Brizzi: «Musica e amore, ho ritrovato Alex e Aidi come li avevo lasciati»
«Per ventinove anni non ho pensato di dare un seguito a ‘Jack Frusciante è uscito dal gruppo’. Poi, un anno fa, l’ho riletto in un giorno, tra divano e scrivania, e mi sono messo al lavoro sul prosieguo della storia di Alex e Adelaide».
Enrico Brizzi rispondeva così, ieri, a una domanda del giornalista Gian Paolo Laffranchi sulla genesi di «Due», sequel del best seller con cui lo scrittore debuttò diciannovenne, nel 1994. Per poi spiegare: «Scrivendo, c’era il timore di deludere chi si era riconosciuto nella vicenda, di essere invadente verso chi aveva visto i due protagonisti come compagni di viaggio. Ma nemmeno per un momento ho considerato l’idea di Alex e Aidi cinquantenni, da subito ho immaginato di riprendere la storia dove si era interrotta».
L’esordio
Dal ‘94 in poi, Brizzi ha scritto parecchi libri (tra cui «L’inattesa piega degli eventi», uno dei migliori romanzi ucronici degli ultimi anni) e fatto altro. Ma, per tanti, rimane legato a quell’esordio dirompente, che raccontava un amore (tardo)adolescenziale, corredato da un’arrembante colonna sonora tra punk, grunge e funk rock, con l’universo culturale d’epoca che affiorava attraverso citazioni che miscelavano di continuo alto e basso, in aderenza all’estetica postmoderna e agli insegnamenti del nume tutelare Umberto Eco.
In «Due» (ed. HarperCollins) torna in tutto il suo fulgore la scrittura espressionista di Brizzi, «costellata di termini gergali, abbreviazioni e moderni patronimici», piena di rimandi alle (ottime) letture dell’autore, per riportarci in un’età di passaggio che è teatro di sentimenti intensi affrontati con ironia, e di conflitti emotivi appassionati, in equilibrio tra candore e incoscienza.
Ma stavolta non accediamo soltanto ai pensieri di Alex D., incisi su musicassetta e cuciti insieme da una sorta di misterioso narratore onniscente («una persona informata dei fatti», precisava Brizzi) bensì anche alle riflessioni che Adelaide - volata oltreoceano per un anno scolastico negli Usa - consegna al proprio diario. Ed è quindi uno struggente gioco di rimbalzo quello che si dipana lungo dodici lune - tra l’estate del 1992 e quella del 1993, mentre l’Italia viene travolta da Tangentopoli - tra la Bologna in cui il vecchio Alex è (inizialmente) l’ombra di se stesso, e la remota contea della Pennsylvania in cui la soave Aidi cerca faticosamente di ambientarsi. Entrambi attraversati dal dubbio sulla sopravvivenza del loro “amore eterno”, chiedendosi se la distanza non sarà «condanna senza appello».
Con tratto divertito, Brizzi ha svelato le prime reazioni al concepimento del sequel. Quella delle figlie, più o meno coetanee del padre quando diede alle stampe il prototipo: «Ma sei matto?!?». Quella disorientata del suo agente al telefono: «Silenzio assoluto…e poi una sola frase: ‘Ci risentiamo tra una settimana’». Quella dell’editore, che da lui attendeva altro, ma che riavutosi dalla sorpresa abbozzava: «Lo intitoliamo ‘Jack Frusciante è rientrato nel gruppo’?». Quindi spiega: «Per l’editing ho fatto alla vecchia maniera: ci siamo ritirati per una settimana in una località isolata, con una brava cuoca e nessuna connessione web».
Con Brescia
Lo scrittore ha avuto un pensiero per l’idolo Roby Baggio: «L’ho amato perché non l’ho mai visto preso dalla celebrazione di se stesso, ma solo dalla celebrazione del gioco del calcio, affrontato con la medesima passione che aveva probabilmente da bambino». E un altro per Brescia, con cui «il rapporto è cominciato male (bucando una presentazione, per un equivoco sull’indirizzo in tempi senza cellulari né Google Maps, ndr), ma è andato migliorando, tanto che i miei compagni di camminate sono in buona parte amici bresciani».
E dispensando gratitudine verso il suo pubblico di ieri e di oggi, che ha scoperto non essere solo la «generazione Smemoranda»: «Cambiano posti e modi (intervista, reading con musica) ma resta uguale l’emozione fortissima che provo e quella che le persone mi rimandano indietro. Ho avuto fortuna nella mia professione, cerco di fare di tutto per meritarmela».
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