Cultura

Capodanno sinfonico con la Brixia Orchestra

Successo al Grande per il concerto di Capodanno della Brixia Symphony Orchestra diretta da Giovanna Sorbi.
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Aprire il sipario sul Nuovo Anno, contemplando l'alba che sorge: quale migliore colonna sonora del «Mattino» di Grieg, per far memoria della vita che vince? Ieri pomeriggio, in un teatro Grande stracolmo, un pubblico rilassato e disponibile a farsi coccolare, ha festeggiato l'arrivo del 2012 in compagnia della Brixia Symphony Orchestra diretta da Giovanna Sorbi.

Inizio rischioso, con gli unisoni, i tuffi nel cuore del suono e la sottile eleganza del «Don Pasquale» donizettiano, per farci innamorare di botto, in barba a ogni divieto... pirotecnico. Nella «Tristch-Trastch Polka» di Johann Strauss II, tra le risatine del teatro, gli orchestrali scherzano, giocano, si alzano a turno in piedi come stantuffi, fanno roteare gli strumenti, si sbeffeggiano, usano rose dal lungo gambo come archetti.
Le altre pagine straussiane sono oreficeria per intenditori: distacco, superiorità; non avere fretta, mescolare, attendere l'incantesimo. L'Intermezzo della «Manon Lescaut» di Puccini è una lussuosa lezione sulla dinamica: dal piano al forte, andata e ritorno, con microgradazioni interne, la pelle tattilmente ambrata degli archi. La Sinfonia delle «Nozze di Figaro» è diretta dalla Sorbi a mani nude, nuotando nella musica. L'Ouverture del «Ratto del Serraglio» (nell'elaborazione di Ferruccio Busoni) è affrontata a rotta di collo, con ispessimenti, elastici turgori, un finale turchesco di libera invenzione. Squilla pure la musica vermiglia dei «Vespri Siciliani».

Tutto vibra come un battello che sta salpando. Verdi, contadino eroe, taglia i nodi con la roncola, piomba sul pubblico del Grande e se lo mette nel sacco. Giovanna Sorbi dà zampate feline che alzano il livello delle acque, attiva la corrente; muove, comanda, asseconda, scuote, pettina i suoi orchestrali. Distensioni, crescite, indugi.
Ce n'è per tutti i gusti. Il «Te Deum» del giorno precedente percorre sottotraccia il concerto. Ricevere e ridonare. È il suggerimento discreto che ci portiamo a casa. In proscenio un tripudio floreale. Calorosissimo successo, gratitudine, sorrisi, un pubblico davvero soddisfatto.
E tre bis a chiudere (prima il piacere poi il dovere...): la Radetzky Marsch, una spumeggiante Jingle Bells, e l'Inno italiano.
Enrico Raggi

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