Cultura

Dagli Uffizi alle collezioni di famiglia sul Garda: così vive l'opera di Paola Consolo

Un autoritratto è stato acquistato dal museo di Firenze. Tra Gargnano e Roè i cataloghi familiari suoi e di Gigiotti Zanini
L'autoritratto ora agli Uffizi - © www.giornaledibrescia.it
L'autoritratto ora agli Uffizi - © www.giornaledibrescia.it
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Un suo autoritratto è stato proprio di recente acquisito dagli Uffizi di Firenze. Per Paola Consolo, la definitiva consacrazione tra i grandi del primo Novecento.

Morta di parto appena 24enne, l’artista nata a Venezia nel 1908 aveva rivelato un talento precoce e straordinario. Le opere d’esordio risalgono a quando non aveva che 8 o 9 anni. Giovanissima, si perfeziona negli atelier di Medardo Rosso e di Achille Funi, che dichiarerà: «Paola veniva a dipingere nel mio studio, e molte cose io le vedevo e le apprendevo da lei».

Certo, il contesto familiare le era stato più che propizio. La madre, Eugenia, era una scrittrice affermata; Margherita Sarfatti era sua zia, moglie del fratello di Eugenia.

Nel 1926, appena diciottenne, Paola Consolo espone alla prima mostra del Novecento italiano, che la Sarfatti aveva allestito alla Permanente di Milano. Nel 1928 è alla Biennale di Venezia, dove tornerà nel 1930 e nel 1932. Nel 1929 è presente alla seconda edizione della mostra del Novecento, nel 1931 alla prima Quadriennale di Roma. Porta le sue tele anche in giro per l’Europa, a Nizza, Parigi, Basilea.

Nel frattempo, nel salotto milanese di zia Margherita ha incontrato Luigi Gigiotti Zanini, architetto e pittore trentino con un percorso scandito da frequentazioni futuriste e da una successiva folgorazione per i novecentisti. Nonostante la differenza d’età - lui ha quindici anni di più - scatta la scintilla e decidono di sposarsi. Il matrimonio viene celebrato nel 1931; nel 1933 Paola dà alla luce una bimba. Morirà di lì a tre giorni, per complicazioni sopraggiunte.

Il legame con la terra bresciana

A questo punto, le vicende della sua famiglia si collegano strettamente alla terra bresciana, e nello specifico al Garda. Gigiotti Zanini era unito da una profonda amicizia con Riccardo Bacchelli, il quale aveva una casa a Gargnano, dove spesso lo ospitava. Dopo la guerra, sollecitato dallo scrittore, si risolve a lasciare Milano per il Benaco. Acquisterà un’abitazione non lontana da quella di Bacchelli e vi si trasferirà insieme alla figlia, all’anagrafe Francesca, ma che tutti, nel ricordo della mamma, chiamano e chiameranno sempre Paola.

Una volta arrivato a Gargnano, Gigiotti Zanini si dedicherà in via esclusiva alla pittura, che eserciterà nel grande studio affacciato sul lago fino alla morte, sopravvenuta nel 1962. E sul Garda vivono oggi anche le nipoti, Chiara e Francesca Garioni, custodi della memoria dei due nonni artisti.

Tra collezioni e musei

Nelle collezioni di famiglia, a Gardone e a Roè Volciano sono conservati con fotografie e documenti alcuni tra i quadri più significativi di Paola Consolo. Gli altri, soprattutto di proprietà privata - ma si trovano pure in importanti musei, dalla Galleria d’arte moderna di Milano al Mart di Rovereto -, sono oggetto da qualche tempo di un’accurata opera di catalogazione, patrocinata da Chiara e Francesca e affidata allo storico Roberto Dulio.

Tra i dipinti maggiori va considerato l’autoritratto ora agli Uffizi a Firenze, proveniente dalla galleria Carlo Virgilio di Roma. L’olio su tela, eseguito nel 1932 e lo stesso anno accolto nelle sale della Biennale, è assolutamente esemplificativo delle caratteristiche formali tipiche di Paola Consolo: abilissima qui nel declinare le tendenze espressioniste mediante una pennellata calligrafica e un’impeccabile armonia compositiva che, senza rinunciare a una convinta adesione alla grammatica del Déco, rimanda, nella delicatezza dei trapassi tonali, alla lezione dei maestri del Quattrocento. 

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