Dalle cascine della Bassa agli indios, il mondo umile di Giacomo Bergomi
Il venditore di angurie nell’assolata piazza di un paese della Bassa e un gruppo di donne greche. I lavori in cascina e le maestose cascate del Venezuela. Il viso rugoso di un contadino della Bassa e l’espressione serena di un’india dell’Amazzonia. I bambini al lavatoio e il maiale squartato. Il mercato delle erbe a Brescia e quello di un villaggio andino.
Mondi lontani eppure vicini nell’universo poetico di Giacomo Bergomi (1923-2003). Il mondo degli umili, della povera gente, dell’autenticità che sgorga dalla terra, fonte di fatica e di gioia, di sofferenza e di sostentamento. Raccontato nel percorso espositivo aperto da ieri e fino al 7 gennaio 2024 nella Rocca di San Giorgio a Orzinuovi.
Un centinaio di dipinti, tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio di questo secolo. «È la mostra monografica più importante dedicata a uno dei più interessanti e talentuosi pittori bresciani del Novecento», afferma il curatore Davide Dotti. «Abbiamo scelto il meglio della produzione di Bergomi». La mostra celebra il centenario della nascita del pittore, originario di Barco di Orzinuovi. Voluta dal Comune, curata da Dotti, ha il patrocinio di Regione e Provincia, la collaborazione del Gruppo Giacomo Bergomi e della famiglia. Bello il catalogo edito dalla Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori, con diversi contributi sulla biografia e sull’opera dell’artista; è arricchito dall’antologia critica e dalla bibliografia.
I temi
La mostra non ha un impianto cronologico, ma tematico. Suggestivo il primo impatto al pianoterra della Rocca, che si apre con i paesaggi, i colori, le figure della fase andina di Bergomi. Brescia e le cascine, le scene di vita quotidiana popolare, la scoperta del nuovo mondo in Ecuador e Venezuela, i ritratti degli anni Sessanta e Settanta, la natura morta (sapori, profumi e oggetti ritrovati), l’abbraccio della madre terra con le opere dedicate ai campi e alle cascate sono i capitoli del racconto. In mostra anche due opere singolari: la Pala della Natività, l’unica dipinta da Bergomi (1964-1965), proveniente dalla parrocchiale di Castel Mella, e i Vari cicli della mia pittura (1974), un puzzle che illustra il suo cammino artistico e umano.
Radici
«Partendo dalle solide radici contadine - osserva Dotti - Bergomi ha saputo aprire i suoi orizzonti culturali ed estetici grazie ai viaggi compiuti, soprattutto in America Latina». Laddove, nei visi e nella vita degli indios, ritrovò l’autenticità primordiale del mondo rurale della Bassa, che si andava perdendo. La mostra, sottolinea il curatore, «fa emergere la caratura della sua arte, i soggetti che affrontò con maggior frequenza e l’evoluzione del suo sofisticato lessico pittorico. Bergomi conosceva bene il suo mestiere». Il percorso espositivo nella Rocca propone anche un’appendice dedicata alla grafica con una selezione di disegni a matita, china, tempera e acquerello, che documentano le capacità di Bergomi anche in questo campo.
Lavandaie
La mostra è davvero suggestiva. «Uno spettacolo d’arte e di colori per ricordare cosa è stata la nostra terra, con la sua miseria, la dignità, i valori pilastro del passato e del futuro», dice l’assessore orceano alla Cultura, Carlo Maria Lombardi. Il percorso - nella sua volontà di completezza - propone dipinti con i soggetti più classici di Bergomi, come le cascine, le lavandaie, gli oggetti e le scene della civiltà contadina, e opere meno note. Ad esempio, le cascate sudamericane o i campi con distese di fiori, dipinti nell’ultimo periodo di vita alla ricerca di una natura autentica. «Il mondo che Bergomi ha espresse nelle sue tele ci appartiene», dice il sindaco di Orzinuovi, Giampietro Maffoni. «Cercheremo di coinvolgere le scuole e di portare in visita alla mostra le nuove generazioni in modo da trasmettere loro - continua il sindaco - il legame che, come cittadini, abbiamo con il territorio bresciano anche per la valorizzazione dell’arte contemporanea».
Due ciechi (1958), Spettatori del tempo (1960), La Corsa ciclistica (1967), La curt dei pulì (1960), Anziano seduto (1975), La piattaia (1960), Vaso con girasoli e ciotola (1990), Salto de homo (1998): per il centenario Bergomi è tornato a casa, ospite della Rocca. Vale la pena di venirlo a trovare.
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