Cultura

È di Fausto Leali la prima cover in italiano dei Beatles

La «certificazione» è contenuta in «I Beatles made in Italy», un libro di Enzo Gentile e Italo Gnocchi su «tutte le cover italiane dei Fab Four»
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FAUSTO LEALI, PRIMO A CANTARE I BEATLES
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Domanda: chi fu il primo a cantare i Beatles in italiano su disco? Risposta: Fausto Leali, con «Please Please Me», nel 1963. I lettori bresciani, in realtà, già lo sapevano. Più volte il cantante di Nuvolento ha raccontato - nel rievocare la sua partecipazione da «apripista», con i Novelty, al «mitico» doppio concerto al Vigorelli di Milano il 24 giugno 1965 - che tale onore fu dovuto, per scelta dell’impresario Leo Wächter, al fatto che Faustino nostro era stato il primo a realizzare 45 giri con le cover dei quattro di Liverpool.

Ma, adesso, arriva una «certificazione» che sgombra il campo da ogni possibile altra rivendicazione e, soprattutto, che rende evidente anche su scala nazionale la primogenitura. La curiosità, infatti, è contenuta tra i «forse non tutti sanno che» con cui viene lanciato «I Beatles made in Italy», libro di Enzo Gentile e Italo Gnocchi su «tutte le cover italiane dei Fab Four», edito da Baldini + Castoldi (160 pagine, 25 euro). Gli autori del volume - prefato da Gianni Morandi - hanno messo in fila 132 titoli, realizzati tra il 1962 e il 1970, «con interpreti persino imprevedibili», tutti «ritrovati e censiti con le copertine di quei 45 giri rari e da collezione, in gran parte andati subito dispersi al di fuori del circuito degli aficionados più devoti».

Per quanto riguarda Leali, Fausto ha spiegato che la sua «passione immediata» per i Beatles nacque ascoltandoli sulle emittenti «pirata» come Radio Luxembourg e Radio Caroline. E il fatto clamoroso, in tempi in cui i meccanismi distributivi erano assai diversi dagli attuali, è che la sua «Please Please Me» con testo in larga parte nella dolce lingua del sì fu registrata addirittura alcuni mesi prima dell’uscita sul nostro mercato, in novembre, del disco degli Scarafaggi targato Carish-Parlophon (senza «e» nella dicitura italiana). Il «traduttore» Mogol.

Altre curiosità?

Ne citiamo un paio: la canzone che conta più versioni in italiano è «Ob-La-Di, Ob-La-Da», ben 12 (tra cui quelle dei Ribelli e dei Nuovi Angeli); l’autore che più ha tradotto e adattato le canzoni dei Beatles è Mogol, che ha firmato anche «Un bel sottomarin». A proposito: «Yellow Submarine» (prima di dare il titolo all’omonimo film di animazione) era contenuta in «Revolver», album che proprio in questi giorni sta vivendo, è davvero il caso di dirlo, una seconda giovinezza.

«Revolver» dei Beatles come non lo avete mai ascoltato
«Revolver» dei Beatles come non lo avete mai ascoltato

È uscita la nuova «special edition remixata ed ampliata», contenente anche le 14 tracce portate a nuova vita grazie al «restauro sonoro» del produttore Giles Martin (sì, proprio il figlio di George) e dell’ingegnere del suono Sam Okell. I due, partendo dai master tape originali, hanno sfruttato l’innovativa tecnologia di de-mixing sviluppata dal team guidato da Emile de la Rey per la società WingNut Films Productions Ltd di Peter Jackson (il regista de «Il Signore degli Anelli» e, per quanto riguarda i Fab Four, della serie-documentario «Get Back»), ricavandone una nuova versione in Dolby Atmos. Il risultato è davvero sorprendente: come se i Beatles di allora avessero avuto a disposizione le strumentazioni di oggi. Buon ascolto.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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