Cultura

Daverio: «Il Vittoriale è da vedere almeno una volta nella vita»

Anche la casa di D'Annunzio figura tra gli oltre ottanta luoghi proposti dal critico d'arte e conduttore tv
L'esperto d'arte e conduttore tv Philippe Daverio
L'esperto d'arte e conduttore tv Philippe Daverio
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«Che cosa mi ha colpito di più delle bellezze del Vittoriale?». Lo scrittore, giornalista, critico d’arte e conduttore televisivo Philippe Daverio ci pensa un momento, prima di rispondere, sezionando la domanda parola per parola: «Sicuramente la passione accumulatoria e fotofobica di Gabriele d’Annunzio: non bisogna vedere la luce di fuori che entra fra le carte e i libri; e poi le passioni erotiche per gli oggetti e anche per altro.

Fra le tante cose fantastiche del Vittoriale c’è la prima vasca da bagno colorata installata in Italia. Adesso i colori sono di moda, ma oggi quella vasca blu fa capire che D’Annunzio, per quanto potesse sembrare strano alla comunità, era, oltre che un grande scrittore con un forte senso dell’eroismo e altro, animato da un vero spirito di designer».

Per secoli, quando ancora il turismo non esisteva, il Grand Tour portava in Italia personaggi altolocati, nobili, intellettuali di ogni scienza, studiosi francesi, inglesi e tedeschi ai quali il Canaletto vendeva le sue vedute di Venezia. L’Italia fino agli inizi del XX secolo era la meta turistica preferita dagli stranieri, che le assicuravano un primato assoluto.

Cent’anni dopo è slittata al nono posto. Le nostre bellezze artistiche non sono più attrattive? Occorre un ripasso per rimediare a questa piccola Waterloo e Daverio ha pensato a un «Grand Tour d’Italia a piccoli passi» (Rizzoli, 416 pagine, 32,90 Euro - splendidamente illustrato) per riappropriarci del Belpaese con calma, proponendo oltre 80 luoghi (tra cui, appunto, quello di Gardone Riviera).

Prof. Daverio, in questo tour a piccoli passi propone posti e opere la cui bellezza ha suggestionato il suo spirito critico?
È il giro attraverso il cosmo infinito che è il museo diffuso italiano. Visitando con lentezza si va più a fondo nelle cose. È come se avessimo uno scavo aperto senza fine; e non ho certo tempo per annoiarmi. C’è sempre una cosa che ancora non ho vista e bisogna andare a scoprirla con lo spirito della curiosità.

Visto che lei si definisce un curioso dell’arte, quanto è estesa la patologia di questa sua curiosità?
Fino al dettaglio. Bisogna arrivare nei dettagli per capire il mistero delle cose, perché il dettaglio permette di approfondire. E poi, siccome in fondo non siamo molto diversi da un uomo del paleolitico anche se abbiamo il telefonino, la mia attenzione parte dalla pittura paleolitica delle caverne fino al mondo d’oggi.

L’Italia, che possiede il sessanta per cento delle bellezze artistiche mondiali, è consapevole di questo privilegio?
Mica tanto: una volta che ce l’hanno detto siamo a posto con la coscienza e non siamo più ansiosi. Invece se fossimo un po’ più attenti forse riusciremmo a trasferire questa ansia alla nostra classe politica, che sembra non si sia accorta ancora del nostro patrimonio. Molto spesso ci consoliamo dicendoci «chi se ne frega», ma non va bene. Molti altri Paesi europei con meno risorse artistiche sono più attenti dell’Italia a questi tesori.

Nel suo tour ha potuto rilevare inerzie, abbandono o altro nei confronti dei luoghi visitati?
Molto spesso sì, tuttavia devo dire che c’è un dato positivo. Negli ultimi quindici - vent’anni è cambiata la sensibilità. Si comincia a rispettare di più il mondo dell’arte. Si inizia a scoprire che il suo valore è di stimolo sia psicologico sia economico. Le persone oggi sono più sensibili di una volta e questa eredità, e soprattutto questa sensibilità che una volta era molto elitaria, si va diffondendo assai di più.

Perché la Lombardia è la regione artisticamente più rappresentata nel suo itinerario?
Perché io sono di Milano. È ovvio che uno è sempre un po’ accentrato sul proprio collocamento fisico, però ci sono spunti che mi portano dappertutto, come a Roma, Napoli, Palermo. Nella Lombardia ho viaggiato di più e ho più materiale mentale che in altri luoghi, ma ci si può spostare ovunque.

Quali opere d’arte un italiano dovrebbe assolutamente vedere almeno una volta nella vita?
Forse è ovvio quello che dico, ma almeno una volta nella vita ogni persona dovrebbe andare a visitare gli Uffizi e fare anche qualche giro nei Musei di Torino, città museale come Siena e Firenze. Chi ci va ha a disposizione un patrimonio sorprendente: stiamo parlando di una filiera di cultura poco conosciuta, ma anche in questo caso non è colpa dell’utente bensì della scarsa comunicazione dei vari governi locali.

 

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