Cultura

«Da #Pechino a Masterchef vi porto Brescia nei cult della tv»

La carriera ventennale del regista Angelo Poli: dai live di Mtv e Ca’ Volo al documentario «I Core»
Sul set. Poli durante «Pechino Express» // FOTO ROGER LO GUARRO
Sul set. Poli durante «Pechino Express» // FOTO ROGER LO GUARRO
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Per scrivere la biografia di Angelo Poli ci vorrebbe un romanzo. Anzi. Per restare in tema andrebbe meglio un documentario, magari girato proprio da lui. Metà della sua vita l’ha trascorsa sui set, a cominciare da quando, appena ragazzino al liceo artistico «Olivieri» di Sarezzo, realizzò con altri studenti un video sul complesso monumentale di San Salvatore e Santa Giulia.

Il regista quarantenne, originario di Gardone Valtrompia, da venti lavora dietro alle telecamere per confezionare alcuni dei programmi più seguiti di due decenni di televisione: dagli storici live di Mtv con Cristian Biondani («indimenticabile quello degli Arctic Monkeys a Valencia: mi portavo anche il montaggio a casa») alla fortunatissima saga del conterraneo Fabio: Ca’ Volo, Italo-Spagnolo e Volo in Diretta («Mi occupavo delle esterne: abbiamo fatto cose incredibili, come quelle volte che abbiamo intervistato Chomsky nel suo ufficio al Mit»).

Il suo curriculum occupa una mezza enciclopedia: ad esempio ha lavorato come mixer video al Processo di Biscardi («ci tengo, mi ha arricchito molto») e si è fatto le ossa con i grandi eventi: «L’ultimo è stato il 40 Years of Armani - racconta -: mi è toccato un ruolo molto tecnico, un po’ al di fuori del mio campo. Ma è stato davvero emozionante lavorare davanti a George Clooney, Di Caprio e Cate Blanchett».  Più di recente è approdato ai seguitissimi format dedicati alla cucina e si è mangiato tutte e cinque le edizioni del reality cult «Pechino Express»

Proprio in questo momento Angelo Poli è chiuso in sala montaggio. «Sto lavorando alle puntate della nuova stagione di "O Mare Mio" con Cannavacciuolo» racconta il regista, che ha preso il vizio del «food». Endemol l’ha infatti blindato anche per le esterne della seconda stagione di «Celebrity Masterchef», che andrà in onda l’anno venturo, ed è ormai un frequentatore assiduo delle celeberrime «Cucine da Incubo», di cui ha girato tre stagioni. Ma procedendo - e neanche troppo - a ritroso il regista è, da cinque edizioni, l’occhio dietro «Pechino Express». Quella da poco conclusa ha consacrato il format fra i più amati della tv, ma pochi sanno che dietro c’è anche lo zampino di un bresciano.

«Nel 2011 - racconta - Magnolia cercava un giovane regista da lanciare per "Pechino" e Lele Biscussi ha fatto il mio nome. Ad oggi ho fatto cinque edizioni e girato quattro finali. È un lavoro a sé, costantemente a contatto con un team internazionale. Ti puoi ritrovare in uno sperduto villaggio del Vietnam per prendere contatti con la popolazione, prima di cominciare a girare: la tv italiana è generalmente molto cinica, ma qui ho imparato come trattare i luoghi e le persone».

Ma ciò che spicca, oltre alla tv, nella carriera di Poli, è la passione per il documentario, per le storie raccontate e in particolare quelle legate alla montagna. «A un certo punto, da valtrumplino doc, ho sentito il richiamo dei monti e mi sono avvicinato al mondo dell’arrampicata e dell’alpinismo». Sono nati così «Rock.X» (2011), pensato come una sorta di puntata pilota di una serie mai partita e, nel 2012, il successivo «I Core, my climbing family», che racconta la vita di Christian Core, campione del mondo di boulder, di sua moglie Stella, pure lei campionessa italiana, e delle loro due gemelline. «È stato un lavoro di squadra - racconta Poli -: un gruppo di cocciuti che ci ha speso tempo ed energie gratis. Di quella squadra facevano parte amici che oggi lavorano ad alti livelli come Gianni Monfredini, Davide Crippa, Marco Manes e Carlo Mauri. Il documentario è finito nel palinsesto di Deejay Tv ed è poi stato trasmesso venti volte, finendo al Trento Film Festival ed allegato ad una collana del Corriere della Sera dedicata alla montagna. È stato un sogno realizzato, un piccolo apice della mia carriera». Accadeva cinque anni fa... «Ma ho un altro colpo in canna - rivela sornione Angelo... e questa volta parliamo di jazz».

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