto speciale sarà riservato all’ultimo album di Fabrizio Tarducci - «Caos», appunto - certificato platino.

I biglietti (soltanto posti in piedi) costano 39 euro, compresi i diritti di prevendita, su TicketOne e Vivaticket, e saranno disponibili anche la sera del concerto, che inizierà alle 21:30, in via Caprera 5. In vista del live, abbiamo rivolto qualche domanda a Fabri Fibra.

Le collaborazioni sono una costante dei suoi album, ma in «Caos» l’orizzonte si è un po’ allargato, coinvolgendo artisti che forse un tempo non ci saremmo aspettati di trovare in un suo disco. Intende continuare su questa strada?

Ho sempre cercato di differenziarmi disco dopo disco, per non ripetere mai le stesse formule e le stesse sonorità. L’identica cosa vale per le collaborazioni: ci sono album ai quali hanno partecipato altri rapper, dopo dischi nei quali avevo fatto tutto da solo, e se in seguito ci sono state nuove collaborazioni è perché le canzoni lo richiedevano. Per quanto riguarda «Caos», ero in studio ed è stato come se dai brani partisse l’esigenza di una condivisione: è successo ad esempio con «Propaganda», in cui serviva qualcuno che riuscisse a sdrammatizzare l’atmosfera del pezzo, però con quella credibilità artistica che hanno Colapesce e Dimartino.

Nel suo precedente lavoro, «Il tempo vola 2002-2020», fra i vari feat c’è quello con Rkomi in «Lascia un segno». Che effetto le ha fatto vedere Mirko tra i giudici dell’edizione 2022 di X Factor? E a lei non hanno mai chiesto di partecipare nella stessa veste a un talent?

Vengo da una generazione in cui le strade per affermarsi erano le jam dal vivo, i passaparola e l’autoproduzione: era una fase del rap italiano in cui non c’erano tanti nomi come oggi e poche opportunità; ma se riuscivi a emergere, sapevi che quasi sicuramente saresti durato nel tempo. Rkomi viene dalla scena musicale del 2016: come lui deve accettare di partecipare a dei contesti mainstream per sdoganarsi, così noi dovevamo girare i videoclip sperando che riuscissero ad andare in rotazione su Mtv. Comunque sono stato invitato a qualche talent, per esempio ho suonato ad «Amici», però credo che non sarei in grado di fare il giudice: come dicevo, vengo da un’altra generazione e sono più concentrato sui miei dischi.

Vent’anni di carriera non sono pochi, e non sono pochi dieci album in studio, uno ogni ventiquattro mesi. Come si vede - artisticamente, ma non solo - nei prossimi venti, di anni?

È impossibile per me rispondere a questa domanda: non mi sono mai visto in relazione al futuro, e non sono uno che guardi al passato. Ho inciso dieci dischi, ma non ho mai pensato a quanti ne ho realizzati o a quanti ancora ne realizzerò. Ho sempre vissuto al momento, e aggiungo che avere una passione come la musica, in grado di tenerti occupato e di difenderti dall’energia negativa che puoi trovare in giro, è la cosa più importante che ci sia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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