Cinema

Beatrice Sandri sogna Quentin Tarantino: sulla Rai il suo primo film

L’attrice bresciana è al suo primo ingaggio: domenica 3 novembre alle 21.30 sarà in «Questione di stoffa» con Pierpaolo Spollon e Kabir Bedi, mentre l’anno prossimo in una serie crime
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Da Brescia alla RAI per il cinema
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Beatrice Sandri ha 26 anni, quasi 27. È cresciuta tra San Polo e il quartiere don Bosco, ha studiato al Calini ed è brescianissima. Da qualche tempo vive però a Roma: trasferimento quasi necessario per la professione che ha scelto. Sandri è infatti un’attrice e proprio in questi giorni si trova sulla rampa di lancio della sua carriera: domenica 3 novembre su Rai 1 andrà in onda il film che la vede come protagonista insieme a Pierpaolo Spollon.

Si intitola «Questione di stoffa» e fa parte della serie «Purché finisca bene», prodotta dalla Rai dal 2014. Oltre a Pierpaolo Spollon con lei sullo schermo ci sarà Kabir Bedi, tra gli altri. Un cast importante che, ci racconta, l’ha supportata e guidata, come ci ha raccontato in questa intervista.

Beatrice: ora vive a Roma, ma è nata e cresciuta a Brescia. Cos’ha studiato?

In realtà tutt’altro. Prima ho fatto il liceo scientifico Calini, poi all’università ho scelto Management per l’arte, un po’ spinta dai miei genitori (che ora sono i miei primi fan). Ero a Milano ed è lì che ho iniziato a studiare recitazione in un corso per dilettanti. Mi hanno sempre appassionato le arti performative. Terminata l’università mi sono iscritta all’Accademia d’arte drammatica Nico Pepe a Udine e poi alla Shakespeare School di Torino. Ora vivo a Roma, faccio tanti provini e tanti callback.

Beatrice Sandri sul set
Beatrice Sandri sul set

Ora iniziano ad arrivare i primi ruoli importanti…

Sì, e oltre a questo film mi hanno presa anche per la serie «Estranei», che uscirà sempre sulla Rai il prossimo anno (una serie crime in quattro puntate ambientata in Emilia Romagna, ndr). In quel caso il ruolo è secondario, invece in «Questione di stoffa» sono la co-protagonista.

Com’è andata?

Benissimo. Mi aspettavo un po’ ciò che è nell’immaginario comune, ovvero un set frenetico con tante persone che corrono e che contribuiscono al prodotto, con tanta collaborazione. E infatti è così. E il fatto di interpretare un ruolo così specifico mi ha permesso di calarmi in una realtà diversa dalla mia e di imparare molto. Rani, il mio personaggio, è una sarta, e così ho potuto sperimentare quell’ambiente. Ma anche gli abiti tradizionali indiani: io ho origini indiane tramite mio nonno, ma non li ho mai indossati e per me è stata tutta un’esperienza nuova.

Quindi un’esperienza molto positiva…

La sensazione che ho provato sul set? Mi sono resa conto che mi stavano pagando per fare ciò che preferisco al mondo. È un lavoro impegnativo, ma anche grazie ai colleghi sul set che mi hanno trasmesso la loro esperienza è andato tutto liscio.

Sullo schermo dunque che vedremo?

Una commedia romantica: Matteo è un ragazzo veneto che lavora nella sartoria di famiglia, ma sogna di disegnare fumetti. Nella stessa via due fratelli indiani aprono un’altra sartoria: Rani, ovvero io, è la figlia determinata di uno dei due. Il suo sogno è lavorare nella moda. Non vado oltre!

Ruolo o carriera dei sogni?

Non sogno l’Oscar: sogno Tarantino.

Nei prossimi cinque anni dove si vede?

Non so, ma spero di trovare ruoli interessanti, magari internazionali. Ecco, partirei dall’inglese e da ruoli molto diversi da me.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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