Cinema

Questa attrice è la prossima Scarlett Johansson, ma non esiste

Cristiano Bolla
Tilly Norwood, creata con l’intelligenza artificiale, scuote Hollywood: volto giovane, occhi chiari, sorriso perfetto. La novità è stata presentata nei giorni scorsi, ma molti attori si sono già esposti contro di «lei»
L'attrice Tilly Norwood, creata con l'intelligenza artificiale
L'attrice Tilly Norwood, creata con l'intelligenza artificiale
AA

Un volto giovane, occhi chiari, sorriso perfetto. Scorrendo Instagram potresti pensare a una nuova attrice pronta a conquistare il grande schermo. Invece Tilly Norwood non esiste: è la prima«attrice creata interamente con l’intelligenza artificiale. A generarla è stata Eline Van der Velden, attrice e comica olandese che ha deciso di spingersi oltre la tecnologia tradizionale fondando Xicoia, un nuovo studio dedicato alla nascita di star digitali. Il debutto ufficiale è arrivato al Zurich Summit, la sezione industry del Zurich Film Festival, dove Van der Velden ha presentato la sua creatura come un esperimento di storytelling e intrattenimento del futuro.

Sui social

Tilly, però, non è un’idea astratta. Ha già una presenza social ben curata: profili su Instagram, TikTok e YouTube, dove pubblica selfie, reel e piccoli dietro le quinte come una vera professionista dello spettacolo. A luglio ha persino “annunciato” con entusiasmo il suo primo ruolo in uno sketch comico dal titolo «AI Commissioner», scrivendo ai suoi follower: «Non posso crederci… il mio primo ruolo è online! […] Sono così emozionata per quello che arriverà». La sua creatrice ha spiegato che l’ambizione è quella di costruire una vera carriera digitale: «Vogliamo che Tilly diventi la prossima Scarlett Johansson o Natalie Portman, questo è l’obiettivo di ciò che stiamo facendo».

Dietro l’operazione c’è un obiettivo chiaro: esplorare le potenzialità dell’IA nella creazione di personaggi realistici e monetizzabili, dalla recitazione alle campagne pubblicitarie. E a sorpresa, l’industria ha risposto con interesse. Van der Velden ha spiegato che inizialmente, a febbraio, molti studi e dirigenti erano scettici, ma stando alle sue dichiarazioni riprese dalle testate internazionali la musica è cambiata: «A febbraio ci dicevano: “No, non succederà mai”. Poi, a maggio, hanno iniziato a dirci: “Dobbiamo fare qualcosa con voi”». Oggi diverse agenzie stanno valutando di firmare un contratto con Tilly, evento che la trasformerebbe di fatto nella prima attrice sintetica ufficialmente rappresentata da agenti di Hollywood.

Polemiche

Ma l’idea di dare un agente a un personaggio che non respira ha scatenato un’ondata di reazioni indignate. La più diretta è arrivata dell’attrice Emily Blunt, candidata all’Oscar per «Oppenheimer»: durante un’intervista con Variety, alla notizia della nascita di Tilly ha reagito senza mezzi termini. «Mi delude? Non so bene come rispondere, se non dicendo quanto tutto questo sia terrificante. Dai, agenzie, non fatelo. Per favore smettetela. Non portate via la nostra connessione umana».

Durissima anche Melissa Barrera, che su Instagram ha scritto: «Spero che tutti gli attori rappresentati da quell’agenzia la mollino. Che schifo». E se Lukas Gage ha scelto l’ironia – «È stata un incubo con cui lavorare! Non riusciva a entrare in scena ed era sempre in ritardo!» – il tono resta di preoccupazione per un’industria che sembra pronta a sostituire persone con algoritmi.

Di fronte alla bufera, Van der Velden ha provato a chiarire le sue intenzioni con un comunicato: «A chi ha espresso rabbia per la creazione del mio personaggio AI, Tilly Norwood, voglio dire che non è una sostituta di un essere umano, ma un’opera creativa, un pezzo d’arte. […] Vedo l’IA non come un rimpiazzo per le persone, ma come un nuovo strumento, un nuovo pennello. Così come l’animazione, la marionettistica o la CGI hanno aperto nuove possibilità senza togliere valore alla recitazione dal vivo, l’IA offre un altro modo di immaginare e costruire storie».

E ancora: «Creare Tilly per me è stato un atto di immaginazione e artigianato, non diverso dal disegnare un personaggio, scrivere un ruolo o modellare un’interpretazione. Rappresenta sperimentazione, non sostituzione». Parole che cercano di calmare le acque, ma non bastano a dissipare i dubbi etici: cosa significa per chi vive di recitazione competere con “colleghi” sintetici? Come tutelare i diritti d’immagine di persone reali se i volti vengono generati mescolando tratti esistenti? E cosa resterà del rapporto emotivo fra attore e pubblico?

Per ora, Tilly Norwood è soprattutto un esperimento mediatico che mostra quanto velocemente l’IA stia entrando nel cuore dell’industria audiovisiva. Non è una vera attrice – mancano vita, esperienza, sensibilità – ma potrebbe diventare un nuovo strumento creativo per produzioni a basso costo o per contenuti digitali rapidi e personalizzati.

Il futuro dirà se sarà ricordata come la prima «diva sintetica» a conquistare Hollywood o come un tentativo destinato a rimanere una curiosità tecnologica. Di certo il dibattito è appena cominciato.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Suggeriti per te

Caricamento...
Caricamento...
Caricamento...