Da Paolo Sorrentino al corto con gli studenti della Laba

«L’ultimo dell’anno»: titolo in linea con il periodo, quello del cortometraggio presentato nell'aula magna della Libera Accademia di Belle Arti - Laba. Il regista è Fabrizio Provinciali: già assistente alla regia di Paolo Sorrentino ne «La grande bellezza», Provinciali ha diretto il corto prodotto da Laba e curato da Graziano Chiscuzzu, coordinatore del dipartimento di Cinema e Multimedia e co-fondatore di 5e6, società di produzione video di Brescia. A parlare del lavoro è Provinciali.
Fabrizio, com’è stato lavorare con Sorrentino?
«È stata un’esperienza significativa: avevo tanta stima di lui già da prima. Eravamo dieci assistenti. La prima parte del lavoro riguardò il casting, con la ricerca di «facce» per strada, proprio quelle che si vedono alla fine del film. È raro lavorare con maestri di questo calibro e con questa chiarezza di idee».
Ha già visto «È stata la mano di Dio»?
Sì. Sono rimasto sconvolto dalla visione. È un film diverso dai precedenti, con una forza dirompente dal punto di vista emotivo e delle immagini, che mi sono tornate in mente per tutta la notte. L’ho visto quindi una seconda volta e mi ha travolto nuovamente. Lo trovo esilarante e tragico.
«L’ultimo dell’anno» parla delle gabbie degli stereotipi e dei ruoli familiari. Da dove è nata l’idea?
«Da una foto di una madre e di un figlio. Stavo cercando immagini di famiglia e la ricerca si è intrecciata con l’esperienza del lockdown. Ho pensato a tutte le persone che si sono ritrovate a interpretare nuovamente il ruolo dell’adolescente a casa dei genitori e a quelle che sono rimaste a vivere con loro per sempre. "Chissà com’è la loro vita?", mi sono chiesto. È un tema interessante, quello della difficoltà a svincolarsi dalle madri e dai padri».
Come ha impostato il lavoro con la Laba?
«Rispetto a quando lavoro normalmente, tutto si è svolto con la presenza degli studenti. Dopo aver esposto il tema al produttore, l’ho presentato a loro, che hanno partecipato a tutte le fasi con i docenti (che hanno svolto il lavoro di direttori della fotografia e dei lavori), insieme con il cast esterno. Hanno così assistito e partecipato a tutte le decisioni, dalla caratterizzazione dei personaggi ai costumi, dando un contribuito fondamentale sul set, riarredando una casa e facendo un grande lavoro di scenografia».
Il cast del corto è importante: Milvia Marigliano, Christian Giroso e Astrid Casali. Come li ha scelti?
«Mi ha aiutato Chiara Polizzi, la casting director: letta la sceneggiatura, abbiamo iniziato a proporre nomi. Io non conoscevo personalmente questi tre attori, li ho scoperti lavorandoci. E quando ho visto Milvia Marigliano ho capito che la protagonista doveva essere lei. Se avesse rifiutato non avrei potuto fare il corto! Per fortuna s’è appassionata molto alla sceneggiatura, così come Giroso e Casali, che hanno sposato il piccolo progetto dandogli moltissimo».
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