Cultura

Canadians, il ritorno dei giganti indie

Mtv, Nme. uno storico live in Texas e due dischi splendidi. Poi lo scioglimento. Ora la reunion.
Canadians - Summer Teenage Girl
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Due teglie di pizza e un gateau di patate caldo come non mai. Duccio sforna, Massimo, Christian, Michele e Vittorio stappano una bottiglia di vino. Ecco servita la reunion dei Canadians. È successo a Bedizzole qualche tempo fa. I  Canadians sono la band che ha vinto l’Heineken Jammin Festival Contest nel 2006. Che nel 2007 è stata nominata da Mtv «Best new artist» dell’anno e nel 2008 ha conquistato uno slot nella Mecca dei festival Usa, il texano South By SouthWest. Che ha suonato nello storico Cavern di Liverpool, casa dei Beatles, a cui per una certa quota s’ispirano. Che è stata in grado di ottenere una colonna nella rubrica dedicata alle «Breaking bands» sull’Nme, magazine inglese, Bibbia del rock, e che è pura finita su Cioè, settimanale ultrapop per ragazze.
 
Dopo gli lp «A Sky With No Stars» e «The Fall Of 1960», e una manciata di ep, i Canadians hanno detto basta. È successo nel 2012. In realtà nel febbraio di un anno fa, al Circolo Enel di Verona, il gruppo indie-pop che si ispira alle sonorità «a foglia d’acero» aveva tenuto un concerto-nostalgia. Era successo in terra scaligera perché in realtà il gruppo è veronese per 4/5. Ma il frontman - il cantante e chitarrista Duccio Simbeni - è bresciano purosangue.
 
«La storia dei  Canadians - spiega il 34enne di Bedizzole - si era interrotta quando ci eravamo accorti che dal lavoro in sala prove non usciva più nulla di interessante. Che mancava qualche stimolo». Dietro, come per tutti, c’erano anche gli anni che passano e che ti spingono via. Verso il lavoro, la famiglia, verso i trenta e oltre. Poi la decisione di ricominciare. Ci stanno tutti. O quasi. Il tastierista Vittorio Pozzato augura in bocca al lupo ai compagni, ma si defila. Ma nella macchina torna Christian Corso, batterista insostituibile. Nel vero senso della parola, visto che all’epoca aveva lasciato la band per primo, senza che un altro drummer (ne furono provati un paio) riuscisse a dare il suo stesso apporto. Al basso lo storico Massimo Fiorio. Alla chitarra Michele Nicoli. La sala prove, purtroppo, non è più quella di allora.
 
La luce dell’indie-pop dei  Canadians nasceva in un posto magnifico, sotto una piscina di una villa con fondamenta nel ’500 a Illasi («Le estati - ammette Duccio - più che altro le trascorrevamo in acqua»). Ora si prova in uno studio ordinario, ma la vena creativa è tornata a pulsare vigorosa. Due prove hanno fruttato quattro canzoni. Due hanno già un titolo: «Charlie The Goose» e «Country Fair Epic Drunk». «Senza le tastiere - racconta Duccio - avranno un’imporonta più rock. E dovremo pure riarrangiare i brani vecchi. Tra i primi pezzi che abbiamo cercato di risuonare c’era "Last Revenge Of The Nerds". Con scarsi risultati...».
 
Nessun problema comunque, presto si torna a suonare dal vivo. La band, in questi giorni, ha ricevuto richieste a pioggia. Giusto il tempo di riannodare il filo che si era spezzato e i Canadians torneranno ad infilare il jack sui palchi. Succederà più o meno tra la primavera e l’estate. Un segno del destino, visto che la band cammina nel sole, evocandolo nella gemma «Summer Teenage Girl» e nel titolo dell’ep d’esordio del 2005, «The North Side Of Summer». Del primo capitolo della vita dei Canadians Duccio ha ricordi dolcissimi. Erano anni d’oro: in Italia si percepiva una crescente attenzione verso progetti e artisti indipendenti, mentre a livello internazionale detonavano Arctic Monkeys, Franz Ferdinand, Bloc Party e compagni... «Ricordo il periodo in cui registrammo il primo disco al Jungle di Milano - racconta -. Un mese in uno studio fantastico, trattati come delle star. Ospitati in albergo...». Poi l’America, l’Inghilterra, i tour. Chissà che qualcosa non possa tornare. Bentornati  Canadians, in bocca al lupo.
 
Daniele Ardenghi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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