Cultura

Dal Duomo Vecchio agli 80 anni del quotidiano: Biesse in edicola col GdB

Il nuovo numero della rivista di storia bresciana che racconta luoghi, personaggi e memorie della Brescia che fu, è in edicola dal 9 luglio con il Giornale di Brescia, a 8 euro più il quotidiano
Biesse n. 29 è in edicola con il Giornale di Brescia
Biesse n. 29 è in edicola con il Giornale di Brescia
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In primo piano è il Duomo Vecchio, conosciuto anche come Cattedrale Invernale di Santa Maria Assunta, luogo simbolo della città e straordinario esempio di architettura romanica a pianta circolare. Tra cronaca, arte e leggenda, ne viene ripercorsa la storia secolare, sulle belle pagine del n. 29 della rivista Biesse, il periodico trimestrale edito da Fondazione Negri e dedicato alla storia della provincia bresciana, all’esplorazione appassionata e minuziosa di uomini, luoghi e «cose» della Brescia del passato. La rivista sarà in edicola da mercoledì 9 luglio, in abbinamento con il Giornale di Brescia (al costo di 8 euro più il prezzo del quotidiano).

Storie d’archivio e memorie fotografiche

Oltre che sulla Rotonda di Brescia, si accendono i riflettori su scorci di vita, di cultura e di lavoro quali i banconi dei nostri negozi o la resa in disegni delle fabbriche agli inizi del ‘900, sempre con lo straordinario apparato di immagini della Fondazione Negri. In occasione della ricorrenza degli 80 anni del Giornale di Brescia, viene inaugurata la rubrica col racconto di importanti avvenimenti che hanno segnato le vicende cittadine direttamente dagli articoli d’epoca sul nostro quotidiano, a partire da «Nasce Brescia Due» tratto dall’edizione dell’8 luglio 1971.

Scuola di agricoltura di Remedello
Scuola di agricoltura di Remedello

«Edizione dopo edizione – scrivono nell’editoriale Mauro Negri e il direttore Marcello Zane – Biesse va componendo una sorta di articolato dizionario di località, biografie, eventi che intrecciandosi o sovrapponendosi donano spessore alla storia che ci ha preceduto: e se forse non sempre è vero che la storia è maestra di vita e che ripetere errori è singolare proprietà umana, conoscere quei volti (di artisti, inventori, sportivi ecc.) e quei territori (si tratti di un vicolo come di una vallata), può aiutare ad una maggiore consapevolezza di come la brescianità di oggi sia figlia di quella di ieri».

Tra fabbriche e filande

Villaggio Gnutti - Foto Fondazione Negri
Villaggio Gnutti - Foto Fondazione Negri

Il fascicolo si apre con il confronto tra «ieri e oggi» dedicato all’angolo di città ora incrocio tra le vie Franchi, San Bartolomeo e Sant’Eustacchio, mix di zone residenziali, fabbriche, edifici scolastici e sacri, «all’apparenza contemporaneo, in realtà con una lunga storia alle spalle».

Fra grandi eventi e attività solo all’apparenza marginali, si va alla scoperta della Filanda di Calcinato, territorio con tradizione serica di lunga data, o della Colonia agricola di Remedello «Bonsignori», pioniera dell’istruzione tecnico-agraria.

Il personaggio di questo numero è Roberto Venturi, nato a Milano nel 1846 e morto a Brescia nel 1883, pittore della luce dal tocco «commovente», noto per i sui ritratti, il quadro di genere e il paesaggio.

Il vecchio porto di Lazise - Foto Fondazione Negri
Il vecchio porto di Lazise - Foto Fondazione Negri

Non può mancare poi lo sguardo sulla Brescia operosa e industriale: ne è testimonianza il Villaggio Gnutti, «intreccio tra famiglia e comunità», sorto a Lumezzane nel 1938 con le caratteristiche villette quadrifamiliari in mattoni, e lo è anche la Distilleria Ranzanici, «impresa che trova nell’intelligente e mirata promozione pubblicitaria il mezzo per far conoscere i propri prodotti in tutta Italia». L’amarcord dei territori si colora di nuovi per certi versi inediti dettagli con i focus sulla genesi di Costalunga, su Magasa «terra di confine con una storia antica e ricchissima nonostante i pochi abitanti» e «quell’oltre e sul lago» che è Lazise.

Curiosità, taglio informativo «senza leziosità», saper cogliere dai particolari offerti dalle fotografie in bianco e nero tutte le sfumature di «atmosfere, laboriosità, estri e fantasie dei nostri avi». «Ecco perché – concludono editore e direttore – Biesse continua a raccontare le vicende del passato prossimo e che appartengono a quanti oggi vivono Brescia e vogliono conoscere la sua storia».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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