Bastianich: «La musica è l’atto più personale della mia vita»

Gli strani incroci del destino. In America ha contribuito a diffondere la cucina italiana, rampollo di una famiglia che a colpi di ristoranti di successo ha conquistato un posto d’onore nella gastronomia d’Oltreoceano; in Italia invece, dopo essere diventato uno dei più noti personaggi televisivi dei programmi dedicati ai fornelli, porta ora una musica che attinge fortemente alla tradizione americana.
Innamorato delle sette note fin dai tempi dell’infanzia nel Queens, Joe Bastianich è quindi uomo d’arte e non solo culinaria: «Dopo il Covid ho visto l’opportunità di far conoscere un po’ degli Stati Uniti nel vostro Paese», racconta, «ho portato il barbecue, ma anche un tipo di musica che appartiene molto alla mia storia e alla storia americana. Una cosa davvero personale e bella, che faccio con tanto piacere».
Bastianich si esibirà mercoledì 5 gennaio, alle 21, a Chiari, nell’Auditorium delle Scuole primarie in via Lancini. Ad accompagnare «Restaurant Man» nel suo repertorio di brani originali che traggono ispirazione dai generi più tipici della tradizione a stelle e strisce (folk, rock, bluegrass, blues, country, giusto per gettare una manciata di etichette) ci sarà La Terza Classe, gruppo partenopeo che ha partecipato allo show americano Music City Roots e poi alla semifinale dell’edizione 2016 di Italia’s Got Talent. Bastianich li ha incontrati durante le riprese del suo «On The Road», programma di Sky in cui l’imprenditore italoamericano viaggiava lungo tutta la penisola, alla scoperta della nostra musica popolare. Insieme alla formazione ha inoltre da pochi giorni pubblicato un nuovo singolo, «This Good Man».
Il concerto è organizzato dalla clarense Admr Music Events; i biglietti, che costano 20 euro, sono già acquistabili online sulle piattaforme Ticketmaster e Ticketone (per info: 349.3589244, regia.admrwebradio@gmail.com).
Ci raccontava di come la musica sia un fatto personale per lei. Già dal titolo «AKA Joe», il suo album d’esordio, lascia pensare a un desiderio di introspezione, di farsi conoscere semplicemente per quello che si è. Perché questa esigenza di mostrarsi in maniera più intima? La musica è davvero l’atto più personale della mia vita. Un’espressione senza filtri che mostra qualcosa di profondamente diverso dal personaggio televisivo: introspettiva, vera, reale, onesta. Dopo il Covid ho attraversato un momento di riflessione, suonavo in solitudine e mi è venuta voglia di portare le mie canzoni di fronte a un pubblico.
A proposito della pandemia, a marzo ha pubblicato il singolo «One City Man», dedicato a New York. Cosa c’è di lei in questo pezzo? Sono nato in questa città e lì ho vissuto l’esperienza del Covid, attraverso momenti anche molto bui. Nella canzone racconto di emozioni che New York e la mia vita mi trasmettevano in quel periodo. Una narrazione personale, con tanto ottimismo verso il futuro e nei confronti di una città che amo.
Nelle immagini del video si vede però anche il contrasto tra la vita cittadina e quella un po’ più selvaggia del deserto... Sì, volevo qualcosa che ricordasse la fine del mondo!
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