Cultura

Cormoran Strike, Dracula e gli altri: cosa leggere a ottobre

Inizia l’autunno e con lui la spooky season: cosa leggere sotto le coperte, dall’ultimo romanzo di J.K. Rowling al nuovo romanzo di Elizabeth Strout in cui si incontrano Olive Kitteridge e Lucy Barton
Leggere in autunno
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Ottobre, spooky season al via. E con lei la stagione delle letture cupe che però, se affrontate sotto una calda coperta, sanno scaldare l’animo. E così partono le recensioni dei giornalisti e delle giornaliste della redazione, con un consiglio di lettura che piacerà a chi ama i polizieschi piovigginosi ambientati nelle città inglesi: qualcuno infatti non ha voluto attendere l’uscita in Italia dell’ultimo romanzo di J.K. Rowling sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith, leggendo in anteprima «The Hallmarked Man», ottavo capitolo della saga di Cormoran Strike e Robin Ellacott. Ma non ci sono solo le letture specificamente autunnali: i libri consigliati sono come sempre diversi e sfaccettati, un po’ per tutti i gusti.

«L’uomo marchiato»

Di Robert Galbraith

(Salani, 2025, 26,90 euro)

La copertina di L'uomo marchiato
La copertina di L'uomo marchiato

Robert Gailbraith non sbaglia un colpo. Anzi. Se possibile l’ottavo capitolo della saga dedicata a Cormoran Strike (e Robin Ellacott, of course) è un passo avanti ai precedenti. Ma d’altronde, dai tempi di Harry Potter, l’ineffabile J. K. Rowling ci ha abituati alla sua incomparabile inventiva e alle prodezze di giocoleria con cui da sempre è in grado i tenere in equilibro storie, filoni narrativi, personaggi e biografie. Poteva limitarsi al maghetto, ma ha scelto di non sedersi sui miliardi dando vita, sotto pseudonimo, a un’altrettanto epica avventura. Da «Il richiamo del cuculo» in avanti ha dato alle stampe otto volumi in dodici anni, con incremento esponenziale delle pagine annesso. «L’uomo marchiato», in uscita per Salani il prossimo 11 novembre, ne conta esattamente 1088. L’abbiamo letto in anteprima, incapaci di resistere alla tentazione di tornare a immergerci nell’immaginario british e di ritrovare i due detective ancora scossi dopo l’incontro (scontro) con la Universal Humanitarian Church.

Difficile entrare nei meriti del romanzo, in lingua originale «The Hallmarked Man», scansando il rischio di spoiler, sempre poco graditi quando si parla di gialli. Ciò che si può e si deve dire è che Rowling riesce nell’impresa, non da poco, di allestire una doppia caccia: al killer – forse un rapinatore, probabilmente un massone –, ma pure alla vittima, visto che nessuno sa di chi si tratti, ma le ipotesi si concentrano su almeno tre, poi quattro, persone. Il cadavere, infatti, viene ritrovato mutilato e marchiato nello scantinato di un negozio di argenteria massone, proprio accanto alla Freemasons’ Hall. È una sorta di enigma della camera chiusa, visto che sembra impossibile ricostruire come i killer siano arrivati nella sgangherata boutique. Strike e Robin si trovano a districare una matassa che si ingarbuglia sempre più, ma si trovano allo stesso tempo alle prese col groviglio dei loro sentimenti e delle loro vite personali.

Proprio da un dettaglio intimo s’avvia il romanzo, con la scrittrice britannica che dalla prima pagina setta il mood di questo libro, in cui le dinamiche d’indagine sono controbilanciate quasi equamente dalle evoluzioni del cuore. Riusciranno i due detective a trovare la chiave del mistero che avvince le rispettive inclinazioni e sentimenti? È anche questa la domanda che spinge a divorare le pagine a velocità record, oltre al piacere di imbarcarsi in un’indagine complessa, dalle ramificazioni inaspettate ma sempre credibile. Di più non si può, senza svelare il mistero, se non buona lettura.

Ilaria Rossi, redattrice Cronaca

«Dracula»

Di Bram Stoker

(Feltrinelli Universale Economica, i Classici, 2015, 11 euro)

La copertina di Dracula
La copertina di Dracula

Una lettura davvero, davvero perfetta per ottobre. Di certo non una novità, ma un classico da recuperare, se non lo si è già letto. «Dracula» di Bram Stoker è il romanzo gotico per eccellenza e una tra le letture spooky per antonomasia. Pubblicato nel 1897, racconta la paura e il soprannaturale con lentezza e precisione. E il freddo autunnale emerge denso dalle pagine.

Dalla Transilvania a Whitby, nello Yorkshire, e fino alla Londra vittoriana che si affaccia alla modernità, la storia segue l’arrivo del conte in Inghilterra: una nave nella nebbia, un porto silenzioso, un essere maligno che attraversa il mare. Stoker aveva visitato davvero Whitby e ne aveva colto l’atmosfera sospesa tra il sacro e il misterioso: l’abbazia in rovina, le lapidi sul mare, il vento freddo e costante che si mischia alla pioggerella della costa…

Il romanzo alterna lettere, diari e ritagli di giornale, come un’inchiesta sul soprannaturale. Mina Murray, la moglie del giovane protagonista (l’avvocato Jonathan Harker), emerge tra i personaggi per la sua mente lucida e coraggiosa, simbolo di una modernità che prova a spiegare l’inspiegabile. La scrittura è lenta, visiva, sensoriale: fa percepire la salsedine, il rumore del mare, il profumo della foresta e lo scricchiolare di un vecchio castello. Ecco perché «Dracula» rimane una lettura d’atmosfera ideale per chi ama i classici, ma anche per chi cerca letture che facciano ombra anche alla luce del giorno. Consigliata anche la lettura-ascolto in audiolibro.

Sara Polotti, redattrice Web

«Raccontami tutto»

Di Elizabeth Strout

(Traduzione di Susanna Basso, Einaudi, 2025, 288 pp., 19,50 euro)

La copertina di Raccontami tutto
La copertina di Raccontami tutto

Controllo di vicinato emotivo, sulle colline del Maine. A Crosby, mentre si prepara uno splendido foliage, Elizabeth Strout fa incontrare le eroine dei suoi libri precedenti, Lucy Barton, la scrittrice di New York che durante il Covid si è rifugiata in campagna e ha deciso di restarci; e Olive Kitteridge, che ormai novantenne vive in casa di riposo.

Ad accomunarle – e questo farà scattare una rispettosa amicizia tra loro – il gusto di osservare «le vite degli altri» e di raccontare. Non per amore del pettegolezzo, ma per sincero desiderio di indagare i percorsi del destino di esistenze silenziose, ignorate, votate all’oblio. E con esse, la meraviglia del loro dipanarsi spesso dettato più dal caso che dalla scelta, da osservare con rispetto e stupore come si fa con gli alberi che virano al rosso regalando paesaggi d’incanto.

Lucy e Olive osservano e si raccontano, e la vita del villaggio pare ruotare attorno alla figura di Bob Burgess. Amico di entrambe, intreccia con Lucy una consuetudine di incontri sul fiume che sfiora l’amore platonico. Si accolla le tensioni della moglie ministra della chiesa locale in conflitto con i parrocchiani, e il dolore del fratello che attraversa un pesante lutto. Da ex avvocato, accetta la difesa di un uomo accusato di aver ucciso la madre, scomparsa e ritrovata cadavere nel lago. Eventi da cui si allargano, come cerchi nell’acqua, tutte le altre storie del microcosmo di Crosby.

La parola, il racconto, salva queste «vite ignorate» che qui come in ogni parte del mondo trascorrono senza lasciare traccia. «Storie fatte di solitudine e di amore - quelle raccolte da Lucy – e dei piccoli legami che stringiamo nel mondo, se siamo fortunati». E non è un caso che tra le pagine torni come un ritornello il ricordo tragico del Covid con il suo isolamento forzato.

Strout ci regala anche lei le sue storie di provincia, che la sua scrittura leviga e fa splendere come pietre preziose. E non importa se a guardar bene ci accorgiamo che in fondo sono pezzi di vetro. Non è questo il punto. «Il punto è la gente, ciascuno con la sua vita. È questo il punto».

Giovanna Capretti, vicecaposervizio Cultura

«La ricreazione è finita»

Di Dario Ferrari

(Sellerio, 2023, 16 euro)

La copertina di La ricreazione è finita
La copertina di La ricreazione è finita

Inizia come un favoloso elogio dell’inconcludenza di un trentenne praticamente inoccupato e finisce come una poderosa presa di coscienza. Ha un piglio originale ed uno stile (quasi sempre) convincente «La ricreazione è finita», romanzo con cui Dario Ferrari entra a gamba tesa nel mondo della ricerca accademica, svelandone nevrosi, storture e – soprattutto – derive grottescamente autoreferenziali dei cosiddetti «baroni».

Marcello è – appunto – un trentenne laureato in Lettere che vive senza uno scopo, tra routine a costo quasi zero, lavoretti e una fidanzata eternamente sul pezzo. Un destino cui, con una spintarella motivazionale paterna, prova a sfuggire assicurandosi un posto da ricercatore che, in teoria non dovrebbe spettargli. Si trova così, suo malgrado, a svolgere – su indicazione del professor Sacrosanti, nume tutelare dell’ateneo – una ricerca sull’opera di Tito Sella, strano caso di terrorista-scrittore. Una missione delicata, ma che serve a Marcello per emanciparsi (anche grazie ad un soggiorno a Parigi) dall’indolenza che lo attanagliava. Salvo poi scoprire un qualcosa di spiazzante, che regala un finale degno di nota.

Ne risulta un volume dal ritmo, magari in certe parti, un po’ troppo lento, ma comunque intenso, che si riscatta ampiamente nelle pagine conclusive. Aprendo squarci di terrore per ogni aspirante dottorando di ricerca in materie letterarie. Un’aspirazione che, se leggerete questo libro, imparerete a maneggiare con cura.

Rosario Rampulla, vicecaporedattore

«Magnifico e tremendo stava l’amore»

Di Maria Grazia Calandrone

(Einaudi, 2024, 20 euro)

La copertina di Magnifico e tremendo stava l'amore
La copertina di Magnifico e tremendo stava l'amore

In «Magnifico e tremendo stava l’amore» Maria Grazia Calandrone racconta una vicenda ispirata a un fatto reale: Luciana Cristallo, dopo anni di violenze domestiche, nel gennaio del 2004 uccide l’ex marito Domenico e ne getta il corpo nel Tevere, in questo aiutata dal nuovo compagno Fabrizio. Più che il delitto, l’autrice indaga le zone oscure dell’amore e della dipendenza affettiva, la trasformazione del sentimento in prigione, la sottile linea che separa vittima e carnefice.

La scrittura, fortemente lirica, intreccia cronaca e poesia, uno stile di grande forza espressiva, che restituisce intensità e compassione, ma rischia talvolta di appesantire la lettura trasformando il dolore in elegia. Opera inquieta, «Magnifico e tremendo stava l’amore» conferma la capacità di Calandrone di fondere realtà, poesia e indagine psicologica. È un racconto potente sul lato oscuro dell’amore, una riflessione profonda su quella forza primordiale, capace di creare e distruggere, magnifico e tremendo insieme.

La vicenda ha anche un risvolto sociale importante: Luciana e Fabrizio furono assolti dall’accusa di omicidio volontario, dopo un processo che riconobbe come decisiva la lunga storia di violenze subite dalla donna e le tante denunce inascoltate. Solo cinque anni più tardi dall’assoluzione definitiva, nel 2019 sarà introdotto in Italia il Codice Rosso, che secondo Calandrone, avrebbe probabilmente salvato la vita di Domenico: lasciata sola nella sua disperazione, Luciana trovò nella paura la forza di colpire l’ex marito con dodici coltellate. E salvarsi la vita.

Salvatore Montillo, redattore Teletutto

«Breve storia eretica della musica classica»

Di Alessandro Baricco

(Feltrinelli, 2025, 17 euro)

La copertina di Breve storia eretica della Musica Classica
La copertina di Breve storia eretica della Musica Classica

Appartengo a una nicchia: coloro che apprezzano più il Baricco saggista del Baricco romanziere (eccetto «Seta», la cui brevità è inversamente proporzionale alla grandezza). La «Breve storia eretica della Musica Classica» (Edizioni Feltrinelli) ne offre una conferma limpida. Un libretto agile e chiaro fino alla meraviglia, nel quale l’autore conduce per mano il lettore, facendo risuonare le note senza bisogno di acustica. Un formato extra large dei suoi «Seminari della Tempesta», raccontando al meglio quanto altri riescono soltanto a sottendere. Baricco è il Virgilio del Dante che è in ciascuno di noi. E se in «Netx» e «I barbari» e «The Game» ha cavalcato perfettamente il crinale d’onda tra l’inedito e lo scontato, tra ciò che non c’era ancora e quanto di lì a un palmo sarebbe diventata cosa nota, con questo libro egli si colloca spazialmente nel passato e trasforma in narrazione una storia tuttora attuale, pur se circoscritta a un pubblico che definire «colto» non è imperizia. E mentre si legge e si impara come in una piccola porzione di Europa, tra la metà e la fine del Settecento, trovarono «dentro di sé un punto di equilibrio, una soglia di maturità, un’idea di perfezione», il viaggio che si compie è universale, all’esterno e pure all’interno, verso quella dimensione intima che la musica ispira e a cui la musica dà voce senza bisogno di parola.

Lettura vivamente consigliata dunque, in particolare per coloro che dei musicisti ha la considerazione che ne aveva Oscar Wilde («Strani esseri, ti vorrebbero perfettamente muto quando tu vorresti essere perfettamente sordo»), ma – al pari di Tolkien – ritiene la musica l’immagine più prossima dell’atto di creazione, la trama e l’ordito di qualsiasi cosmogonia.

Giorgio Bardaglio, vicedirettore

«Storia confidenziale dell’editoria italiana»

Di Gian Arturo Ferrari

(Marsilio, pp. 368, 19 euro, e-book 8,99 euro)

La copertina di Storia confidenziale dell'editoria italiana
La copertina di Storia confidenziale dell'editoria italiana

Che grande avventura può essere un mestiere. E in quale appassionante viaggio –  professionale, culturale, umano - Gian Arturo Ferrari conduce il lettore nel suo «Storia confidenziale dell’editoria italiana».

Alle origini dell’editoria libraria italiana del Novecento ci sono i «gemelli» nemici Angelo Rizzoli e Arnoldo Mondadori, e già il racconto, irriverente e insieme ammirato, avvince. Ma poi la storia si fa in gran parte autobiografica, perché Ferrari, dopo essere stato docente universitario di Storia del pensiero scientifico con un piede nell’editoria, decide di saltarci dentro con entrambi e di dedicarsi completamente al fare i libri, fino a diventare direttore generale della divisione Libri Mondadori (dal 1997 al 2009).

Così quello che comunque rimarrà «il prof» può raccontare dal suo personale, privilegiato punto di osservazione (e, prima ancora, di azione) scelte felici e fallimenti inattesi, trasmettendo il brivido di chi è sempre in bilico tra «Dio e Mammona». Perché «l’editoria, più dell’accademia, più del giornalismo, è il cuore pulsante della vita intellettuale di un paese. Senza sdilinquimenti però, la stella polare resta il successo. Concreto, misurabile».

Moltissimi destini s’incrociano nelle pagine di questa Storia, che tra l’altro ricorda o svela retroscena dei libri che abbiamo letto (per esempio la rischiosa pubblicazione di I versi satanici di Salman Rushdie) e aspetti di scrittori e editori (compreso, ovviamente, Silvio Berlusconi). Non mancano polemiche e battaglie, di cui Ferrari scrive con vivacità, ironia e schiettezza. La stessa schiettezza che si ritrova nella descrizione delle caratteristiche necessarie a chi voglia intraprendere il suo stesso mestiere, e che qualche giovane lettore potrà prendere come una serie di buoni consigli: «La passione per i libri, meglio se cieca, è il primo imprescindibile requisito. Opportuno poi che posseggano una solida formazione culturale, che abbiano alle spalle studi severi. Per dimenticarli. (…) Meglio se si guadagnano da vivere con il loro lavoro (…). Infine è apprezzato un tratto di originalità (uno o pochi, non tutti), l’editoria non è un mestiere impiegatizio e gli autori, che in fatto di originalità non sono secondi a nessuno, si trovano meglio con anime che sentono gemelle».

Francesca Sandrini, vicecaposervizio Cronaca

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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