Cultura

Baricco, un alpinista bresciano e gli altri libri consigliati per dicembre

Un romanzo di cui si è parlato molto, un altro che eguaglia l'altro di successo del suo autore e un passaggio per il Vietnam
Libri impacchettati per Natale
Libri impacchettati per Natale
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Il Natale si avvicina e per molti le feste sono finalmente l'occasione per prendersi un po' di tempo per sé e recuperare letture desiderate o lasciate indietro. I libri, peraltro, sono sempre un ottimo regalo da lasciare sotto l'albero a qualcuno.

Qui per dicembre, e in chiusura di questo 2023, ne consigliamo cinque letti nelle ultime settimane dalle redattrici e da un redattore del Giornale di Brescia: due sono scritti da autori molti noti, uno è stato un romanzo di successo, un altro è una storia dal Vietnam e l'ultimo racconta le avventure in alta quota di un alpinista bresciano.

Come sempre, se volete scriverci vi basta cliccare sulle firme in fondo alle recensioni o potete mandarci una email qui. Ci risentiamo nel 2024!

«Abel»
di Alessandro Baricco

La copertina di Abel
La copertina di Abel

(Feltrinelli, 2023, pp. 160, 17 euro, ebook 11,99 euro)

Si è detto e scritto tanto, e molto autorevolmente, su «Abel», e diffusamente ne ha parlato lo stesso autore, che come si sa è una delle massime autorità in tema di scrittura creativa. Quel che si può sommessamente aggiungere è, quindi, la propria personalissima esperienza di lettore.

Si tratta di un’esperienza felice, perché il libro attira nel suo incanto e pagina dopo pagina invita ad andare avanti, lentamente, come se ci cullasse. Prendendo a pretesto l’ambientazione western (tra pistoleri leggendari, nativi americani, cavalli, saloon, polvere, morti ammazzati) «Abel» racconta «altro»: ad esempio l’importanza del gesto (sparare, in questo caso, ma potrebbe essere dipingere, o danzare) che contiene precisione, pulizia, perfino bellezza e risposta ad una vocazione. E poi l’importanza degli altri nella propria vita (soprattutto delle donne nella vita di Abel). La presa di distanza dalla propria «bravura» (dopo aver dimostrato di essere il più grande, Abel rinuncia a sparare, o quasi) per intraprendere un cammino più libero, che abbia il valore di una rinascita e di una riconciliata apertura al mistero.

«Abel» è un libro religioso, se per religione si intende la ricerca, la domanda. I 27 capitoli sono altrettante sfaccettature di una saggezza mutuata da culture antiche: la lingua a volte rivela il respiro della classicità e apertamente si ispira al sapere dei nativi americani (in appendice, l’autore cita i libri che hanno supportato il suo viaggio letterario).

Baricco è bravo, tecnicamente fin troppo bravo a volte, specie quando affronta con leggerezza argomenti indicibili, o quando sceglie di utilizzare i corsivi, o nelle citazioni, o in certe frasi che uno si vorrebbe appuntare, ma che senza il contesto ci perdono così tanto, che sarebbe un’operazione inutile. Oltre la bravura, però, sempre si avverte una sincerità, l’ombra dell’uomo dietro il narratore di storie. «Abel» è un libro che chiede al lettore una resa, un abbandono al gioco che sa fermare il tempo, che apre la mente e ci allunga la vita.

(Paola Carmignani, redazione Cultura e Spettacoli)

«Lezioni»
di Ian McEwan

La copertina di Lezioni
La copertina di Lezioni

(traduzione di Susanna Basso, Einaudi, 2023, pp. 576, 23 euro, e-book 10,99 euro)

Jane, Rosalind, Miriam, Alyssa, Daphne. Il protagonista di «Lezioni», l’ultimo romanzo di Ian McEwan, si chiama Roland Baines: è un uomo la cui vita è segnata da un trauma infantile davvero inconsueto e scorre in un’inconcludenza frustrante e confortevole al tempo stesso, scorre nonostante un profondo dolore adulto e alla fine risulta non peggio di tante altre vite, anzi confortata da un inatteso calore. Ma come non appassionarsi alle eroine che s’incontrano di volta in volta in «Lezioni» e mai lasciano il romanzo: Jane, l’aspirante scrittrice che rinuncia alle sue più profonde ambizioni incattivendosi; Rosalind, la madre costretta a una scelta straziante; Miriam, la terribile maestra di pianoforte da cui tutto origina; Alyssa, la grande assente acutamente presente; Daphne, la pace trovata e perduta ma non del tutto. Ognuna è un personaggio tragico e indimenticabile e allora si potrebbe addirittura affermare che il racconto della vita di Roland è un pretesto per raccontare le vite di queste donne che in modi e intensità diverse s’intrecciano alla sua.

«Lezioni», però, è anche un racconto in forma letteraria di un intero secolo tra Novecento e anni recenti: dal nazismo al Covid, con pagine di rara efficacia (in particolare quelle su Berlino). E, ancora, come ogni romanzo, è una riflessione su temi cruciali. Per esempio, l’essere genitori (un «lungo lasciar andare») e, legato a questo, l’essere padre e in generale genitore single: «il comune destino ripetitivo e asfissiante di ogni madre single era diventato il suo».

Proprio i ribaltamenti di prospettiva e l’anti-retorica rendono «Lezioni» un romanzo freschissimo (anche per merito della traduttrice Susanna Basso che giustamente l’editore valorizza nel risvolto di copertina) pur nel suo impianto tradizionale. Un romanzo «vero», insomma, imperdibile per chi abbia amato «Espiazione».

(Francesca Sandrini, vicecaposervizio Cronaca e provincia)

«Dove vola la polvere» 
di Nguyễn Phan Quế Mai

La copertina di Dove vola la polvere
La copertina di Dove vola la polvere

(traduzione di Francesca Toticchi, Editrice Nord, 2023, pp. 384, 18,05 euro, ebook 9,99 euro) 

Risaie lussureggianti, incenso che brucia lento sugli altari di famiglia, venditori ambulanti che si proteggono dal sole con cappelli di foglie di banano. E poi elicotteri che bombardano i villaggi, il napalm che polverizza le foreste e storpia i bambini, le ragazze costrette a prostituirsi nei bar dei soldati. La crudeltà che incontra la bellezza di paesaggi commoventi, la fame che impone scelte durissime, l'amore che trova il modo di manifestarsi, nonostante tutto.

Nel suo secondo romanzo «Dove vola la polvere» la poetessa e giornalista Nguyễn Phan Quế Mai tesse l'incrocio di tre storie apparentemente insignificanti, sul telaio doloroso della guerra che devastò il suo paese: il Vietnam. C'è Trang, giovane contadina che scappa a Sài Gon con la sorella per racimolare i soldi con cui saldare i debiti dei genitori. C'è Phong, amerasiatico, alla straziante ricerca della madre che lo ha abbandonato neonato in una cesta appesa a un albero. C'è Dan, veterano americano affetto da disturbo post traumatico da stress, che con la moglie decide di tornare in Vietnam per un viaggio di espiazione e riconciliazione. Sono vite che si intrecciano in modo inaspettato, tra i frutti succosi che colorano i mercati e il silenzio delle campagne devastate dai mortai, e tutte sono inconsapevolmente connesse tra loro.

La scrittura svolazzante e cinematografica dell'autrice promette di replicare il successo del primo libro, il bestseller internazionale «Quando le montagne cantano», aggiungendo un tassello a un lavoro di ricerca che la ossessione fin dall'infanzia, quando da raccoglitrice di riso e venditrice ambulante di sigarette ha vissuto sulla pelle l'umiliazione della povertà. Grazie a una borsa di studio, si è poi trasferita all'estero, dedicandosi all'analisi degli effetti a lungo termine del conflitto bellico. Questo romanzo è un altro passo leggiadro di Nguyễn Phan Quế Mai lungo un cammino di memoria, riscatto e compassione, con lo sguardo rivolto a un ideale di pace. Che costringe a una riflessione amara e attuale.

(Francesca Renica, vicecaposervizio redazione Web)

«Lassù, fino alle stelle»
di Matteo Bonalumi

La copertina di Lassù fino alle stelle
La copertina di Lassù fino alle stelle

(Marco Serra Tarantola Editore, 2023, pp. 282, 24 euro) 

Tra i ghiacci a 8mila metri o nella solitudine di una gelida tenda di un campo himalayano, l’alta montagna porta con sé emozioni che solo chi l’ha vissuta è in grado di restituire, anche solamente attraverso le parole. Matteo Bonalumi, manager e alpinista bresciano di 59 anni, nel corso delle sue spedizioni, tra le quali il Dhaulagiri in Nepal, con i suoi 8.167 metri settima montagna al mondo per altezza, o il Broad Peak (8.051 metri), ha cominciato a usare carta e penna per narrare a sé stesso cosa stava vivendo, quasi a voler imprimere nella carta sensazioni, pensieri, gioie e paure, talmente grandi da non poterle lasciarle semplicemente affidate al vento gelido. 

Questi diari personali, che iniziano con le primissime scampagnate sul Monte Maddalena e passano per il Kilimangiaro in Africa, l’Aconcagua in Sud America e arrivano fino all’Himalaya, si sono uniti quasi magneticamente tra loro, andando a formare quello che è divenuto un vero e proprio libro. 

«Lassù, fino alle stelle» offre l’occasione a tutti di sfiorare con il pensiero paesaggi, sensazioni e soprattutto emozioni di chi ha respirato la rarefatta aria dell’alta montagna. Nel volume alle dettagliate descrizioni tecniche delle spedizioni si affiancano infatti momenti di forte emotività, di un pathos mai scontato ma profondo e limpido come il ghiaccio degli ottomila. Alla scoperta di ciò che muove una persona a confrontarsi con la potenza della natura, a sfidare sé stessi in situazioni oltre anche i limiti umani, per cercare la felicità in luoghi fisici e dello spirito, coi piedi in terra e il cuore mai così vicino alle stelle.

(Stefano Martinelli, redazione Web)

«L’eleganza del riccio»
di Muriel Barbery

La copertina di L'eleganza del riccio
La copertina di L'eleganza del riccio

(traduzione di Emanuelle Caillat e Cinzia Poli, e/o, 2014, pp. 336, euro 10,35)

«L’eleganza del riccio» ha avuto un buon successo quando è stato tradotto in Italia nel 2014 da e/o ma a me è piaciuto essenzialmente perché parla con una leggerezza ben calibrata di temi di cui si legge poco in giro e che mi stanno a cuore, che sono la bellezza, la morte e lo stato di grazia.

Il romanzo è ambientato in un palazzo signorile di una zona residenziale di Parigi. Racconta in prima persona le vicende parallele di una colta portinaia, madame Michel, e di una tredicenne molto intelligente e aspirante suicida chiamata Paloma. Le loro storie a un certo si incrociano in un modo che ricorda i figli dell’anima di Michela Murgia. Madame Michel passa le giornate a nascondersi nell’ombra del suo sgabbiotto per divorare libri di filosofia e alta letteratura (il suo gatto obeso si chiama Lev in onore di Tolstoj), fingendosi inetta con i ricchi e spocchiosi inquilini della casa. Paloma non tollera i suoi familiari e in lei il senso di vacuità dell’esistenza è acuito al massimo grado: vuole infatti morire, dopo aver appiccato un grande incendio nell'appartamento troppo grande in cui vive. Tutto cambia quando nel palazzo si trasferisce un elegante signore giapponese, che riesce a vedere entrambe per come sono e con delicatezza le avvicina, fra loro e alla vita. 

Non lo definirei un super romanzo ma è stato un bestseller: si legge bene, la trama è carina e regala scene divertenti e curiose. Il finale a sorpresa si intuisce qualche pagina prima, ma non è rovinato. Se cercate un libro in cui immergervi per le vacanze senza troppo impegno ma con qualcosa da dire, «L’eleganza del riccio» fa al caso vostro.

(Laura Fasani, redazione Web)

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