Due premi internazionali per Squassina, attore per vocazione e traduttore per caso

Attore teatrale di lungo corso, all’occasione anche regista e drammaturgo, Daniele Squassina è ben noto nel mondo del teatro bresciano. Ma nessuno - nemmeno lui probabilmente - avrebbe immaginato che alla verde età di 75 anni avrebbe conquistato due prestigiosi riconoscimenti internazionali come traduttore dal francese di due testi teatrali.
Per la versione in italiano di «Un democratico» e poi per «Bananas (and kings)» di Julie Timmerman, Squassina ha vinto infatti il premio Eurodram - European network for drama in translation, sia nel 2021 che nel 2023. Le due traduzioni sono ora pubblicate nel volume fresco di stampa: Julie Timmerman, «Teatro», a cura di Stéphane Resche (Editoria & Spettacolo, 2023; 170 pp., 15 euro). Il protagonista di «Un democratico» è realmente esistito: si tratta di Edward Louis Bernays, nipote di Freud, inventore delle Pubbliche Relazioni e di campagne per manipolare l’opinione pubblica a fini commerciali o politici, creatore di modi per produrre consenso, autore del celebre testo «Propaganda» (1928).

Ma andiamo con ordine e facciamoci raccontare tutto dal protagonista di questa bella storia. Squassina, da dove nasce il suo rapporto privilegiato con la lingua francese?
Lo studio del francese mi ha sempre appassionato, fin dai banchi di scuola. A Parigi, in anni giovanili, ho frequentato i corsi di Alliance Française, ed è una città in cui torno spesso. E poi da sempre mi piace leggere libri in francese. Come si è imbattuto nelle opere di Julie Timmerman? Sono un attore in pensione e questo mi dà la grande libertà di fare solo quello che mi interessa. Ero alla ricerca di un testo da realizzare con gli anziani della mia parrocchia, Beato Palazzolo (poi andato in scena nell’ottobre 2022). Pare incredibile, ma tutto è iniziato da lì. Frequento un sito che dà informazioni sugli spettacoli che vanno in scena in Francia, e lì mi sono imbattuto in «Un democratico». I temi che tratta mi hanno subito attirato. Mi sono procurato il libro, edito dalla compagnia della Timmerman, e ho cominciato a tradurre. Per lo scrupolo di avere la concessione dei diritti d’autore in vista del nostro piccolo allestimento, ho cercato l’autrice, che si è detta molto contenta che ci fosse una traduzione italiana, e lei mi ha messo in contatto con Stéphane Resche. Con lui abbiamo iniziato un dialogo incentrato su alcuni passi della traduzione, su come rendere al meglio il testo in italiano (Resche, docente universitario a Parigi, nel libro è citato con Antonella Capra per «l’amichevole e attenta collaborazione» al lavoro di Squassina). Dopo «Un democratico», Resche mi ha proposto di tradurre anche «Bananas», e dopo i premi è nato anche il libro che li raccoglie.

Julie Timmerman affronta temi attualissimi: la manipolazione della verità, le trame per la conquista del potere, più in generale il problema della democrazia…
Sono infatti rimasto molto colpito dall’attualità delle tematiche affrontate, e anche dal modo, quasi divertente, con cui esse sono presentate.
La sua traduzione è in versi sciolti: una scelta sua, oppure è l’autrice che utilizza questa forma, che a noi italiani ricorda un po’ la forma della «Lehman Trilogy» di Stefano Massini?
Gli «a capo» sono dell’autrice, e io li ho rispettati rigorosamente. Quelli di Timmerman sono modi brechtiani, che a noi possono ricordare lo stile del «teatro documento» che proprio a Brescia ha conosciuto una stagione gloriosa.
Le risulta che in Italia ci sia qualcuno che è interessato ad allestire uno dei due testi?
Che io sappia no, ma il volume è appena uscito. Timmerman è un’autrice interessante anche perché è attrice e figlia di attori. Credo che le abbia fatto piacere che a tradurre i suoi testi sia stato proprio un attore.
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