Brescia culla dei motori: la prima corsa fu 125 anni fa

Sono trascorsi centoventicinque anni da quando Brescia si affaccia per la prima volta al mondo delle corse automobilistiche. Scopre così la passione per i motori e per la modernità.
Città culla della siderurgia, terra privilegiata della lavorazione dei metalli, assiste col tempo al fiorire di una molteplicità di imprese, in genere piccole officine, dotate però di straordinaria intraprendenza e grande professionalità, che si specializzano anche nella meccanica.
La modernità a Brescia
Forte di un’etica calvinista del lavoro e di una spiccata vocazione al fare, Brescia nell’Ottocento si aggancia prontamente alla fase espansiva dell’economia europea, ammodernando vecchie produzioni e inaugurandone di nuove. La tensione verso la libertà e il progresso che anima la generazione dei patrioti risorgimentali contagia larghe fasce di borghesia imprenditoriale e delle professioni.
È una minoranza che si vive però come avanguardia della modernità. Si sente investita dalla missione di trascinare la propria terra nel circuito delle nazioni più avanzate sulla via del progresso. Si fa artefice dello sviluppo economico e di un’emancipazione della società locale dai vincoli materiali e culturali che soffocavano le sue energie. Si prodiga a dotare la provincia di infrastrutture moderne. Si applica a sperimentare attività promettenti e di frontiera.

Alfredo Glisenti, il pioniere
È nel motorismo che si esercita in maniera più spiccata la sfida della modernità. Fitta è la schiera di questi pionieri. Uno su tutti. Alfredo Glisenti – rampollo di un’illustre famiglia di imprenditori operativi nel settore della metallurgia, delle armi e della meccanica – non resiste al fascino dei motori e si applica all’allestimento di alcuni prototipi di automobili.
Proprio nel 1899, a giugno, la «vetturella» Glisenti ottiene un ampio successo nella Corsa Padova-Vicenza-Treviso-Padova: è «molto ammirata – precisano i giornalisti del tempo – per robustezza, eleganza e velocità». A gara finita, è «subito venduta» e «parecchie» sono le «commissioni per altre vetturelle» ottenute da Glisenti.
L’imprenditore bresciano figura tra gli organizzatori della prima gara bresciana di automobili, che chiude una serie di manifestazioni (anche liriche, come la Fedora al Teatro Grande) della tradizionale «Fiera di Brescia». Gli organizzatori non puntano soltanto ad arricchire le consuete manifestazioni di un evento-spettacolo inedito. Sentono «imperiosamente il bisogno di far risorgere le antiche feste, in esse infondendo uno spirito di modernità».
Le «Feste automobilistiche»
Nell’agosto 1899 viene istituito un Comitato coordinatore delle «Feste automobilistiche» (con sede al Casino Sociale in corso del Teatro) diretto da Luigi Ferrante. Presidente onorario è un personaggio d’eccezione. Musicista di fama, pioniere dell’automobilismo, tra i fondatori due anni prima del Club Automobilisti d’Italia: il barone Alberto Franchetti.
Tre i momenti automobilistici salienti. Primo. L’Esposizione di vetture all’interno della Crociera San Luca dall’8 al 10 settembre. Secondo. La «Corsa Brescia» su un percorso di «un giro di circonvallazione esterna» del centro cittadino, lungo 6 chilometri, con partenza e arrivo il 10 settembre a Porta Cremona (ben 25mila saranno gli spettatori). Terzo. La «Grande corsa su strada» sul percorso Brescia-Cremona-Mantova-Verona-Brescia, per un totale di 223 chilometri, fissata per l’11 settembre.

Il programma
Il ricco programma è di respiro internazionale. Accetta di far parte del Comitato il presidente dell’Automobile Club di Francia, il barone Étienne De Zuylen De Nyevelt (dal 1904, primo presidente della Fédération Internationale de l'Automobile). Si compiace con i bresciani per l’idea di animare un evento di tale portata. Rivolge loro «tutte le sue felicitazioni per la fortunata iniziativa che in larga misura contribuirà a propagare in Italia la locomozione automobile».
Brescia, sentenzia la stampa, «non è seconda fra le consorelle in queste iniziative alle quali son tanto legate le sorti delle sue industrie tradizionali della metallurgia». È uno sforzo organizzativo, quello bresciano del 1899, riproposto nel 1904 per allestire l’Esposizione bresciana in cui si fornirà lo scenario per riprendere e potenziare il tema dell’automobile.
Il pubblico delle feste automobilistiche
Il presidente onorario del Comitato delle «Feste automobilistiche» Alberto Franchetti arriva a Brescia il 1° settembre 1899. È reduce da «un giretto», ironizza un testimone, sul percorso Treviso-Baden Baden-Brescia. Il suo arrivo per le vie del centro cittadino genera curiosità anche solo per lo «stridio e il cigolio degli ingranaggi e lo sbuffone del motore» della sua vettura da corsa.
Forte è lo stupore dei bresciani al passaggio della splendida automobile a quattro posti della casa Amedée Bollée di Le Mans della forza di 10 cavalli, «montata da viaggiatori in tenuta da viaggio di lungo corso, resi irriconoscibili dagli strani indumenti, dal berrettone russo, dalla bautta a grandi occhiaje e dal polverone di cui erano cospersi».
Per le «Feste automobilistiche» si prevedono riduzioni ferroviarie per il trasporto delle macchine, del relativo personale e dei passeggeri. In tutti i giorni festivi pinacoteche e musei cittadini restano aperti. Arriva a Brescia una «fiumana» di forestieri, favoriti da un tempo splendido. Presa d’assalto è l’Esposizione in San Luca: è il «trionfo del ferro e della meccanica», elementi entrambi ben noti alla «forte popolazione» bresciana «per la quale la metallurgia è arte e vanto secolare e supremo».
Il centro storico
In centro, dall’«aspetto nuovo tanto da rivaleggiare colla vita delle più frequentate vie di certe grandi città, è uno scoppiettante avvicendarsi di persone, biciclette, stand, tram, vetture pubbliche e private (dos-à-dos e voiturelles) «montate da abilissimi chauffeurs e da alcune eleganti signore».
È l’11 settembre quando prende il via la «Grande corsa su strada». È divisa in tre categorie: la prima per vetture non superanti i 120 chili, la seconda per vetture sotto i 400 chili, la terza oltre i 4 quintali.
I bresciani in gara
Tra i bresciani in gara si segnalano Battista Fè con un triciclo De Dion-Bouton, Alfredo Lechi con un Prinetti Stucchi, Francesco Carpani con una Phébus De Dion e Virginio Benedetti (rivenditore di vetture e costruttore di componenti automobilistiche) con un quadriciclo Prinetti Stucchi.
36 sono gli equipaggi iscritti, 26 i partenti e 17 gli arrivati. Per la prima categoria vince Luigi Storero di Torino che con la sua Phènix De Dion impiega 4 ore e 43 minuti. Per la seconda, sale sul podio il bresciano Benedetti con un tempo di 5 ore e 19 minuti. La terza categoria, infine, è aggiudicata da Giuseppe Alberti di Firenze che alla guida di una Mors Dog-Cart termina la corsa in 5 ore e 3 minuti.
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