Ecco perché le stravaganze della moda hanno fatto la storia

«Gli abiti castigati di Catherine Deneuve in "Bella di giorno", i travestimenti camp di David Bowie, i cappelli color sorbetto della regina Elisabetta» sono solo alcune delle «stravaganze» che la moda dissemina in ogni luogo e tempo e che la giornalista e scrittrice Sofia Gnoli ha diligentemente riportato nel suo «L’Alfabeto della moda» (Carocci, 208 pp., 14 euro; illustrazioni di Aldo Sacchetti). Si tratta di una raccolta di articoli che l’autrice, giornalista, studiosa di moda e docente universitaria ha pubblicato negli anni, documentando la storia della moda. Abbiamo intervistato Sofia Gnoli.
Questo «Alfabeto della moda», oltre che almanacco di curiosità, vuole essere anche una cronaca dei progressi della moda nella società in trasformazione?
Certamente: la moda è lo specchio della società. Coco Chanel diceva che «la moda non esiste solamente nei vestiti; la moda è nell’aria, è il vento che la porta, si presagisce, è in cielo e per la strada. È dovunque, dipende dalle idee, dalle usanze, dagli avvenimenti».
Chi più di altri nel XX secolo ha insegnato alla gente come vestirsi?
Trovo che ognuno debba imparare da sé come valorizzarsi. Nel corso del Novecento sono uscite sfilze di libri su come vestirsi. Ogni occasione aveva la sua regola, anche lo stare in casa.
«Una vera signora - scriveva Colette Rosselli in "Il saper vivere di donna Letizia" (1960) - non gira in pianelle, non si presenta a tavola in vestaglia, i bigodini non oltrepassano la camera da letto». E proseguiva tracciando l’identikit della perfetta segretaria «pulitissima, depilatissima, ordinatissima», o, ancora, della vacanza ideale per figliole in età da marito: «Alta un metro e sessanta pesa ottanta chili? Montagna e gonne a campana. Gambe affusolate e busto da statua? Mare e bikini». Letti adesso, questi diktat imperiosi fanno affiorare nostalgici sorrisi. Ormai le cose sono cambiate, si fa un gran parlare di «supermarket degli stili», si tende a infrangere ogni regola anche se, di tanto in tanto, qualche manualetto torna a fare capolino.
Elsa Schiaparelli è molto presente nel suo libro...
Stravaganza ed eccentricità. La sua personalità anticonvenzionale emerge sin dal principio delle sue memorie («Shocking Life», 1954) quando scriveva: «Avevo cinque anni quando, un giorno, stanca di essere considerata brutta, pensai a un modo per diventar più bella. Sarebbe stato meraviglioso avere il volto coperto di fiori come un incantevole giardino!». E se fosse riuscita a farsi spuntare fiori su tutta la faccia, sarebbe stata unica al mondo. Con qualche difficoltà ottenne i semi dal giardiniere e se li piantò in gola, nelle orecchie, in bocca. Con il calore del corpo, pensava, sarebbero sbocciati in fretta. Ma, ahimè, per poco non soffocò.
Attrici, attori e cantanti quanto hanno ricevuto (o ricevono) dalla moda e come hanno contribuito alla sua affermazione?
Hanno ricevuto molto e molto hanno dato. Soprattutto durante gli anni d’oro di Hollywood. Allora il cinema, grazie all’affermazione dello star-system hollywoodiano e al talento di straordinari costumisti, si impose come diffusore di mode. Come ha testimoniato Cecil Beaton, grande osservatore nonché protagonista della storia dello stile del suo tempo, in quegli anni si andava al cinema in media due volte alla settimana e, in breve tempo, i nomi di Marlene Dietrich e di Jean Harlow, di Joan Crawford e di Greta Garbo divennero familiari e i loro look vennero imitati da milioni di donne. In seguito questo legame è continuato, ma in maniera meno eclatante, visto il progressivo moltiplicarsi dei mass-media.
Quali le competizioni più importanti tra stilisti/e?
Mi viene in mente quella tra Schiaparelli e Chanel, che tra le due guerre proponevano un tipo di moda agli antipodi; stravagante la prima, essenziale la seconda. Chanel la definiva con una punta di disprezzo «l’artista che fa vestiti», oppure «l’italienne».
La storia del mondo sarebbe la stessa se non le si affiancasse la storia della moda?
La storia della moda fa parte della storia del mondo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato