Classico contemporaneo: la danza di Spellbound ha stregato Brescia
C’era grande attesa per la serata di celebrazione dei trent’anni dello Spellbound Contemporary Ballet, compagnia italiana fondata nel 1994 da Mauro Astolfi e Valentina Marini che mercoledì 27 novembre ha fatto tappa al Teatro Grande di Brescia con «Recollection of a falling». Gli applausi finali – due, come le performance andate in scena – sono stati sinceri e scroscianti, sintomo di un apprezzamento profondo.
D’altra parte Spellbound ha già nel proprio nome la sua identità: «contemporary ballet», «balletto contemporaneo». La neoclassicità è un elemento che piace sempre molto al pubblico, e in effetti il secondo lavoro presentato, «Daughters and angels» di Mauro Astolfi, mostra bene come la danza contemporanea possa raccontare una storia tanto quanto il balletto classico.
Streghe, boschi e sovversione

La storia, in questo caso, si è svolta al di qua e al di là di un immenso drappo nero che grazie al movimento si fa nebbia, oscurità, nube, grotta, mantello e nascondiglio. La sensazione è quella di trovarsi in un bosco a notte fonda, ma anche in una situazione di pericolo, di disagio, dove è però in atto una rivoluzione sommersa.
Come lo stesso Astolfi ci aveva raccontato in un’intervista, l’ispirazione sono le streghe, o quelle che così venivano definite da uomini timorosi del loro sapere. Ci sono dunque le accuse, i tentativi di bavaglio, la violenza fisica e psicologica, ma anche l’elegante capacità delle donne di fare rete sommersa e di soverchiare le consuetudini. Tutto questo in danza: i nove ballerini e ballerine di Spellbound si esibiscono qui in assoli, passi a due e scene corali, sfruttando i loro corpi anche per creare gli effetti visivi e speciali con il drappeggio scenografico.
Fisicità orchestrata

Prima del lavoro di Astolfi, la compagnia ha interpretato l’opera di un altro coreografo tra i più apprezzati in Italia. Jacopo Godani ha creato per Spellbound «Forma mentis», performance quasi virtuosistica che ha il merito di mostrare alla platea il gusto della contemporaneità coreutica. Che è audace, ma non per forza cervellotica.
In scena con i danzatori c’era anche il musicista Sergey Sadovoy: la sua fisarmonica ha suonato una musica di Ulrich Müller sfaccettata: un po’ filmica, un po’ boschiva, a tratti da videogame. Anche la danza fluida ma tecnicamente classica di Godani ha conquistato la platea.
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