Cultura

Brescia sia capitale del «turismo lento»

Philippe Daverio è stato giovedì in Santa Giulia per il nuovo programma di Sky Arte.
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«A Brescia darei il premio per il "turismo lento". E voglio lanciarlo per l’Expo 2015. Basta grandi mostre, turismo mordi e fuggi, soldi buttati. Ai vecchietti che arrivano qui in pullman bisogna proporre la passeggiata nella più potente stratificazione storica del Nord Italia».

Ha già la sua ricetta per il rilancio turistico della nostra città, Philippe Daverio, che dopo l’incontro elettorale di mercoledì sera con il gallerista (e candidato per Del Bono) Massimo Minini è tornato ieri a Brescia per girare in Santa Giulia una delle quattro puntate del nuovo programma «Art or Nothing», in onda da fine giugno su Sky Arte. Due puntate su quattro saranno bresciane: si parte con la Mille Miglia e il paesaggio italiano, poi a luglio toccherà a Brescia con la cultura delle città e a Spoleto con il Festival dei Due Mondi; si finirà tra settembre e ottobre con la Settimana della Moda a Milano.

Giacca ruggine e gilé canarino, immancabile papillon a righe gialle e blu, Daverio è una star già all’ingresso del museo, dove un paio di visitatori in uscita lo salutano: «Buonasera, complimenti, lei è sempre grande». Ciak sotto il cartellone della mostra «Novecento mai visto», poi nell’atrio davanti alla «C 111», una Mercedes 190 E rielaborata da Michael Sailstorfer, uno dei pezzi della Daimler Collection esposti. «È vostra questa macchina?» chiede in tedesco a due turisti lì accanto. Klaus Dittner, da Norimberga, non sa chi sia Daverio ma per cortesia risponde.

Parte un teatrino incomprensibile e divertente, saluti e strette di mano. Occhiata alla troupe: «Spero che qualcuno abbia ripreso...». Sì, perché Daverio non è solo conduttore del programma. Dà indicazioni al regista, improvvisa le battute, sparisce di colpo attratto da una curiosità. L’autrice Silvia Bacci, pazientissima («scriviamo il copione, poi c’è la novità, ma con lui si va sul sicuro...»), il regista Tommaso Lusena e Claudio Tarquini (produttore per Ballandi) non possono fare altro che inseguirlo da un cortile all’altro.

Ecco i capitelli-mascheroni rinascimentali: Daverio infila il suo faccione tra due sculture per «una ripresa fissa, mi raccomando». E improvvisa il commento: «vi ricordate il panino di Paperino, quello con tanti strati? Qui è lo stesso, questo museo racconta la stratificazione delle città in cui viviamo». Poi corre sotto la statua di Santa Giulia crocifissa, del Carra: «Un unicum nella storia dell’arte, mentre nella realtà di donne crocifisse ce n’è tante...».

La forza di Daverio sta in questo passare da un’opera all’altra dal passato al presente, nel trovare un senso contemporaneo ad ogni pezzo storico. E le due mostre di «Novecento mai visto», con i pezzi della Daimler Collection (che ha commissionato la puntata) e delle collezioni bresciane sembrano fatte apposta per sostenere il discorso. «La storia va avanti, se l’uomo non avesse accettato il contemporaneo saremmo ancora fermi chissà dove. I puristi dell’arte che non amano questi accostamenti in realtà hanno paura della storia. E chi ha paura della storia ha paura del domani, ma la storia non si ferma, neanche se ci si mette Grillo».

In Santa Giulia «possiamo vedere il passato attraverso la contemporaneità» commenta entrando e uscendo dal box trasparente di Dan Gra- ham installato nel chiostro di San Salvatore: chissà se questa battuta se l’era preparata o gli è venuta al momento... E tornando all’idea del «turismo lento», lancia lì un’idea: bisogna preparare strumenti, uscire dalle logiche inutili dei grandi eventi, portare i visitatori a passeggiare in città, a sbirciare in un cortile, entrare in una chiesa, fare una capatina al museo, bersi anche un bicchiere di vino».

Si avvicina il regista, c’è da girare nel chiostro grande prima che cali il sole, poi salire per le riprese in mostra. La direttrice dei Musei, Elena Ragni, osserva e medita. Una visitatrice lo vede passare, lo chiama ad alta voce: «Professore! Lei è una delle persone più in gamba che abbiamo in Italia...». Daverio sorride, con un mezzo inchino.
Giovanna Capretti

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