Cultura

«Biesse»: quei fasti urbani della «mitica filovia» e via dei Mille immortalata a 180 gradi

Da mercoledì 11 gennaio è in edicola con il Giornale di Brescia il quattordicesimo numero del periodico edito da Fondazione Negri
L’immagine a 180° di Giovanni Negri, scattata dopo la demolizione delle mura urbane - Foto Fondazione Negri
L’immagine a 180° di Giovanni Negri, scattata dopo la demolizione delle mura urbane - Foto Fondazione Negri
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Con un titolo epico - «Ascesa e declino della mitica "filovia"» - Franco Ragni rievoca le storiche vetture per il trasporto pubblico nella nostra città, rimaste nel cuore di tanti Bresciani. Accade nel nuovo numero, il 14 - gennaio-febbraio 2023, del periodico bimestrale «Biesse. Rivista di storia bresciana» (Fondazione Negri) in edicola dall’11 gennaio in abbinamento con il Giornale di Brescia, ad 8 euro più il prezzo del quotidiano.

Nell’editoriale, i direttori Mauro Negri e Marcello Zane sottolineano l’avvio dell’anno di Brescia e Bergamo «capitale italiana della cultura»: «Una vera svolta - osservano - per quella che, sino a pochi anni fa, era definita la "capitale del tondino"». La rivista, che si propone di aiutare i Bresciani a prendere sempre maggiore «consapevolezza della propria storia», esce con una veste grafica aggiornata e con una nuova proposta ai giovani: «la realizzazione di un "Biesse" prodotto insieme e per l’Itis Castelli, interamente scritto da studenti e docenti della scuola cittadina, che verrà distribuito all’interno dell’Istituto».

Ma veniamo alla «mitica "filovia"»: Ragni precisa che «Filobus sarebbe il termine corretto ("Filovia", come Tranvia o Ferrovia, definisce "il sistema"), ma non c’è verso: ancora oggi gli autobus urbani, soprattutto per le persone anziane, sono "filovie"». Gustosi i ricordi del filoviere Silvino Sella (pubblicati nel 1997 da Abaco Edizioni): bastava una distrazione, un piccolo sbaglio nella manovra e... «si scarrucolava»! Trasporti urbani a parte, sono tanti i flash back proposti da «Biesse», con corredo di magnifiche immagini, per questo numero tratte da Archivio Negri, Collezione Franco Ragni e Archivio Cinelli. Mauro Negri, con importante corredo iconografico, ci porta a conoscere la «Dolomite Franchi» e con essa la storia industriale di Attilio Franchi dal 1887 in avanti.

Verso il Garda

Strada dei Dossi, la via per Tignale sistemata dopo la Grande Guerra - Foto Fondazione Negri
Strada dei Dossi, la via per Tignale sistemata dopo la Grande Guerra - Foto Fondazione Negri

Marcello Zane ricorda invece «La Bottega del Vino» di Treponti, «un’osteria in perfetto stile medievale, inaugurata nel 1931». Lo stesso Zane racconta «La strada dei Dossi», che va verso Tignale, offrendone una straordinaria immagine dopo la sistemazione legata alla Grande Guerra. Altri articoli raccontano la nascita della Chiesa Pavoniana terminata nel 1928 su progetto dell’arch. Egidio Dabbeni. Scandaglio (di Silvia Boffelli) anche sul palazzo già Maggi, Gambara e Santangelo, oggi sede del Centro Paolo VI.

La chiesa Pavoniana, terminata nel 1928 su progetto di Egidio Dabbeni - Foto Fondazione Negri
La chiesa Pavoniana, terminata nel 1928 su progetto di Egidio Dabbeni - Foto Fondazione Negri

Brescia e Bergamo Capitali della cultura

In onore delle «Capitali della Cultura», la rivista ospiterà ogni volta un pezzo dedicato alla terra bergamasca: si comincia con «Il lungolago di Lovere», con magnifiche panoramiche della piazza XIII Martiri. Tante le finestre aperte nelle pagine di «Biesse»: sulla chiesetta di San Fiorano, sui Ronchi; sui mobili di Maghini (in corso Mameli dall’inizio del Novecento); sulla Scuderia Brescia Corse (di cui scrive Dino Brunori); sui Carnevali bresciani (Bagolino, ma non solo); sulla strada di Caino; sulla leggenda di Quinzanello.

Un focus è dedicato alle sedie pieghevoli della ditta Beltrami di Capriolo fra le due guerre, e un altro alla figura del farmacista Gino Briosi, il «socialista benefattore» (alla sua storia si riferisce la foto dei militi della Croce Bianca in bicicletta) con negozio in via Milano: la sua Farmacia - ricordano gli scriventi - fu devastata dalle squadracce fasciste nei giorni della marcia su Roma. La fotografia più curiosa è quella di via dei Mille: un’immagine a 180° «di Giovanni Negri, scattata dopo la demolizione delle mura urbane, attuata» fra il 1907 e il 1911, con un apparecchio fotografico "Photo-Panoramique", una fotocamera prodotta a Parigi tra il 1890 e il 1902.

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