Beverly Hills 90210, quello specchio che ci ha tenuti incollati alla tv

Quando arrivarono sul piccolo schermo scatenarono una sorta di terremoto emotivo. Belli, stilosi e abbronzati. Ricchi, certo, e pure privilegiati, ma in qualche modo vessati come ci sentivamo noi: dai genitori, dalla scuola, dal belloccio di turno, dalla nemica-amica che ti fa la bella faccia ma ti pugnala alle spalle quando il belloccio di cui sopra mette in mostra la fossetta. Ci siamo ritrovati così, agli albori dei bollenti anni Novanta: adolescenti incollati ad uno specchio performante capace di distorcere in meglio tutte le nostre insicurezze. Perché quelli di Beverly Hills 90210 eravamo noi, anche se meno fighi. Molto meno, a voler essere onesti, ma non era quello il punto.
Non era solo il cap ad essere esotico, ma un set di abitudini e valori che per la prima volta ci lasciava a bocca aperta, plasmando quel mito del liceo all’americana che ci ha fatto sognare gli armadietti e le decapottabili per tutti i decenni a venire. Una rivelazione; un imprinting. È così che noi figli degli anni Ottanta ci siamo ritrovati letteralmente risucchiati da un «telefilm» che ci ha tenuti ostaggio dalle medie fino all’Università. Sono passati oltre trent’anni e le fazioni Taylor/Brenda; Dylan/ Brandon sono più accese che mai, segno che anche gli anni ’90 non hanno fatto prigionieri.
Non che la trama fosse granché: a dominare era il drama, per la prima volta applicato ai giovanissimi. Uno scarto epocale, che ha ribaltato la prospettiva di una classe svezzata a latte, Plasmon e Happy Days. Dopo sono arrivati Dawson’s Creek, The O.C. e Gossip Girl ma poco o nulla ha eguagliato «Beverly», come lo chiamavamo noi. E così la morte di Shannen Doherty, come già quella di Luke Perry, è il lutto di una generazione che non piange solo i suoi miti.
Da allora non abbiamo perso solo spensieratezza e capelli: i telefilm si chiamano serie, Netflix ha soppiantato i canali e il binge watching ci ha derubato di un’attesa che aveva il potere di amplificare ogni «para» e di educarci alla noia. Che nulla sarebbe stato come prima lo sapevamo già allora, sgranocchiando un Camillino che di lì a poco sarebbe andato fuori produzione. Bei tempi, quei tempi, quando quelli di Beverly Hills eravamo un po’ tutti noi.
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