Ladyhawke torna a Soncino e festeggia 40 anni con una rievocazione
A Soncino, questo fine settimana, l’aria è densa di fumo di bracieri e di profumi antichi. Per due giorni la Rocca sforzesca ha abbandonato il silenzio dei mattoni e si è trasformata in un borgo vivo, popolato da dame e cavalieri, artigiani e animali simbolo di un Medioevo non solo immaginato ma filologicamente ricreato.

Sabato 4 e domenica 5 ottobre la Confraternita del Dragone e Corte XIII secolo hanno riportato indietro di secoli il cuore del borgo, aprendo un viaggio che non è stato solo storico ma anche cinematografico: quest’anno, infatti, la rievocazione ha celebrato i quarant’anni di «Ladyhawke», il film hollywoodiano del 1985 che ha scelto proprio Soncino come una delle sue location e che ha reso la Rocca un piccolo pezzo di storia del fantasy su grande schermo.
Medioevo
Chi ha varcato il ponte levatoio si è trovato immerso in un grande accampamento medievale. Tante le scene di vita quotidiana: fuochi accesi sotto pentoloni di rame dove sono state cotte zuppe e carni; banchi di fabbri che hanno forgiato ferro rovente e hanno attizzato la brace con grandi mantici; mercanti che hanno mostrato pelli e trappole da caccia, alchimisti circondati da ampolle e vasi di spezie; scrivani chini su pergamene illuminati da candele e tanto altro.

Ovunque si sono viste lanterne, scudi, selle e armi, e un brulichio di costumi curati nei dettagli, tra mantelli pesanti, cappucci e croci araldiche. Non sono mancati falchi e barbagianni che i falconieri hanno mostrato con orgoglio ai visitatori, così come un «discendente» del lupo nero, richiamo diretto alla leggenda dei protagonisti del film. Dai camminamenti la vista si è aperta su un cortile gremito di pubblico e rievocatori, tra risate, musiche di menestrelli e giocolieri che hanno divertito anche i più piccoli con bolle di sapone e giochi di piazza.

L’atmosfera è stata intensa e partecipata, e di notte è diventata ancora più suggestiva grazie al calore delle torce e delle fiamme sulle mura. Il cuore della celebrazione, come anticipato, è stato dedicato a «Ladyhawke», con una mostra che ha raccolto foto di scena, costumi e memorabilia legati al film, compresi copioni e vecchie edizioni della colonna sonora. Molti visitatori hanno potuto rivedere le immagini di Michelle Pfeiffer e Rutger Hauer nei panni di Isabeau e Navarre, tornare con la memoria alla maledizione che li separa – lei falco di giorno e donna di notte, lui lupo di notte e uomo di giorno – e scoprire che proprio qui sono state girate alcune sequenze, ascoltando il racconto di quei giorni da parte di chi ha preso parte alle riprese come comparsa.
Cult
Sabato sera inoltre, la compagnia La Gilda delle Arti ha portato in scena momenti chiave della trama, regalando al pubblico un frammento di cinema sotto le torri della Rocca. Un evento speciale che certifica ancora di più lo status di cult del film, uscito nel 1985 e diretto da Richard Donner – già regista di classici come «Superman» e «Arma letale».
«Ladyhawke» è diventato un fantasy imprescindibile nel tempo, al pari di «La storia infinita» (e «Fantaghirò», per gli italiani) per diversi motivi: la fotografia visionaria firmata da Vittorio Storaro, capace di dare ai castelli italiani un’aura gotica e senza tempo; il carisma di Rutger Hauer (indimenticabile in «Blade Runner», ma anche qui) e la grazia di Michelle Pfeiffer, allora agli inizi di una carriera folgorante; l’uso di una colonna sonora atipica, con innesti elettronici e rock prodotti da Alan Parsons che ancora oggi hanno diviso e affascinato il pubblico.

Ma soprattutto, il film ha lasciato un segno perché ha raccontato un amore impossibile con il fascino cupo e romantico di una favola medievale adulta. Per Soncino, sapere che la propria Rocca ha fatto parte di questo immaginario globale è ancora oggi un evidente motivo di orgoglio, trasparso anche dalla cura messa nella rievocazione: non solo una festa in costume, ma un atto di memoria culturale e cinematografica.
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