Ceresoli: «In scena un nudo poetico per parlare di abusi»

Torna a Brescia questa sera (sabato 7 dicembre) alle 20.30 al Teatro Borsoni di via Milano 83, per il Festival Duende del Centro Teatrale Bresciano, il provocatorio «La merda» di Cristian Ceresoli e Silvia Gallerano.
Premiato con il prestigioso Fringe Award nel 2012 e già passato negli anni scorsi nel Bresciano, lo spettacolo è sold out; dalle 20 sarà aperta una lista d’attesa per la messa in vendita di eventuali biglietti di rinunciatari.
Nello spettacolo Gallerano, completamente nuda, dà vita a un monologo potente, un flusso di coscienza pasoliniano per denunciare la società moderna intrisa di patriarcato e ipocrisia. Per i temi trattati e per il nudo integrale, il Ctb ha scelto di vietare lo spettacolo ai minori di 18 anni. Non volendo però rinunciare totalmente alla possibilità di far accostare il pubblico più giovane a un pezzo di teatro così significativo, ha promosso un incontro tra gli autori e i ragazzi, con un reading del testo che si terrà all’Istituto Tartaglia Olivieri. Ne abbiamo parlato con Cristian Ceresoli.
Uno spettacolo come «La merda» è ancora in grado di toccare temi non digeriti come quelli del patriarcato e della violenza di genere?
Ho appena ascoltato al giornale radio le parole del papà di Giulia Cecchettin che ricordava quanto sia necessario intervenire a livello preventivo sulla costruzione di un pensiero critico nella nostra comunità. Penso che l’arte possa avere questa funzione, «La Merda» ce l’ha. È stato scritto nel 2010, ha dovuto migrare in Paese straniero e vincere tutti i premi possibili in un festival internazionale per avere la possibilità di essere portato in giro per il mondo, nei grandi teatri.
Il nudo è ancora in grado di turbare?
Nel 90% dei casi il turbamento non è delle persone che vengono a vedere lo spettacolo. In oltre 700 date in tutto il mondo non abbiamo mai riscontrato episodi di qualcuno che si arrabbiasse o se ne andasse. La nostra proposta è poetica e artistica e prevede il nudo non in modo gratuito o sessualizzato, ma in modo poetico. Oggi, rispetto a 13 anni fa, facciamo ancora più fatica ad accettarlo.
Come valutate il divieto ai minori?
Il divieto è umiliante, per la nostra professione di artisti, ma ancora di più per Silvia Gallerano come donna, che si esprime liberamente e fa una scelta estetica. La nostra non è una proposta pornografica. Nel corso degli anni ci è capitato un grave episodio che ha riguardato materiale video dello spettacolo, acquisito da alcuni siti pornografici. È in corso una causa legale, ma questi contenuti ancora non sono stati eliminati.
Qual ritenete sia l’età giusta per approcciare lo spettacolo?
Dopo la pandemia abbiamo riscontrato un aumento incredibile di pubblico giovane. Abbiamo sempre suggerito la visione a partire dai 13 anni. La protagonista è una tredicenne, che raccontiamo in poesia. I temi trattati riguardano molto da vicino i più giovani, e per questo abbiamo voluto in qualche modo coinvolgerli, con il reading al Tartaglia Oliveri grazie alla collaborazione con Duende Festival e Nadia Busato. Lo spettacolo parla attraverso la satira, si ride, sì, ma di qualcosa che però è molto serio, per questo serve certamente un minimo di preparazione.
Che temi tratterete con i ragazzi?
Sarà un modo per riflettere sul perché a livello preventivo non si può vedere il corpo di una donna. Un corpo che non è erotico, ma è semplicemente una donna che racconta una storia di abuso e di come una serie di maschi – tra cui il padre, i fratelli e i fidanzati – l’abbiano portata ad avere un certo tipo di corpo che si omologa a un modello televisivo mercificato. Abbiamo voluto andare a sentire cosa ne pensano i più giovani perché so – ho anch’io una figlia di sedici anni – che è un argomento che sta loro molto a cuore.
All’estero lo spettacolo è stato accolto con più apertura?
In alcuni Paesi esistono blocchi legati al corpo della donna. In Cina, per esempio, ci hanno chiesto una versione con le mutande. Queste mutande – rido per disperazione – potevano rappresentare il sesso femminile. Il seno nudo quindi sì, ma il sesso nudo no. In Russia il testo è stato censurato, ma grazie all’impegno di una professoressa molto coraggiosa sabato scorso è stato presentato con una lettura all’Università di Mosca.
Sta lavorando su qualcosa di nuovo?
Sto scrivendo un libro, «Masturbazione», che sto presentando al pubblico in forma di reading dal vivo con il titolo di «Mstbz». Vengo da Bergamo, sono cresciuto col mito di Sylvester Stallone e Rocky Balboa, di un maschio iper-performante, prevaricatore, casanova. Quando ho dovuto fare i conti con le donne che ho incontrato nella mia vita ho dovuto cambiare, ma dentro di me c’era una frattura tale che mi ha portato ad ammalarmi gravemente di una forma di depressione maggiore, da cui oggi sono guarito. Il libro è composto da 32 puntate, stiamo cominciando a presentare le prime.
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