Cultura

Benigni racconta Pietro: «Un uomo nel vento» tra amore, fragilità e fede

Un monologo intenso, poetico e profondo, trasmesso dai Giardini Vaticani, è andato in onda su Rai1
Papa Leone XIV con Roberto Benigni
Papa Leone XIV con Roberto Benigni
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«Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa»: da questa frase del Vangelo di Matteo prende il titolo Pietro, un uomo nel vento, il racconto andato in onda in prima serata su Rai1 con protagonista Roberto Benigni. Un monologo intenso, poetico e profondo, trasmesso dai Giardini Vaticani, dove – sotto l’Altare della Confessione della Basilica di San Pietro – si trovano le reliquie dell’apostolo ritrovate nel 1953 dall’archeologa Margherita Guarducci.

Per due ore, Benigni ha ripercorso la vita di Pietro, figura che confessa di amare profondamente. A colpirlo è la sua umanità, la sua fragilità così simile alla nostra. Pietro sbaglia, si contraddice, crolla e poi si rialza. È proprio questo, secondo Benigni, a renderlo credibile e straordinario. Il suo racconto segue i Vangeli, gli Atti degli Apostoli e alcuni testi apocrifi, e alterna ironia e commozione.

Vengono ricordati episodi come la guarigione della suocera, l’incontro con l’emorroissa, la chiamata di Gesù: «Tu sei Simone, figlio di Giona, ti chiamerai Cefa». Poi l’investitura: «A te darò le chiavi del Regno dei Cieli». È qui che Pietro diventa il primo Papa. Ma non è un eroe senza macchia: nell’orto del Getsemani si addormenta, reagisce con la spada, e arriva persino a rinnegare Gesù tre volte.

«Anche io avrei fatto come lui»

«L’ultima volta lo fa proprio davanti a Lui, che lo guarda per un istante. Ma quanto può durare un istante quando ti guarda Gesù?», si chiede Benigni, commosso.

E aggiunge: «Anche io avrei fatto come lui. Non ce l’avrei fatta a sopportare le torture. Avrei pianto come Pietro ogni giorno. E su questo Bach ha composto una musica così commovente che finiamo per perdonarlo anche noi, come ha fatto Gesù».

Pietro non è sul Calvario, forse per paura, forse per vergogna. Ma il Risorto gli appare sul lago di Tiberiade e gli chiede: «Mi ami?». Pietro risponde solo: «Ti voglio bene». «Gesù – dice Benigni – si adegua alla sua umanità. Perché dire “ti amo” richiede un coraggio che Pietro non ha ancora. Ma quel “sì” è una tempesta: se lo dici, non si torna più indietro».

A Roma

La narrazione si sposta poi a Roma: Pietro predica, converte, viene imprigionato nel carcere Mamertino, fugge dopo l’incendio, ma torna indietro quando Gli appare il Signore. Capisce, in quel momento, cosa significa davvero amare: «Gesù glielo ha insegnato». E comprende che il vento che lo aveva travolto in Galilea era l’amore, quello che ora lo chiama a un ultimo sacrificio.

«Torna a Roma, si lascia catturare, viene giustiziato. E mentre pende dalla croce – conclude Benigni – mi sembra di sentire il suo pensiero: “Simone, figlio di Giona, mi ami?”. E la risposta: “Sì, Signore, ti amo”».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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