Cosetta Zanotti: Tipù, dalle palafitte Sebine alla Valcamonica

Si fa un tuffo indietro nel tempo, alla vita che animava le sponde di molti laghi nel Neolitico, seguendo le avventure della protagonista dell’ultimo libro di Cosetta Zanotti, «Tipù delle palafitte» (San Paolo, 80 pagine, 10 euro), una storia per lettori dai 7 anni. Ripercorrendo il viaggio di Tipù dal suo villaggio sulle palafitte, sulle rive del lago, si raggiunge il misterioso popolo che incide disegni sulle rocce della Valle Camonica, che per millenni ha lasciato sulla pietra le tracce della sua presenza e dei suoi riti. Tutto accade quando il padre della bambina parte per una battuta di caccia con gli Uomini dei Segni, che abitano sulle montagne; Tipù si inoltra di nascosto nella foresta per la sua personalissima caccia, quella di piante e pietre con cui creare i colori. Inizia così una fuga rocambolesca e una straordinaria avventura di crescita e di coraggio a cui si intrecciano temi come il legame con la famiglia, l’amicizia, la lealtà ed il rapporto con la natura.
Come è nata l’idea di questa nuova storia? C’è un punto sulle colline che dominano il lago d’Iseo dove mi piace andare a pensare. È uno di quei luoghi nei quali riesco a mettermi in ascolto e lo sguardo spazia lasciando liberi i pensieri. Un giorno mi sono trovata a chiedermi come avrebbe potuto un bambino della preistoria guardare quel paesaggio maestoso...
Tipù è una bambina curiosa e «anticonformista»? Creare il protagonista di una storia è come osservare un nuovo universo che viene lentamente alla luce. Mano a mano ci lavoravo vedevo crescere il personaggio di una bambina con tanti desideri e tanti sogni. Tipù pensa di vivere nella modernità, proprio come le bambine e i bambini del nostro tempo.
Nasce in una famiglia originale, quale non lo è? Ha una nonna quasi magica, un nonno che racconta antiche storie, una mamma che ha fatto scelte fuori dal coro ed un padre che ha come fratello un vero lupo, Lunamozza. Figure che non prevaricano una sull’altra, ma camminano fianco a fianco, un grande esempio per Tipù che ha il desiderio di emanciparsi e non essere rinchiusa in ruoli predefiniti. Infatti, più che macinare il grano sulla pietra, ama mescolare i colori dando voce alla sua creatività.
Accanto al lavoro di fantasia c’è stato anche un attento lavoro di ricerca e di verifica degli elementi storici? La storia è nata da un puntuale confronto con Paolo Medici, archeologo al Centro Camuno di Studi Preistorici, Eliza Winkle, esperta di archeologia sperimentale, e Jennifer Quistini, esperta nella lavorazione del legno, del rame e nell’erboristeria di ArchExp, l’associazione che ha l’obiettivo di avvicinare bambini e adulti all’archeologia e alle tecniche preistoriche. Anche il lavoro dell’illustratrice, Francesca Carabelli, si è nutrito di questo confronto. Sono molti i temi toccati in questa avventura di crescita: molto importante è anche quello del saper ascoltare.
La storia vuole offrire uno stimolo interessante ai bambini di oggi? Tipù nel suo viaggio impara ad ascoltare: se stessa e il proprio cuore, ma anche gli altri. Ha fatto sue le storie che le ha raccontato il nonno e che per lei, persa nella foresta, saranno come un manuale di sopravvivenza. Presto impara ad ascoltare anche la natura che la circonda scoprendo che, allora è vero, c’è una profonda connessione tra tutti gli esseri viventi.
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