Coreografie che lasciano a bocca aperta in Pinacoteca, Capitolium e Museo di Santa Giulia
Dopo l’anteprima di gennaio in occasione dell’inaugurazione della Capitale della Cultura, le Microdanze di Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto sono sbarcate ufficialmente a Brescia, nei luoghi più significativi della vita culturale della città. Il 3, il 4 e il 5 marzo sono le giornate che vedono in scena - itineranti - undici coreografie di altrettanti artisti e artiste che, su invito di Fondazione Brescia Musei, riempiono performativamente Pinacoteca, Capitolium e Museo di Santa Giulia.
Dal minimalismo elegantissimo di «Inside» di Norge Cedeno Raffo si passa al quasi-teatro-danza di Roberto Tedesco (che in scena in Capitolium una scena bianchissima di sensibilizzazione ecologica), per immergersi nelle attesissime opere di Diego Tortelli (bresciano) e Angelin Preljocaj (star della danza contemporanea).
L’opera di Tortelli, «Yes, yes…» era precedentemente andata in scena nella Basilica di San Salvatore. Stavolta i ballerini luccicanti (e sopraffini) si sono esibiti in un luogo più minimale, la White Room del Santa Giulia, lasciando di nuovo a bocca aperta il pubblico. Numerosissimo, peraltro: le Microdanze sono andate in scena su due percorsi e in numerose repliche (ognuna per 25 o 50 persone) registrando il tutto esaurito.
La Domus dell’Ortaglia ospita «Eppur si muove» di Francesca Lattuada (fornendo un’anima vivissima all’archeologia); l’Auditorium Santa Giulia «Platform02» di Ina Lesnakowski (l’altra volta visto nel Coro delle Monache, con la piramide geometrica che guida i passi del danzatore in scena); e così via.
Il pezzo di Preljocaj arriva verso la fine del percorso A: si tratta di «Near life experience», che si è spostato dalla Pinacoteca al Coro delle Monache. Il percorso B, quindi, presenta altre cinque coreografie. Chi aveva assistito alle anteprime ha avuto un punto di vista privilegiato, constatando la potenza del luogo sulle coreografie e l’influenza delle coreografie sul luogo, assistendo con i propri occhi a come gli spazi e i lavori cambino a seconda di dove avviene la performance.
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